Questa tesi di dottorato nasce dalla consapevolezza di quanto sia stato notevole l’interesse che nel VII secolo hanno rivestito nel pensiero filosofico e teologico le Epitomae e le Epistolae di Virgilio Marone Grammatico. Molti illustri studiosi hanno ritenuto che le sue opere e le sue teorie abbiano rappresentato, di fatto, la base della futura speculazione teologica medievale. Le Epitomae e le Epistolae sono tra i più sconcertanti testi medievali sopravvissuti, in quanto si presentano sotto forma di trasmissione di precetti grammaticali ma rispettano solo in apparenza i canoni del tempo, perché densi di regole alterate, di passi dove viene analizzata la crittografia poetico-filosofica della scinderatio fonorum, dove sono utilizzate parole inesistenti ed esposte numerose etimologie, sul modello enciclopedico di Isidoro di Siviglia. Opere, dunque, intessute di teorie, spesso al limite dell’ortodossia, sulla contraddizione tra sapere filosofico e tradizione religiosa, sulla creazione e sull’anima o sulla necessità di utilizzare il sermo obscurus o sull’esistenza del linguaggio artificiale delle dodici latinità, il tutto avallato da autorità fasulle e citazioni non attestate. Fin dalla prima lettura, è evidente la posizione di Virgilio Marone Grammatico che, ha dato forte rilevanza alla trasmissione del messaggio filosofico, addirittura tralasciando o toccando solo marginalmente quello teologico, anche se tutte le dottrine vengono sempre chiaramente espresse rispettando una corretta esegesi biblica ma senza nessun approfondimento, senza mai prescindere dall’osservanza delle regole delle scienze della natura, in quanto le discipline naturali non possono non subordinare l’esito delle loro indagini a un confronto finale con la fides, ultima regula della loro veridicità. Virgilio Marone Grammatico va dunque considerato un riferimento per testare e comprendere le nuove prospettive sulla vita intellettuale del primo Medio Evo e sulla decodificazione della letteratura medievale in generale. Le sue opere esercitarono la loro influenza su una generazione dopo l’altra, fatto che fa di questi un chiaro testimone della continuità degli studi e dell’amore per la ricerca sapienziale tra l’età Tardo Antica e il formarsi della civiltà dell’Alto Medioevo. È stata dunque avvertita l’esigenza di analizzare a fondo e nella sua interezza le uniche due opere conservate nei codici e che Virgilio Marone Grammatico produsse per i suoi confratelli e allievi, al fine di dare loro gli strumenti adatti per poter effettuare una corretta esegesi biblica, attuando così un’operazione che anticipò di oltre un secolo quella che fu compiutamente realizzata da Alcuino. .. [a cura dell'Autore]
Le Epitomae e le Epistolae di Virgilio Marone Grammatico: indagini testuali per un'interpretazione / Caterina Babino , 2013 Sep 11., Anno Accademico 2010 - 2011. [10.14273/unisa-194].
Le Epitomae e le Epistolae di Virgilio Marone Grammatico: indagini testuali per un'interpretazione
Babino, Caterina
2013
Abstract
Questa tesi di dottorato nasce dalla consapevolezza di quanto sia stato notevole l’interesse che nel VII secolo hanno rivestito nel pensiero filosofico e teologico le Epitomae e le Epistolae di Virgilio Marone Grammatico. Molti illustri studiosi hanno ritenuto che le sue opere e le sue teorie abbiano rappresentato, di fatto, la base della futura speculazione teologica medievale. Le Epitomae e le Epistolae sono tra i più sconcertanti testi medievali sopravvissuti, in quanto si presentano sotto forma di trasmissione di precetti grammaticali ma rispettano solo in apparenza i canoni del tempo, perché densi di regole alterate, di passi dove viene analizzata la crittografia poetico-filosofica della scinderatio fonorum, dove sono utilizzate parole inesistenti ed esposte numerose etimologie, sul modello enciclopedico di Isidoro di Siviglia. Opere, dunque, intessute di teorie, spesso al limite dell’ortodossia, sulla contraddizione tra sapere filosofico e tradizione religiosa, sulla creazione e sull’anima o sulla necessità di utilizzare il sermo obscurus o sull’esistenza del linguaggio artificiale delle dodici latinità, il tutto avallato da autorità fasulle e citazioni non attestate. Fin dalla prima lettura, è evidente la posizione di Virgilio Marone Grammatico che, ha dato forte rilevanza alla trasmissione del messaggio filosofico, addirittura tralasciando o toccando solo marginalmente quello teologico, anche se tutte le dottrine vengono sempre chiaramente espresse rispettando una corretta esegesi biblica ma senza nessun approfondimento, senza mai prescindere dall’osservanza delle regole delle scienze della natura, in quanto le discipline naturali non possono non subordinare l’esito delle loro indagini a un confronto finale con la fides, ultima regula della loro veridicità. Virgilio Marone Grammatico va dunque considerato un riferimento per testare e comprendere le nuove prospettive sulla vita intellettuale del primo Medio Evo e sulla decodificazione della letteratura medievale in generale. Le sue opere esercitarono la loro influenza su una generazione dopo l’altra, fatto che fa di questi un chiaro testimone della continuità degli studi e dell’amore per la ricerca sapienziale tra l’età Tardo Antica e il formarsi della civiltà dell’Alto Medioevo. È stata dunque avvertita l’esigenza di analizzare a fondo e nella sua interezza le uniche due opere conservate nei codici e che Virgilio Marone Grammatico produsse per i suoi confratelli e allievi, al fine di dare loro gli strumenti adatti per poter effettuare una corretta esegesi biblica, attuando così un’operazione che anticipò di oltre un secolo quella che fu compiutamente realizzata da Alcuino. .. [a cura dell'Autore]I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


