Nel più ampio contesto della Scolastica medievale, precisamente tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, alcuni teologi scolastici tornano a interrogarsi su di una particolare questione: il peccato dell’angelo. Vale a dire, come può essere possibile, in termini strettamente aristotelici, che una creatura pienamente intellettuale, e dunque intellettualmente perfetta, possa commettere un errore di valutazione e quindi peccare? Quest'ultimo è l'aspetto più rilevante per gli autori presi in considerazione, i quali, più che occuparsi del ruolo o dell'intervento di Lucifero nelle questioni umane, sono per così dire “ossessionati” dalla stessa possibilità del peccato angelico ed effettivamente considerano la questione un vero e proprio enigma da risolvere. Infatti, Lucifero va a costituire un'eccezione (quasi impossibile da dimostrare) in un universo in cui sembrerebbe essere innegabile il rapporto strettissimo tra razionalità e bene e nella misura in cui risulta essere impossibile che una creatura intellettualmente perfetta possa errare e scegliere il male. In ultima analisi essi dunque si chiedono: com'è possibile che un angelo possa trasformarsi in diavolo? Ovvero, com'è possibile l'insorgere stesso del diavolo? È questo lo spinoso interrogativo a cui i teologi scolastici tentano di rispondere e, in questo contesto, si cerca di riscostruire dal punto di vista storico-filosofico il dibattito sulla questione. Il problema suscita infatti un notevole interesse in relazione alla psicologia dell’agire di stampo aristotelico, e ha evidentemente a che fare con il dibattito tra “intellettualisti” e “volontaristi” accesosi proprio tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento. La nostra ricerca prende le mosse innanzitutto dall’analisi di tre posizioni dottrinali in particolare: quella di Tommaso d’Aquino e quelle di Riccardo di Mediavilla e Pietro di Giovanni Olivi. Tuttavia, le ragioni di questa scelta sono molteplici, ma ve ne è una particolarmente degna di nota: nell’opera dei primi tre succitati autori sono rintracciabili tre trattati (o meglio tre sezioni all’interno di opere più estese), i quali, a parere di molti, sembrano essere gli unici testi definibili “demonologici” all’interno della produzione scolastica nel periodo compreso tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, e nei quali il tema del peccato dell’angelo viene direttamente affrontato: ci riferiamo alla q. 16 delle Quaestiones disputatae de malo di Tommaso d’Aquino, alle qq. 23-31 delle Quaestiones disputatae di Riccardo di Mediavilla (1290-1330) e alle qq. 40-48 della Summa di Pietro di Giovanni Olivi (1288-1295). Il tentativo è quello di analizzare dettagliatamente, a partire da uno studio attento dei testi, le tesi di questi maestri scolastici, mettendole opportunamente a confronto con gli altri interlocutori del dibattito sul problema del peccato angelico e calandole neL loro preciso contesto intellettuale. [a cura dell'Autore]
Il Peccato dell’Angelo. I dibattiti scolastici tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo / Angela Federica D'ercole , 2017 Jul 04., Anno Accademico 2015 - 2016. [10.14273/unisa-1030].
Il Peccato dell’Angelo. I dibattiti scolastici tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo
D'Ercole, Angela Federica
2017
Abstract
Nel più ampio contesto della Scolastica medievale, precisamente tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, alcuni teologi scolastici tornano a interrogarsi su di una particolare questione: il peccato dell’angelo. Vale a dire, come può essere possibile, in termini strettamente aristotelici, che una creatura pienamente intellettuale, e dunque intellettualmente perfetta, possa commettere un errore di valutazione e quindi peccare? Quest'ultimo è l'aspetto più rilevante per gli autori presi in considerazione, i quali, più che occuparsi del ruolo o dell'intervento di Lucifero nelle questioni umane, sono per così dire “ossessionati” dalla stessa possibilità del peccato angelico ed effettivamente considerano la questione un vero e proprio enigma da risolvere. Infatti, Lucifero va a costituire un'eccezione (quasi impossibile da dimostrare) in un universo in cui sembrerebbe essere innegabile il rapporto strettissimo tra razionalità e bene e nella misura in cui risulta essere impossibile che una creatura intellettualmente perfetta possa errare e scegliere il male. In ultima analisi essi dunque si chiedono: com'è possibile che un angelo possa trasformarsi in diavolo? Ovvero, com'è possibile l'insorgere stesso del diavolo? È questo lo spinoso interrogativo a cui i teologi scolastici tentano di rispondere e, in questo contesto, si cerca di riscostruire dal punto di vista storico-filosofico il dibattito sulla questione. Il problema suscita infatti un notevole interesse in relazione alla psicologia dell’agire di stampo aristotelico, e ha evidentemente a che fare con il dibattito tra “intellettualisti” e “volontaristi” accesosi proprio tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento. La nostra ricerca prende le mosse innanzitutto dall’analisi di tre posizioni dottrinali in particolare: quella di Tommaso d’Aquino e quelle di Riccardo di Mediavilla e Pietro di Giovanni Olivi. Tuttavia, le ragioni di questa scelta sono molteplici, ma ve ne è una particolarmente degna di nota: nell’opera dei primi tre succitati autori sono rintracciabili tre trattati (o meglio tre sezioni all’interno di opere più estese), i quali, a parere di molti, sembrano essere gli unici testi definibili “demonologici” all’interno della produzione scolastica nel periodo compreso tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, e nei quali il tema del peccato dell’angelo viene direttamente affrontato: ci riferiamo alla q. 16 delle Quaestiones disputatae de malo di Tommaso d’Aquino, alle qq. 23-31 delle Quaestiones disputatae di Riccardo di Mediavilla (1290-1330) e alle qq. 40-48 della Summa di Pietro di Giovanni Olivi (1288-1295). Il tentativo è quello di analizzare dettagliatamente, a partire da uno studio attento dei testi, le tesi di questi maestri scolastici, mettendole opportunamente a confronto con gli altri interlocutori del dibattito sul problema del peccato angelico e calandole neL loro preciso contesto intellettuale. [a cura dell'Autore]I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


