Il Golfo di Napoli, che si estende dal monte di Procida fino a Punta Campanella, è caratterizzato da una fortissima densità culturale che è esito di una millenaria stratificazione antropica e naturale. Il paesaggio del Golfo di Napoli appartiene e aderisce al concetto espresso dalla celebre definizione di Fernand Braudel di Mediterraneo che va inteso come «mille cose insieme. Non è un paesaggio, ma numerosi paesaggi; non è un mare, ma un susseguirsi di mari. Non è una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une alle altre». Conoscere il Mediterraneo significa anche conoscere il tempo che separa le sue origini dal presente, un tempo lungo, scandito da avvenimenti, spesso violenti, che ne rompono la continuità. Un tempo dilatato in cui il passato e il presente convivono e rivivono, e che trova nel mare, dunque nel dato geografico, la sintesi della sua storia. Il paesaggio del Golfo di Napoli può essere interpretato come un reticolo diffuso di archeologie i cui frammenti, non sempre riconoscibili, emergono nelle città e nei paesaggi ed esprimono valori ancora troppo poco svelati perché costrette ad una diffusa condizione di isolamento e degrado. Qui, è possibile riconoscere e mettere in luce un’infrastruttura archeologica che oggi non è in grado di manifestarsi pienamente, essendo largamente celata e dimenticata, non solo ai turisti, ma anche a coloro i quali vivono questi luoghi.
The archaeological MedWay of the Gulf of Naples
Felice De Silva
;Manuela Antoniciello
2022
Abstract
Il Golfo di Napoli, che si estende dal monte di Procida fino a Punta Campanella, è caratterizzato da una fortissima densità culturale che è esito di una millenaria stratificazione antropica e naturale. Il paesaggio del Golfo di Napoli appartiene e aderisce al concetto espresso dalla celebre definizione di Fernand Braudel di Mediterraneo che va inteso come «mille cose insieme. Non è un paesaggio, ma numerosi paesaggi; non è un mare, ma un susseguirsi di mari. Non è una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une alle altre». Conoscere il Mediterraneo significa anche conoscere il tempo che separa le sue origini dal presente, un tempo lungo, scandito da avvenimenti, spesso violenti, che ne rompono la continuità. Un tempo dilatato in cui il passato e il presente convivono e rivivono, e che trova nel mare, dunque nel dato geografico, la sintesi della sua storia. Il paesaggio del Golfo di Napoli può essere interpretato come un reticolo diffuso di archeologie i cui frammenti, non sempre riconoscibili, emergono nelle città e nei paesaggi ed esprimono valori ancora troppo poco svelati perché costrette ad una diffusa condizione di isolamento e degrado. Qui, è possibile riconoscere e mettere in luce un’infrastruttura archeologica che oggi non è in grado di manifestarsi pienamente, essendo largamente celata e dimenticata, non solo ai turisti, ma anche a coloro i quali vivono questi luoghi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.