Affrontando la questione relativa all’indagine strutturale della teologia (metateologia), il nostro lavoro si propone di precisarla osservando la figura della teologia nella sua integrità da un punto di vista gnoseologico. In questa prospettiva, esso presenta un’apertura su due livelli: da un lato quello della possibilità del nostro intelletto e della nostra conoscenza (ex parte nostra); dall’altro, trasferendo la questione su un piano di speculazione trascendente, quello della disponibilità di Dio a farsi conoscere in quanto soggetto della teologia (ex parte obiecti, ex parte Dei). Le questioni metateologiche degli autori del XIV secolo, infatti, sembrano portare in sé la traccia di una circolarità tra l’indagine circa la capacità umana di conoscere e la natura del conoscibile divino, vera condizione di possibilità della conoscenza teologica. Il 1317, data di composizione della Summa del teologo carmelitano Gerardo da Bologna, costituisce il punto d’avvio della nostra ricerca, mentre l’anno 1327 ne rappresenta il termine: un altro Gerardo, eremitano di sant’Agostino, vi iniziò con tutta probabilità a leggere le Sentenze a Parigi, dedicando al tema della metodologia teologica un ampio Prologo decisamente caratterizzato da evidenti interessi gnoseologici. Abbiamo così circoscritto approssimativamente un decennio che costituisce lo scenario in cui collocare, tra i due maestri citati, il terzo autore che abbiamo studiato: Pietro Aureolo. In particolare, se Gerardo da Bologna non risente ancora pienamente della connotazione in chiave marcatamente gnoseologica delle questioni preliminari alla teologia, si è rivelato nondimeno, grazie al suo eclettismo, un autore di notevole interesse, perché costituisce un punto di riferimento irrinunciabile per chi affronti lo studio degli autori a lui posteriori: approfondendone la teoretica sulla teologia, lo storico è infatti risparmiato dal dover ripercorrere i dati già acquisiti dalla letteratura critica sugli autori di fine Duecento e inizio Trecento, poiché ne fornisce una sintesi particolarmente compendiosa. In Pietro Aureolo e Gerardo da Siena, invece, abbiamo potuto rintracciare i due livelli su cui si assesta la metateologia nei suoi sviluppi gnoseologici: rispettivamente, quello della disponibilità, o passibilità o suscettibilità di Dio alla conoscenza scientifica, e quello della possibilità e dei limiti dell’intelletto umano. L’esito a cui tale studio ci ha condotto è il rilievo evidente di un’effettiva ristrutturazione in chiave gnoseologica delle questioni metateologiche, a partire dal confronto con la novità rappresentata da Duns Scoto e della sua teoria della conoscenza fondata sulla Rivelazione. [a cura dell'Autore]
Gli sviluppi gnoseologici della metateologia agli inizi del XIV secolo. Gerardo da Bologna OC, Pietro Aureolo OFM, Gerardo da Siena OESA / Davide Riserbato , 2014 May 16., Anno Accademico 2012 - 2013. [10.14273/unisa-327].
Gli sviluppi gnoseologici della metateologia agli inizi del XIV secolo. Gerardo da Bologna OC, Pietro Aureolo OFM, Gerardo da Siena OESA
Riserbato, Davide
2014
Abstract
Affrontando la questione relativa all’indagine strutturale della teologia (metateologia), il nostro lavoro si propone di precisarla osservando la figura della teologia nella sua integrità da un punto di vista gnoseologico. In questa prospettiva, esso presenta un’apertura su due livelli: da un lato quello della possibilità del nostro intelletto e della nostra conoscenza (ex parte nostra); dall’altro, trasferendo la questione su un piano di speculazione trascendente, quello della disponibilità di Dio a farsi conoscere in quanto soggetto della teologia (ex parte obiecti, ex parte Dei). Le questioni metateologiche degli autori del XIV secolo, infatti, sembrano portare in sé la traccia di una circolarità tra l’indagine circa la capacità umana di conoscere e la natura del conoscibile divino, vera condizione di possibilità della conoscenza teologica. Il 1317, data di composizione della Summa del teologo carmelitano Gerardo da Bologna, costituisce il punto d’avvio della nostra ricerca, mentre l’anno 1327 ne rappresenta il termine: un altro Gerardo, eremitano di sant’Agostino, vi iniziò con tutta probabilità a leggere le Sentenze a Parigi, dedicando al tema della metodologia teologica un ampio Prologo decisamente caratterizzato da evidenti interessi gnoseologici. Abbiamo così circoscritto approssimativamente un decennio che costituisce lo scenario in cui collocare, tra i due maestri citati, il terzo autore che abbiamo studiato: Pietro Aureolo. In particolare, se Gerardo da Bologna non risente ancora pienamente della connotazione in chiave marcatamente gnoseologica delle questioni preliminari alla teologia, si è rivelato nondimeno, grazie al suo eclettismo, un autore di notevole interesse, perché costituisce un punto di riferimento irrinunciabile per chi affronti lo studio degli autori a lui posteriori: approfondendone la teoretica sulla teologia, lo storico è infatti risparmiato dal dover ripercorrere i dati già acquisiti dalla letteratura critica sugli autori di fine Duecento e inizio Trecento, poiché ne fornisce una sintesi particolarmente compendiosa. In Pietro Aureolo e Gerardo da Siena, invece, abbiamo potuto rintracciare i due livelli su cui si assesta la metateologia nei suoi sviluppi gnoseologici: rispettivamente, quello della disponibilità, o passibilità o suscettibilità di Dio alla conoscenza scientifica, e quello della possibilità e dei limiti dell’intelletto umano. L’esito a cui tale studio ci ha condotto è il rilievo evidente di un’effettiva ristrutturazione in chiave gnoseologica delle questioni metateologiche, a partire dal confronto con la novità rappresentata da Duns Scoto e della sua teoria della conoscenza fondata sulla Rivelazione. [a cura dell'Autore]I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


