I criteri generali che guidano l’intervento di restauro del patrimonio costruito – tra cui compatibilità, reversibilità, minimo intervento – costituiscono i capisaldi di un processo complesso che, di volta in volta, deve declinare tali temi-chiave alla luce delle specificità dell’oggetto su cui si opera, moderando conflitti e compiendo scelte culturalmente fondate in grado di indirizzare l’iter progettuale. In tale percorso, fondamentale risulta la fase di conoscenza che costituisce il momento in cui si riconoscono, interpretano e definiscono i valori del manufatto e si declinano, sulla base di essi, gli obiettivi operativi del progetto di restauro. Il paper si propone di esemplificare, attraverso il caso del progetto di restauro dell’edificio INAIL di Messina, il rapporto tra aspetti concettuali ed esperienze sul campo, ponendo in luce il percorso di analisi e di sintesi che ha condotto alla definizione di indirizzi di metodo per la conservazione dell’architettura novecentesca. Il blocco compatto della struttura che si staglia sul fronte mare messinese, opera dell’architetto Giuseppe Samonà e dell’ingegnere Guido Viola, costituisce un felice esempio di quel patrimonio del Moderno che ha fatto della sperimentazione dei ‘nuovi’ materiali il suo vessillo, un palinsesto di schemi geometrici, materiali e forme che restituiscono la complessità dei processi progettuali degli architetti del ventesimo secolo. L’episodio architettonico dell’INAIL va tuttavia interpretato come parte di un più ampio intervento di sistemazione urbana - quello della Palazzata - che, sebbene in parte incompiuta, costituisce una delle più innovative sperimentazioni urbane della prima metà del Novecento in Italia. Con il motto Post Fata resurgo il gruppo di giovani architetti siciliani composto appunto da Samonà, Viola, Camillo Autore, Raffaele Leone si aggiudica il primo posto del “Concorso Nazionale per il progetto della facciata tipo verso mare e delle due testate laterali estreme della Nuova Palazzata di Messina da costruirsi nella zona dell’antica Palazzata distrutta dal sisma del 1908”, indetto dal Comune nel 1929. Il progetto propone l’idea di ‘cortina unica’ che rimanda da un lato ai caratteri del distrutto Teatro Marittimo, dall’altro all’architettura monumentale e aulica che si andava definendo agli inizi del secolo. All’interno del vasto ridisegno dell’assetto urbano del fronte mare di Messina, l’edificio INAIL occupa il lotto numero otto - degli 11 realizzati a fronte dei 13 previsti - in una posizione baricentrica che connette l’asse di scorrimento viario parallelo al mare con il Municipio e il duomo, segnando il passaggio tra la nuova cortina e la città antica. Il progetto definitivo dell’edificio viene redatto nel gennaio 1940 a nome di Samonà e Viola e completato solo nel secondo dopoguerra, nel 1948, con struttura in muratura portante, unico fra tutti gli undici isolati realizzati, a causa delle difficoltà di reperire il ferro durante il periodo bellico. L’architettura viene concepita priva di aggetti con l’obiettivo di mantenere le masse ‘pure’ enfatizzando la monumentalità dell’edificio pubblico rispetto a quelli a destinazione privata, come si denota chiaramente nella finitura esterna litica, in lastre di travertino, che accomuna l’edificio INAIL al vicino Palazzo Littorio. Il rivestimento costituisce la principale ‘deroga’ alle indicazioni del bando secondo cui i prospetti avrebbero dovuto essere rifiniti con pietra da taglio proveniente da cave della Sicilia nella parte basamentale e da intonaco di graniglia in elevato. L’edificio, che non ha mai dismesso la sua funzione, è stato recentemente oggetto di progettazione definitiva ed esecutiva di lavori di restauro, risanamento conservativo e adeguamento normativo da parte dell’INAIL. Nell’ambito di una collaborazione scientifica volta alla definizione di indirizzi metodologici per il restauro dell’edificio messinese, si sono delineate le scelte culturali e tecniche del progetto di restauro del manufatto e di conservazione delle superfici architettoniche volte a preservare l’autenticità e l’autorialità dell’edificio. La fase di conoscenza, che ha preso le mosse dalla disamina di documenti d’archivio, firmati da Samonà, che dettagliano i passaggi pre e post-bellici di progettazione e messa in opera dei rivestimenti lapidei e delle strutture in muratura, è stata supportata da una campagna diagnostica che ha consentito di verificare in situ le ‘variazioni' di cantiere nonché lo stato di conservazione delle superfici delle facciate. A valle di tale preliminare approfondimento, è stato possibile definire, in linea con i criteri di compatibilità e di rispetto dell’ integrità materica e formale, gli indirizzi di metodo per il restauro dell’architettura novecentesca volti a garantirne la conservazione alla prova del tempo.
