Le carte aragonesi del Regno di Napoli costituiscono un rebus interpretativo per la ricchezza stratificata dei loro contenuti geografici. Parafrasando la concezione della toponomastica di Gabriele Grasso si potrebbero paragonare a dei “giacimenti geologici della storia”, con i loro numerosi riferimenti incrociati, che riportano a una visione del tempo e dello spazio non incasellabile in una prospettiva sequenziale. Sulla scia dell'ipotesi di diversi studiosi, il contributo prova a evidenziare gli aspetti di queste rappresentazioni che possono confermare la loro derivazione da una sorta di "alchimia cartografica", che ha reso possibile un disegno avanzatissimo del territorio del Regno a partire da una più antica e perfetta base ricevuta in eredità dalla cartografia romana.
L’affaire di un corpus cartografico “in cerca d’autore”: tracce dell’eredità romana anche in altre opere?
Silvia Siniscalchi
;Vincenzo Aversano
In corso di stampa
Abstract
Le carte aragonesi del Regno di Napoli costituiscono un rebus interpretativo per la ricchezza stratificata dei loro contenuti geografici. Parafrasando la concezione della toponomastica di Gabriele Grasso si potrebbero paragonare a dei “giacimenti geologici della storia”, con i loro numerosi riferimenti incrociati, che riportano a una visione del tempo e dello spazio non incasellabile in una prospettiva sequenziale. Sulla scia dell'ipotesi di diversi studiosi, il contributo prova a evidenziare gli aspetti di queste rappresentazioni che possono confermare la loro derivazione da una sorta di "alchimia cartografica", che ha reso possibile un disegno avanzatissimo del territorio del Regno a partire da una più antica e perfetta base ricevuta in eredità dalla cartografia romana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.