Il presente lavoro ha come obiettivo quello di definire meglio alcune questioni legate agli studi provenzali italiani nel Cinquecento e al ruolo che essi hanno avuto all’interno del dibattito sulla lingua e in favore della rinascita, oltralpe, dell’interesse verso i trovatori. Nella prima parte della tesi si discute della questione della lingua e della figura di Pietro Bembo che rappresenta il più evidente trait d’union tra la questione stessa e gli studi provenzali del Cinquecento. Sono stati evidenziati e chiariti gli interessi provenzali di Pietro Bembo prendendo in esame la sezione occitana della sua ricca biblioteca, le postille lasciate su alcuni canzonieri e il discorso di Federico Fregoso su questa tradizione poetica, contenuto nel primo libro delle Prose. Sempre nella prima parte della tesi, si seguono le tracce dell’edizione di tutte le rime de’ poeti provenzali insieme con le loro vite immaginata, e forse avviata, dal Bembo tra la fine degli anni ‘20 e l’inizio degli anni ‘30 del Cinquecento. Il fantasma di questo progetto, aleggiando nelle discussioni dei maggiori letterati del tempo, ha avuto dei meriti enormi: ha stimolato la ricerca e la conservazione della tradizione lirica occitana, ha consegnato al secolo successivo un ricco bagaglio di testi grammaticali e ha posto le basi per la fortuna degli studi provenzali nella nostra penisola e al di fuori di essa. Il lavoro non vide mai la luce ma le attese del pubblico erano ormai alte: il mercato editoriale reclamava novità che avessero a che fare con questi poeti e con le loro poesie, tanto ricercate quanto oscure. La seconda sezione di questa tesi si occupa del testo Les Vies des plus célèbres et anciens poètes provençaux, pubblicato nel 1575 da Jean de Nostredame, procuratore del parlamento regionale di Aix. La raccolta apparirà a Lione prima nella versione italiana (Le vite delli più celebri et antichi poeti provenzali) e poi in quella francese. Il lavoro, nonostante sia frutto di una peculiare commistione tra fantasia e realtà, si presenta come la realizzazione del progetto editoriale bembiano. Le menzogne abilmente intrecciate a molti elementi reali rendono l’opera del Nostredame non solo affascinante, ma anche straordinariamente problematica; nell’ultima parte della tesi, l’indagine si sposta verso le strategie di falsificazione del procuratore francese. L’obiettivo di questa seconda parte della ricerca è palesare i debiti di natura ideologica e contenutistica che la raccolta biografica del Nostredame contrasse nei confronti del dibattito italiano intorno alla lingua e verso gli studi di provenzalistica. Oggetto di indagine è anche la prima traduzione italiana dell’opera e la sua enorme, benché immeritata, influenza sugli studi provenzali dei secoli a venire. Alcune delle invenzioni contenute nella raccolta si sono mantenute vitali per secoli e hanno segnato, nel bene e nel male, perfino gli studi di grandi filologi moderni. Senza pretesa di esaustività, la parte finale del lavoro tenta, dunque, di dimostrare come la raccolta del Nostredame debba la sua stessa esistenza al dibattito cinquecentesco intorno alla lingua, all’istituzionalizzazione degli autori del Trecento, allo scavo filologico avviato dagli intellettuali della penisola intorno a Petrarca e alle sue fonti e, soprattutto, allo straordinario successo delle Prose. [a cura dell'Autore]
Dal provenzalismo di Pietro Bembo alle biografie trobadoriche di Jean de Nostredame / Giuseppe Longo , 2018 Oct 08., Anno Accademico 2015 - 2016. [10.14273/unisa-2464].
Dal provenzalismo di Pietro Bembo alle biografie trobadoriche di Jean de Nostredame
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2018
Abstract
Il presente lavoro ha come obiettivo quello di definire meglio alcune questioni legate agli studi provenzali italiani nel Cinquecento e al ruolo che essi hanno avuto all’interno del dibattito sulla lingua e in favore della rinascita, oltralpe, dell’interesse verso i trovatori. Nella prima parte della tesi si discute della questione della lingua e della figura di Pietro Bembo che rappresenta il più evidente trait d’union tra la questione stessa e gli studi provenzali del Cinquecento. Sono stati evidenziati e chiariti gli interessi provenzali di Pietro Bembo prendendo in esame la sezione occitana della sua ricca biblioteca, le postille lasciate su alcuni canzonieri e il discorso di Federico Fregoso su questa tradizione poetica, contenuto nel primo libro delle Prose. Sempre nella prima parte della tesi, si seguono le tracce dell’edizione di tutte le rime de’ poeti provenzali insieme con le loro vite immaginata, e forse avviata, dal Bembo tra la fine degli anni ‘20 e l’inizio degli anni ‘30 del Cinquecento. Il fantasma di questo progetto, aleggiando nelle discussioni dei maggiori letterati del tempo, ha avuto dei meriti enormi: ha stimolato la ricerca e la conservazione della tradizione lirica occitana, ha consegnato al secolo successivo un ricco bagaglio di testi grammaticali e ha posto le basi per la fortuna degli studi provenzali nella nostra penisola e al di fuori di essa. Il lavoro non vide mai la luce ma le attese del pubblico erano ormai alte: il mercato editoriale reclamava novità che avessero a che fare con questi poeti e con le loro poesie, tanto ricercate quanto oscure. La seconda sezione di questa tesi si occupa del testo Les Vies des plus célèbres et anciens poètes provençaux, pubblicato nel 1575 da Jean de Nostredame, procuratore del parlamento regionale di Aix. La raccolta apparirà a Lione prima nella versione italiana (Le vite delli più celebri et antichi poeti provenzali) e poi in quella francese. Il lavoro, nonostante sia frutto di una peculiare commistione tra fantasia e realtà, si presenta come la realizzazione del progetto editoriale bembiano. Le menzogne abilmente intrecciate a molti elementi reali rendono l’opera del Nostredame non solo affascinante, ma anche straordinariamente problematica; nell’ultima parte della tesi, l’indagine si sposta verso le strategie di falsificazione del procuratore francese. L’obiettivo di questa seconda parte della ricerca è palesare i debiti di natura ideologica e contenutistica che la raccolta biografica del Nostredame contrasse nei confronti del dibattito italiano intorno alla lingua e verso gli studi di provenzalistica. Oggetto di indagine è anche la prima traduzione italiana dell’opera e la sua enorme, benché immeritata, influenza sugli studi provenzali dei secoli a venire. Alcune delle invenzioni contenute nella raccolta si sono mantenute vitali per secoli e hanno segnato, nel bene e nel male, perfino gli studi di grandi filologi moderni. Senza pretesa di esaustività, la parte finale del lavoro tenta, dunque, di dimostrare come la raccolta del Nostredame debba la sua stessa esistenza al dibattito cinquecentesco intorno alla lingua, all’istituzionalizzazione degli autori del Trecento, allo scavo filologico avviato dagli intellettuali della penisola intorno a Petrarca e alle sue fonti e, soprattutto, allo straordinario successo delle Prose. [a cura dell'Autore]I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


