Il saggio intende porre in risalto la figura di Mariano d'Amelio primo presidente della Corte di cassazione nell'arco di quasi tutto il ventennio fascista. Figura chiave del regime, l’intento del magistrato napoletano era quello di promuovere l’unificazione della giurisprudenza, attraverso un controllo capillare delle decisioni, allo scopo della oggettivazione del significato convenzionale della norma. Per il suo tramite, la Corte di cassazione venne perfettamente compresa dello spirito del regime e della sua legislazione. Rispetto al potere politico, la magistratura doveva occupare un posto a sé all’interno del potere costituito, anche, eventualmente, per garantirne la tenuta. Pertanto, le pronunzie della Suprema, quale "terza istanza in iure", dovevano considerarsi «responsa prudentium». Anche in ordine alla sua funzione di controllo delle giurisdizioni speciali, la Corte doveva fornire un indirizzo interpretativo uniforme a proposito dei ricorsi contro giurisdizioni speciali sui conflitti di attribuzione, per i quali si sarebbe potuto ravvisare un allargamento dell’eccesso di potere. Sotto il controllo capillare di d'Amelio, sarebbe spettato alla giurisprudenza trarre dalle leggi «lo spirito che le anima», onde inserire i principi senza violenza o artificio nel sistema del diritto.

Per l’unificazione della giurisprudenza. D’Amelio in Cassazione

gian paolo trifone
2025

Abstract

Il saggio intende porre in risalto la figura di Mariano d'Amelio primo presidente della Corte di cassazione nell'arco di quasi tutto il ventennio fascista. Figura chiave del regime, l’intento del magistrato napoletano era quello di promuovere l’unificazione della giurisprudenza, attraverso un controllo capillare delle decisioni, allo scopo della oggettivazione del significato convenzionale della norma. Per il suo tramite, la Corte di cassazione venne perfettamente compresa dello spirito del regime e della sua legislazione. Rispetto al potere politico, la magistratura doveva occupare un posto a sé all’interno del potere costituito, anche, eventualmente, per garantirne la tenuta. Pertanto, le pronunzie della Suprema, quale "terza istanza in iure", dovevano considerarsi «responsa prudentium». Anche in ordine alla sua funzione di controllo delle giurisdizioni speciali, la Corte doveva fornire un indirizzo interpretativo uniforme a proposito dei ricorsi contro giurisdizioni speciali sui conflitti di attribuzione, per i quali si sarebbe potuto ravvisare un allargamento dell’eccesso di potere. Sotto il controllo capillare di d'Amelio, sarebbe spettato alla giurisprudenza trarre dalle leggi «lo spirito che le anima», onde inserire i principi senza violenza o artificio nel sistema del diritto.
2025
9788846773470
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4921457
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