Laureato in Ingegneria edile a Roma nel 1919 Plinio Marconi manifesta fin da giovane un particolare interesse per l’architettura, dedicandosi ad una prolifica attività investigativa, storica, pubblicistica e progettuale che lo vede dedicarsi, sulla scia del suo maestro Giovannoni, allo studio delle costruzioni vernacolari, semplici, elementari e spontanee. Pochi mesi dopo la sua partecipazione al “Convegno di Capri per la bellezza paesistica” tenutosi nel 1922, Plinio Marconi decide di compiere un viaggio nell’isola delle Sirene e nella costiera Amalfitana. Attratto, tra l’altro, dalle architetture arabo-normanne di Ravello che osserva con attenzione, il progettista della celebre borgata-giardino della Garbatella di Roma, ritrae con matita e china alla mano quell’architettura spontanea, anonima, “minima”, già apprezzata da Karl Friedrich Schinkel nel suo primo viaggio in Italia e dal viennese Josef Hoffmann alla fine dell’Ottocento. L’interesse per le costruzioni vernacolari non proviene soltanto dalla valenza pittoresca e dal loro legame con la natura e la terra. I disegni di Marconi – parzialmente pubblicati in una serie di articoli degli anni Venti a corredo di un’avvincente dissertazione – mettono perfettamente in rilievo le composizioni volumetriche, i contrasti luminosi, le scelte razionali dei materiali costruttivi, l’assenza di elementi decorativi superflui, sottolineando in tal modo le affinità con le soluzioni adottate dall’architettura moderna europea. Al contempo, la plasticità delle forme, le linee curve e spezzate delle volte in pietra, il carattere “fluente” di quelle piccole casette bianche, autorizzano lo studioso a rivendicare la loro superiorità rispetto alle soluzioni dell’architettura contemporanea “a spigoli vivi” incapace di parlare all’anima dell’uomo. Per questo indiscusso protagonista -di origine veronese- del dibattito architettonico ed urbanistico della prima metà del Novecento, collega di Giovannoni e Piacentini, il viaggio al sud costituisce pertanto un momento di riflessione non solo sull’architettura vernacolare ma sulla contemporaneità, influenzando la sua carriera di progettista e di saggista.
Architettura spontanea e paesaggio. Il viaggio di Plinio Marconi tra Capri e la Costiera Amalfitana
Simona Talenti
2024-01-01
Abstract
Laureato in Ingegneria edile a Roma nel 1919 Plinio Marconi manifesta fin da giovane un particolare interesse per l’architettura, dedicandosi ad una prolifica attività investigativa, storica, pubblicistica e progettuale che lo vede dedicarsi, sulla scia del suo maestro Giovannoni, allo studio delle costruzioni vernacolari, semplici, elementari e spontanee. Pochi mesi dopo la sua partecipazione al “Convegno di Capri per la bellezza paesistica” tenutosi nel 1922, Plinio Marconi decide di compiere un viaggio nell’isola delle Sirene e nella costiera Amalfitana. Attratto, tra l’altro, dalle architetture arabo-normanne di Ravello che osserva con attenzione, il progettista della celebre borgata-giardino della Garbatella di Roma, ritrae con matita e china alla mano quell’architettura spontanea, anonima, “minima”, già apprezzata da Karl Friedrich Schinkel nel suo primo viaggio in Italia e dal viennese Josef Hoffmann alla fine dell’Ottocento. L’interesse per le costruzioni vernacolari non proviene soltanto dalla valenza pittoresca e dal loro legame con la natura e la terra. I disegni di Marconi – parzialmente pubblicati in una serie di articoli degli anni Venti a corredo di un’avvincente dissertazione – mettono perfettamente in rilievo le composizioni volumetriche, i contrasti luminosi, le scelte razionali dei materiali costruttivi, l’assenza di elementi decorativi superflui, sottolineando in tal modo le affinità con le soluzioni adottate dall’architettura moderna europea. Al contempo, la plasticità delle forme, le linee curve e spezzate delle volte in pietra, il carattere “fluente” di quelle piccole casette bianche, autorizzano lo studioso a rivendicare la loro superiorità rispetto alle soluzioni dell’architettura contemporanea “a spigoli vivi” incapace di parlare all’anima dell’uomo. Per questo indiscusso protagonista -di origine veronese- del dibattito architettonico ed urbanistico della prima metà del Novecento, collega di Giovannoni e Piacentini, il viaggio al sud costituisce pertanto un momento di riflessione non solo sull’architettura vernacolare ma sulla contemporaneità, influenzando la sua carriera di progettista e di saggista.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.