Il tema della marginalità, di grande interesse per gli studi geografici, rappresenta certamente una questione problematica riconducibile prima di tutto al depauperamento della risorsa umana, registrato in molti territori. L’ancoraggio teorico risiede nei paradigmi concettuali che la letteratura geografica, e non solo, da tempo sensibile al tema, e nelle diverse letture territoriali che ne vengono proposte. Il più ampio panorama di studi di settore assume quale ambito geografico di interesse le aree montane, in relazione alle caratteristiche specifiche connesse alle fragilità geomorfologiche e alla scarsa accessibilità, che hanno determinato, in molte zone, condizioni di impoverimento economico con conseguente significativo spopolamento e perdita dei presidi territoriali. Lo spopolamento è l’espressione più evidente delle condizioni di rischio presenti nelle aree alpine e appenniniche, dovute, in primo luogo, al verificarsi di catastrofi naturali che reclamano, viceversa, l’adozione di apposite strategie di governo del territorio funzionali alla messa in sicurezza e alla vivibilità di aree a rischio abbandono. Aree nelle quali l’esodo demografico ha determinato, tra l’altro, un impoverimento dell’identità sociale e culturale intrinseca dei luoghi (Bertolino e Corrado, 2017), con depauperamento delle risorse ed uno sconvolgimento più generale degli ecosistemi e delle reti di insediamento che andrebbero mitigati, viceversa, mediante il recupero di strutture territoriali funzionali allo sviluppo (Corrado, 2014; Dematteis, 2016; Covino, 2017). Attorno a questi temi è aperto un ampio dibattito finalizzato al riabitare la montagna attraverso il conferimento, a questa parte consistente del territorio italiano, di una nuova occasione di centralità (De Rossi, 2018). In particolare, il destino delle aree montane è affrontato nella prospettiva di contrastare l’isolamento e l’abbandono attraverso percorsi virtuosi di valorizzazione delle risorse endogene e, in particolare, mediante la costruzione di relazioni funzionali di scambio con le aree urbane. A tale riguardo l’impostazione economicista allo studio del capitale territoriale attivabile in aree montane rivolge l’attenzione a beni materiali, misti o immateriali traducibili in assets suscettibili di condizionare le performance e lo sviluppo dei territori (Camagni, 2009).

Introduzione. Le (possibili) catene del valore nei territori dell’abbandono

Silvia siniscalchi
;
Teresa Amodio
2022-01-01

Abstract

Il tema della marginalità, di grande interesse per gli studi geografici, rappresenta certamente una questione problematica riconducibile prima di tutto al depauperamento della risorsa umana, registrato in molti territori. L’ancoraggio teorico risiede nei paradigmi concettuali che la letteratura geografica, e non solo, da tempo sensibile al tema, e nelle diverse letture territoriali che ne vengono proposte. Il più ampio panorama di studi di settore assume quale ambito geografico di interesse le aree montane, in relazione alle caratteristiche specifiche connesse alle fragilità geomorfologiche e alla scarsa accessibilità, che hanno determinato, in molte zone, condizioni di impoverimento economico con conseguente significativo spopolamento e perdita dei presidi territoriali. Lo spopolamento è l’espressione più evidente delle condizioni di rischio presenti nelle aree alpine e appenniniche, dovute, in primo luogo, al verificarsi di catastrofi naturali che reclamano, viceversa, l’adozione di apposite strategie di governo del territorio funzionali alla messa in sicurezza e alla vivibilità di aree a rischio abbandono. Aree nelle quali l’esodo demografico ha determinato, tra l’altro, un impoverimento dell’identità sociale e culturale intrinseca dei luoghi (Bertolino e Corrado, 2017), con depauperamento delle risorse ed uno sconvolgimento più generale degli ecosistemi e delle reti di insediamento che andrebbero mitigati, viceversa, mediante il recupero di strutture territoriali funzionali allo sviluppo (Corrado, 2014; Dematteis, 2016; Covino, 2017). Attorno a questi temi è aperto un ampio dibattito finalizzato al riabitare la montagna attraverso il conferimento, a questa parte consistente del territorio italiano, di una nuova occasione di centralità (De Rossi, 2018). In particolare, il destino delle aree montane è affrontato nella prospettiva di contrastare l’isolamento e l’abbandono attraverso percorsi virtuosi di valorizzazione delle risorse endogene e, in particolare, mediante la costruzione di relazioni funzionali di scambio con le aree urbane. A tale riguardo l’impostazione economicista allo studio del capitale territoriale attivabile in aree montane rivolge l’attenzione a beni materiali, misti o immateriali traducibili in assets suscettibili di condizionare le performance e lo sviluppo dei territori (Camagni, 2009).
2022
9788894690118
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