Il complesso religioso del Goleto, posto a poca distanza da Ariano Irpino (AV), edificato per volontà di Guglielmo da Vercelli, promotore della congregazione benedettina di Montevergine, esprime nel suo apparato decorativo architettonico dei secoli XII-XIII, numerosi punti di confronto con quello del Monastero di Santa Maria di Pierno (PZ), in Basilicata, consentendo di ipotizzare maestranze comuni. Mentre per l’abbazia del Goleto la documentazione non fornisce informazioni sugli esecutori, a Pierno, l’epigrafe dedicatoria sull’architrave del portale di accesso alla chiesa oltre ad attribuire la committenza a Gilberto II, ne certifica la realizzazione attribuendola ai maestri della città di Muro, sotto la direzione del magister Sarolo e di suo fratello Rogerio1. L’iscrizione, che attesta una specializzazione di maestranze da porre nel villaggio di Muro Lucano (PZ), è tra le poche testimonianze di età medievale che ci consegna l’identità di due magister attivi nel XII secolo. Di fianco al persistere del lessico di matrice longobarda, smarrito al nord Italia con la presenza carolingia, il lapicida che confezionò l’epigrafe utilizzò il termine magister non come indicativo di un generico operaio edile, al quale avrebbe probabilmente affiancato l’avverbio commacinus, ma quale magister operis, ovvero la persona alla quale veniva affidata la responsabilità dei lavori di un cantiere. Il contributo, attraverso l’analisi stilistica di elementi architettonici e decorativi preservatisi all’interno dei due complessi monastici, considerando i rapporti di parentela tra la famiglia Balvano e la badessa Agnese del Goleto, sottolinea il ruolo svolto da una scuola di maestranze fortemente attiva sul territorio.

I “maestri di muro” nelle intrecciate vicende delle abbazie di .San Salvatore al Goleto (Av) e Santa Maria di Pierno (Pz).

Rosa Fiorillo
2025

Abstract

Il complesso religioso del Goleto, posto a poca distanza da Ariano Irpino (AV), edificato per volontà di Guglielmo da Vercelli, promotore della congregazione benedettina di Montevergine, esprime nel suo apparato decorativo architettonico dei secoli XII-XIII, numerosi punti di confronto con quello del Monastero di Santa Maria di Pierno (PZ), in Basilicata, consentendo di ipotizzare maestranze comuni. Mentre per l’abbazia del Goleto la documentazione non fornisce informazioni sugli esecutori, a Pierno, l’epigrafe dedicatoria sull’architrave del portale di accesso alla chiesa oltre ad attribuire la committenza a Gilberto II, ne certifica la realizzazione attribuendola ai maestri della città di Muro, sotto la direzione del magister Sarolo e di suo fratello Rogerio1. L’iscrizione, che attesta una specializzazione di maestranze da porre nel villaggio di Muro Lucano (PZ), è tra le poche testimonianze di età medievale che ci consegna l’identità di due magister attivi nel XII secolo. Di fianco al persistere del lessico di matrice longobarda, smarrito al nord Italia con la presenza carolingia, il lapicida che confezionò l’epigrafe utilizzò il termine magister non come indicativo di un generico operaio edile, al quale avrebbe probabilmente affiancato l’avverbio commacinus, ma quale magister operis, ovvero la persona alla quale veniva affidata la responsabilità dei lavori di un cantiere. Il contributo, attraverso l’analisi stilistica di elementi architettonici e decorativi preservatisi all’interno dei due complessi monastici, considerando i rapporti di parentela tra la famiglia Balvano e la badessa Agnese del Goleto, sottolinea il ruolo svolto da una scuola di maestranze fortemente attiva sul territorio.
2025
978-88-6557-676-2
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