La riorganizzazione gestionale, infrastrutturale e paesaggistica portata avanti negli anni di reggenza borbonica ha radicalmente modificato l’assetto dei territori dell’Italia meridionale. In particolare nell’area corrispondente all’attuale Campania, l’organizzazione amministrativa dei siti reali costituì l’occasione per instaurare un vero e proprio sistema diffuso di architetture con funzioni museali, residenziali, venatorie, agricole, industriali e di tutela del patrimonio ambientale. Il posizionamento delle residenze reali sul territorio si struttura difatti in base alle necessità della corte che, oltre quelle meramente abitative, scaturivano dalla passione per l’ars venandi, attività di duplice importanza: sano svago in grado di fortificare il corpo e la mente del sovrano e atto simbolico di rimando al diritto reale di proprietà delle aree, esclusivamente riservate alle delizie del re. In tale ottica, tra il XVIII e il XIX secolo si costruiscono in Campania, per volere della corona, numerosi casini di caccia e pesca utilizzando materiali e tecniche tradizionali che tuttavia risentono di una ‘standadizzazione’ dei modelli che si replicano con alcune invarianti locali. La documentazione relativa alla gestione amministrativa dei siti reali, conservata presso l’Archivio di Stato di Napoli, consente di risalire ai materiali impiegati, alle maestranze e alle tecniche utilizzate nei diversi cantieri. Un corpus documentale che riletto ed interpretato, opportunamente riscontrato in corpore vili sulle fabbriche attraverso la lettura materica diretta di queste architetture in gran parte oggi dismesse ed abbandonate, consente di valutarne fenomeni di degrado e dissesto contemporanei, nell’ottica di conoscere per conservare tale patrimonio costruito. Il saggio, a partire dall’incrocio di tali dati, mira a far emergere come la definizione di questo sistema di architetture concepite ‘a rete’, abbia influenzato anche la costruzione dell’immagine urbana, attraverso l’impiego di materiali, finiture e colorimetrie - quali il rosso pompeiano, mutuato delle coeve riscoperte archeologiche – che ancora oggi, laddove non siano stati stravolti da interventi successivi, definiscono l’aspetto delle città.

LE ARCHITETTURE PER L’ARS VENANDI IN CAMPANIA TRA XVIII E XIX SECOLO. MATERIALI, TECNICHE E MAESTRANZE PER LA COSTRUZIONE DELL’IMMAGINE DEI SITI REALI

Villani
2023

Abstract

La riorganizzazione gestionale, infrastrutturale e paesaggistica portata avanti negli anni di reggenza borbonica ha radicalmente modificato l’assetto dei territori dell’Italia meridionale. In particolare nell’area corrispondente all’attuale Campania, l’organizzazione amministrativa dei siti reali costituì l’occasione per instaurare un vero e proprio sistema diffuso di architetture con funzioni museali, residenziali, venatorie, agricole, industriali e di tutela del patrimonio ambientale. Il posizionamento delle residenze reali sul territorio si struttura difatti in base alle necessità della corte che, oltre quelle meramente abitative, scaturivano dalla passione per l’ars venandi, attività di duplice importanza: sano svago in grado di fortificare il corpo e la mente del sovrano e atto simbolico di rimando al diritto reale di proprietà delle aree, esclusivamente riservate alle delizie del re. In tale ottica, tra il XVIII e il XIX secolo si costruiscono in Campania, per volere della corona, numerosi casini di caccia e pesca utilizzando materiali e tecniche tradizionali che tuttavia risentono di una ‘standadizzazione’ dei modelli che si replicano con alcune invarianti locali. La documentazione relativa alla gestione amministrativa dei siti reali, conservata presso l’Archivio di Stato di Napoli, consente di risalire ai materiali impiegati, alle maestranze e alle tecniche utilizzate nei diversi cantieri. Un corpus documentale che riletto ed interpretato, opportunamente riscontrato in corpore vili sulle fabbriche attraverso la lettura materica diretta di queste architetture in gran parte oggi dismesse ed abbandonate, consente di valutarne fenomeni di degrado e dissesto contemporanei, nell’ottica di conoscere per conservare tale patrimonio costruito. Il saggio, a partire dall’incrocio di tali dati, mira a far emergere come la definizione di questo sistema di architetture concepite ‘a rete’, abbia influenzato anche la costruzione dell’immagine urbana, attraverso l’impiego di materiali, finiture e colorimetrie - quali il rosso pompeiano, mutuato delle coeve riscoperte archeologiche – che ancora oggi, laddove non siano stati stravolti da interventi successivi, definiscono l’aspetto delle città.
2023
978-88-31277-08-2
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4887426
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