Nessuna città italiana al pari di Roma conserva memoria dell’antico, essenziale a rintracciare, fondare e fondere i caratteri dell’identità italiana. Si tratta di un’osservazione che attraversa l’intero ciclo della storiografia umanistica, la quale anche nei titoli delle sue opere (Italia illustrata, Historia d’Italia, ecc) sembra rivelare un impegno di ricerca e quasi orgoglio di una identità italica, limitata, per la verità, dall’appartenenza municipale e arricchita dal cosmopolitismo cristiano. Testimonianza illuminante ne sono le “storie” municipali che, quando riguardano Roma, assumono, anche per effetto di sedimentata tradizione, una valenza “italiana”. I casi sono tanti e il più illustre, nell’ambito della storiografia cinquecentesca è quello del “sacco di Roma” (1527) che, in questo contributo, viene esaminato nella duplice testimonianza del fiorentino Francesco Guicciardini e del napoletano Leonardo Santoro. Essa mostra e dimostra come il conflitto armato, tramutatosi in saccheggio, evidenzi, in una condizione di feritas assoluta, i caratteri identitari dei popoli in lotta. Uno storico grande e famoso e un cronista modesto e scrupoloso, di fronte all’evento maestoso di Roma invasa e di un papa che scappa, sono impegnati tuttavia a ricercare ed esaltare le sfumature comportamentali dei soggetti in campo, aggrediti e aggressori, confermando in tal modo che le controverse ragioni identitarie della nostra storia hanno animato le testimonianze letterarie, sia pure a livelli diversi.
Violenza d’intrecci tra identità e alterità di popoli sotto le mura di Roma: 6 maggio 1527
Irene Chirico
2024-01-01
Abstract
Nessuna città italiana al pari di Roma conserva memoria dell’antico, essenziale a rintracciare, fondare e fondere i caratteri dell’identità italiana. Si tratta di un’osservazione che attraversa l’intero ciclo della storiografia umanistica, la quale anche nei titoli delle sue opere (Italia illustrata, Historia d’Italia, ecc) sembra rivelare un impegno di ricerca e quasi orgoglio di una identità italica, limitata, per la verità, dall’appartenenza municipale e arricchita dal cosmopolitismo cristiano. Testimonianza illuminante ne sono le “storie” municipali che, quando riguardano Roma, assumono, anche per effetto di sedimentata tradizione, una valenza “italiana”. I casi sono tanti e il più illustre, nell’ambito della storiografia cinquecentesca è quello del “sacco di Roma” (1527) che, in questo contributo, viene esaminato nella duplice testimonianza del fiorentino Francesco Guicciardini e del napoletano Leonardo Santoro. Essa mostra e dimostra come il conflitto armato, tramutatosi in saccheggio, evidenzi, in una condizione di feritas assoluta, i caratteri identitari dei popoli in lotta. Uno storico grande e famoso e un cronista modesto e scrupoloso, di fronte all’evento maestoso di Roma invasa e di un papa che scappa, sono impegnati tuttavia a ricercare ed esaltare le sfumature comportamentali dei soggetti in campo, aggrediti e aggressori, confermando in tal modo che le controverse ragioni identitarie della nostra storia hanno animato le testimonianze letterarie, sia pure a livelli diversi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.