L’epidemia influenzale scoppiata durante il biennio 1918-1919 si configura come una delle più devastanti crisi sanitarie del Ventesimo secolo. Eppure, nonostante le catastrofiche conseguenze socio-economiche e demografiche registrate a livello globale, la cosiddetta “spagnola” sembra aver lasciato tracce sorprendentemente flebili nelle manifestazioni artistiche del periodo. Più che scarse, però, le narrazioni visive o testuali sono spesso occultate, specialmente se messe a confronto con quelle relative al primo conflitto mondiale. Porre l’accento sulle tombe di adolescenti e giovani adulti falciati da quella malattia definita all’occorrenza «breve», «crudele» o «fiera» rivela, da un lato, la tendenza a dissimulare la causa effettiva del decesso, forse per tutelare la dignità dei defunti, mitigando lo scontro diretto con l’innominabile “spagnola”. Dall’altro, le sculture materializzano tangibilmente la “presenza” della malattia. Che siano elaborazioni di stampo neoclassico o schiettamente realiste, testimoniano la sublimazione di un dolore collettivo, offrendosi come testimonianza visiva di una parentesi storica drammatica.
Rappresentare, narrare e dissimulare il “fiero morbo”. Testimonianze scultoree ed epigrafiche negli spazi della memoria
Gina Venneri
2025-01-01
Abstract
L’epidemia influenzale scoppiata durante il biennio 1918-1919 si configura come una delle più devastanti crisi sanitarie del Ventesimo secolo. Eppure, nonostante le catastrofiche conseguenze socio-economiche e demografiche registrate a livello globale, la cosiddetta “spagnola” sembra aver lasciato tracce sorprendentemente flebili nelle manifestazioni artistiche del periodo. Più che scarse, però, le narrazioni visive o testuali sono spesso occultate, specialmente se messe a confronto con quelle relative al primo conflitto mondiale. Porre l’accento sulle tombe di adolescenti e giovani adulti falciati da quella malattia definita all’occorrenza «breve», «crudele» o «fiera» rivela, da un lato, la tendenza a dissimulare la causa effettiva del decesso, forse per tutelare la dignità dei defunti, mitigando lo scontro diretto con l’innominabile “spagnola”. Dall’altro, le sculture materializzano tangibilmente la “presenza” della malattia. Che siano elaborazioni di stampo neoclassico o schiettamente realiste, testimoniano la sublimazione di un dolore collettivo, offrendosi come testimonianza visiva di una parentesi storica drammatica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.