Post fata resurgo. L'edificio INAIL di Messina. Indirizzi di metodo per il restauro di un'architettura del Moderno
m. villani
2024
Abstract
I criteri generali che guidano l’intervento di restauro del patrimonio costruito – tra cui compatibilità, reversibilità, minimo intervento – costituiscono i capisaldi di un processo complesso che, di volta in volta, deve declinare tali temi-chiave alla luce delle specificità dell’oggetto su cui si opera, moderando conflitti e compiendo scelte culturalmente fondate in grado di indirizzare l’iter progettuale. In tale percorso, fondamentale risulta la fase di conoscenza che costituisce il momento in cui si riconoscono, interpretano e definiscono i valori del manufatto e si declinano, sulla base di essi, gli obiettivi operativi del progetto di restauro. Il paper si propone di esemplificare, attraverso il caso del progetto di restauro dell’edificio INAIL di Messina, il rapporto tra aspetti concettuali ed esperienze sul campo, ponendo in luce il percorso di analisi e di sintesi che ha condotto alla definizione di indirizzi di metodo per la conservazione dell’architettura novecentesca. Il blocco compatto della struttura che si staglia sul fronte mare messinese, opera dell’architetto Giuseppe Samonà e dell’ingegnere Guido Viola, costituisce un felice esempio di quel patrimonio del Moderno che ha fatto della sperimentazione dei ‘nuovi’ materiali il suo vessillo, un palinsesto di schemi geometrici, materiali e forme che restituiscono la complessità dei processi progettuali degli architetti del ventesimo secolo. L’episodio architettonico dell’INAIL va tuttavia interpretato come parte di un più ampio intervento di sistemazione urbana - quello della Palazzata - che, sebbene in parte incompiuta, costituisce una delle più innovative sperimentazioni urbane della prima metà del Novecento in Italia. Con il motto Post Fata resurgo il gruppo di giovani architetti siciliani composto appunto da Samonà, Viola, Camillo Autore, Raffaele Leone si aggiudica il primo posto del “Concorso Nazionale per il progetto della facciata tipo verso mare e delle due testate laterali estreme della Nuova Palazzata di Messina da costruirsi nella zona dell’antica Palazzata distrutta dal sisma del 1908”, indetto dal Comune nel 1929. Il progetto propone l’idea di ‘cortina unica’ che rimanda da un lato ai caratteri del distrutto Teatro Marittimo, dall’altro all’architettura monumentale e aulica che si andava definendo agli inizi del secolo. All’interno del vasto ridisegno dell’assetto urbano del fronte mare di Messina, l’edificio INAIL occupa il lotto numero otto - degli 11 realizzati a fronte dei 13 previsti - in una posizione baricentrica che connette l’asse di scorrimento viario parallelo al mare con il Municipio e il duomo, segnando il passaggio tra la nuova cortina e la città antica. Il progetto definitivo dell’edificio viene redatto nel gennaio 1940 a nome di Samonà e Viola e completato solo nel secondo dopoguerra, nel 1948, con struttura in muratura portante, unico fra tutti gli undici isolati realizzati, a causa delle difficoltà di reperire il ferro durante il periodo bellico. L’architettura viene concepita priva di aggetti con l’obiettivo di mantenere le masse ‘pure’ enfatizzando la monumentalità dell’edificio pubblico rispetto a quelli a destinazione privata, come si denota chiaramente nella finitura esterna litica, in lastre di travertino, che accomuna l’edificio INAIL al vicino Palazzo Littorio. Il rivestimento costituisce la principale ‘deroga’ alle indicazioni del bando secondo cui i prospetti avrebbero dovuto essere rifiniti con pietra da taglio proveniente da cave della Sicilia nella parte basamentale e da intonaco di graniglia in elevato. L’edificio, che non ha mai dismesso la sua funzione, è stato recentemente oggetto di progettazione definitiva ed esecutiva di lavori di restauro, risanamento conservativo e adeguamento normativo da parte dell’INAIL. Nell’ambito di una collaborazione scientifica volta alla definizione di indirizzi metodologici per il restauro dell’edificio messinese, si sono delineate le scelte culturali e tecniche del progetto di restauro del manufatto e di conservazione delle superfici architettoniche volte a preservare l’autenticità e l’autorialità dell’edificio. La fase di conoscenza, che ha preso le mosse dalla disamina di documenti d’archivio, firmati da Samonà, che dettagliano i passaggi pre e post-bellici di progettazione e messa in opera dei rivestimenti lapidei e delle strutture in muratura, è stata supportata da una campagna diagnostica che ha consentito di verificare in situ le ‘variazioni' di cantiere nonché lo stato di conservazione delle superfici delle facciate. A valle di tale preliminare approfondimento, è stato possibile definire, in linea con i criteri di compatibilità e di rispetto dell’ integrità materica e formale, gli indirizzi di metodo per il restauro dell’architettura novecentesca volti a garantirne la conservazione alla prova del tempo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.