«In war, truth is the first casualty». This famous aphorism can be effectively applied to the Israeli-Palestinian conflict, as the two parties use to propose an one-sided narrative of the conflict and of the history of Palestine. Indeed history, along with religion, is an important motivator for the two contenders, as both want to be recognized as the rightful «owners» of the disputed territory, and it also serves to seek support on the international scene. The most popular media of Israel and Palestine (textbooks, press, television, public ceremonies, museums, etc.) often propose a quite biased narrative, aimed at strengthening the reasons of one side rather than to offer a fair knowledge. Frequently scholars and historians follow this trend but in recent decades some intellectuals of the two concerned countries have analyzed in a more critical way the history of the «Holy land». However the one-sided narrative is still prevalent, both in Israel and in Palestine. It is to be hoped that this situation may change, given that the way to peace also passes through a more truthful narrative of the conflict, not in search of an impossible «shared memory» but, more simply, acknowledging the reasons of the other.

«In guerra, la prima vittima è la verità». Questo famoso aforisma può essere applicato al conflitto israelo-palestinese, giacché i due contendenti generalmente propongono una narrativa unilaterale del conflitto e della storia della Palestina. La storia, insieme alla religione, è un importante motivatore delle due parti in lotta, visto che entrambe aspirano a essere riconosciute come legittime «proprietarie» del territorio conteso. La storia, inoltre, serve a cercare supporto sulla scena internazionale. I media più popolari dei due Paesi (libri scolastici, stampa, televisione, cerimonie pubbliche, musei, ecc.) propongono quasi sempre una narrativa parziale, mirante a rafforzare le ragioni di una parte piuttosto che a offrire un racconto corretto. Spesso anche storici e studiosi seguono questa tendenza, ma in alcuni anni intellettuali dei due Paesi hanno analizzato in maniera più accurata e critica la storia della «Terra santa». Tuttavia la narrativa unilaterale è ancora predominante, sia in Israele che in Palestina. È da augurarsi che questa situazione cambi, dato che la strada per la pace passa anche attraverso un racconto più veritiero del conflitto, non alla ricerca di un’impossibile «memoria condivisa» ma, più semplicemente, riconoscendo le ragioni dell’altro.

The Colonization of the Past. Use and abuse of history in the Israeli-Palestinian conflicts

Erminio Fonzo
2016-01-01

Abstract

«In war, truth is the first casualty». This famous aphorism can be effectively applied to the Israeli-Palestinian conflict, as the two parties use to propose an one-sided narrative of the conflict and of the history of Palestine. Indeed history, along with religion, is an important motivator for the two contenders, as both want to be recognized as the rightful «owners» of the disputed territory, and it also serves to seek support on the international scene. The most popular media of Israel and Palestine (textbooks, press, television, public ceremonies, museums, etc.) often propose a quite biased narrative, aimed at strengthening the reasons of one side rather than to offer a fair knowledge. Frequently scholars and historians follow this trend but in recent decades some intellectuals of the two concerned countries have analyzed in a more critical way the history of the «Holy land». However the one-sided narrative is still prevalent, both in Israel and in Palestine. It is to be hoped that this situation may change, given that the way to peace also passes through a more truthful narrative of the conflict, not in search of an impossible «shared memory» but, more simply, acknowledging the reasons of the other.
2016
978-88-99662-01-1
«In guerra, la prima vittima è la verità». Questo famoso aforisma può essere applicato al conflitto israelo-palestinese, giacché i due contendenti generalmente propongono una narrativa unilaterale del conflitto e della storia della Palestina. La storia, insieme alla religione, è un importante motivatore delle due parti in lotta, visto che entrambe aspirano a essere riconosciute come legittime «proprietarie» del territorio conteso. La storia, inoltre, serve a cercare supporto sulla scena internazionale. I media più popolari dei due Paesi (libri scolastici, stampa, televisione, cerimonie pubbliche, musei, ecc.) propongono quasi sempre una narrativa parziale, mirante a rafforzare le ragioni di una parte piuttosto che a offrire un racconto corretto. Spesso anche storici e studiosi seguono questa tendenza, ma in alcuni anni intellettuali dei due Paesi hanno analizzato in maniera più accurata e critica la storia della «Terra santa». Tuttavia la narrativa unilaterale è ancora predominante, sia in Israele che in Palestina. È da augurarsi che questa situazione cambi, dato che la strada per la pace passa anche attraverso un racconto più veritiero del conflitto, non alla ricerca di un’impossibile «memoria condivisa» ma, più semplicemente, riconoscendo le ragioni dell’altro.
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