Quando l’influenza spagnola si manifesta nel Regno Unito, Virginia Woolf ne sminuisce la portata, sebbene registri nel diario la sua avanzata e l‘accerchiamento a cui si sente sottoposta. E si chiede perché ufficialmente se ne parli così poco, concludendo, da pacifista qual è, che le ragioni della guerra prevalgono su quelle della corretta informazione. Tuttavia, questo trauma collettivo, insieme con quello del conflitto mondiale a cui in un certo senso si salda, riemerge nella sua scrittura negli anni ’20, nel saggio “On Being Ill” (1926), dove, enunciando le difficoltà di raccontare il corpo e la malattia, riflette sul romanzo modernista che lei stessa va mettendo a punto, e nel romanzo Mrs Dalloway (1925). Qui la scrittrice descrive il clima del dopoguerra e racconta i timori e i desideri di una società che sta riprendendo a vivere, attraverso due vulnerabili sopravvissuti: Septimus Warren Smith, il soldato affetto da PTSD, e Clarissa Dalloway, reduce dalla spagnola, un evento di cui riconosce lo statuto ugualmente tragico e catastrofico. Il saggio intende dimostrare come Mrs Dalloway sia segnato dall’esperienza sociale della malattia, nel senso che sembra scaturire, a partire dal nuovo tunnelling process che Woolf inventa per caratterizzare i personaggi e collegarli tra loro privilegiando la dimensione intersoggettiva su quella soggettiva, dal clima generato dalla pandemia, che costringe a riconsiderare e regolare ex novo la materia quotidiana dei contatti e delle relazioni. Intorno alla protagonista, associata alla spagnola dal corpo indebolito e dai dubbi con le quali affronta il suo ruolo, si dispiega il lessico della lontananza e del contatto, della separazione e dell’avvicinamento di cui la scrittrice costella il romanzo, alternativamente spia della diffusione pervasiva del virus e del suo retrocedere con il reinsediarsi delle antiche abitudini comuni che culminano nella festa della protagonista, celebrazione simbolica del ritorno della collettività alla condivisione e alla vita nella quale si saldano sfera individuale e sfera sociale.

Cum tangere: prossimità e distanza in Mrs Dalloway di Virginia Woolf

Flora de Giovanni
2025-01-01

Abstract

Quando l’influenza spagnola si manifesta nel Regno Unito, Virginia Woolf ne sminuisce la portata, sebbene registri nel diario la sua avanzata e l‘accerchiamento a cui si sente sottoposta. E si chiede perché ufficialmente se ne parli così poco, concludendo, da pacifista qual è, che le ragioni della guerra prevalgono su quelle della corretta informazione. Tuttavia, questo trauma collettivo, insieme con quello del conflitto mondiale a cui in un certo senso si salda, riemerge nella sua scrittura negli anni ’20, nel saggio “On Being Ill” (1926), dove, enunciando le difficoltà di raccontare il corpo e la malattia, riflette sul romanzo modernista che lei stessa va mettendo a punto, e nel romanzo Mrs Dalloway (1925). Qui la scrittrice descrive il clima del dopoguerra e racconta i timori e i desideri di una società che sta riprendendo a vivere, attraverso due vulnerabili sopravvissuti: Septimus Warren Smith, il soldato affetto da PTSD, e Clarissa Dalloway, reduce dalla spagnola, un evento di cui riconosce lo statuto ugualmente tragico e catastrofico. Il saggio intende dimostrare come Mrs Dalloway sia segnato dall’esperienza sociale della malattia, nel senso che sembra scaturire, a partire dal nuovo tunnelling process che Woolf inventa per caratterizzare i personaggi e collegarli tra loro privilegiando la dimensione intersoggettiva su quella soggettiva, dal clima generato dalla pandemia, che costringe a riconsiderare e regolare ex novo la materia quotidiana dei contatti e delle relazioni. Intorno alla protagonista, associata alla spagnola dal corpo indebolito e dai dubbi con le quali affronta il suo ruolo, si dispiega il lessico della lontananza e del contatto, della separazione e dell’avvicinamento di cui la scrittrice costella il romanzo, alternativamente spia della diffusione pervasiva del virus e del suo retrocedere con il reinsediarsi delle antiche abitudini comuni che culminano nella festa della protagonista, celebrazione simbolica del ritorno della collettività alla condivisione e alla vita nella quale si saldano sfera individuale e sfera sociale.
2025
979-12-59980-84-7
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