Il presente lavoro ha mirato alla ricostruzione delle tradizioni di fondazione di sette città – Lebedo, Clazomene, Focea, Eritre, Teo, Priene e Samo – della Dodecapoli ionica d’Asia Minore (il gruppo di dodici poleis riunite intorno al culto di Poseidone Eliconio al Micale), non più analizzate in maniera sistematica dopo l’imponente studio di M.B. Sakellariou (La migration greque en Ionie, Athènes 1958). L’indagine è stata condotta in una prospettiva storiografica e in accordo alle più “aggiornate” linee di metodo: una tradizione ecistica di una comunità è in primis un mezzo attraverso cui sono state (ri)costruite e rappresentate le sue origini (da parte dei membri della comunità o di soggetti esterni a essa), in rapporto alle esigenze proprie del tempo in cui le tradizioni vennero elaborate; determinate vicende, necessità o dinamiche di interazione (politico-militari, sociali, religiose) possono cioè aver influenzato la strutturazione e l’orientamento di queste tradizioni, con la proiezione in un momento primordiale, quello delle origini, di componenti ed elementi propri di un orizzonte cronologico seriore. Primaria importanza è stata quindi data al contesto: come spatium historicum – la storia delle città indagate e il quadro delle loro relazioni nella più ampia area ionica d’Asia Minore, –; ma anche come “spazio letterario” in cui le tradizioni occorrono – prestando attenzione alle dinamiche di trasmissione di esse attraverso le fonti antiche e a tutte le problematiche della letteratura frammentaria, storiografica e non –. Dopo un inquadramento preliminare relativo alla rappresentazione, nelle stesse fonti antiche, dei fenomeni migratori pertinenti alla fine del Medioevo Ellenico a cui si ricollegano le “concrete” origini delle città della Dodecapoli (la cosiddetta migrazione ionica) e agli approcci a questo genere di materiali, sono state vagliate le caratteristiche delle tradizioni di fondazione di queste poleis: alcune vertono su di una più remota e “generica” origine greca; altre sulla più puntuale origine ionica, in accordo a precisi criteri ed elementi codificatisi nel tempo e su cui Atene, forte del suo ruolo nel contesto asiatico, sarebbe intervenuta successivamente, a partire probabilmente dal VI sec. a.C. L’indagine su ogni città, dunque, oltre al tentativo di ricostruzione delle varie tradizioni, ha cercato di valutare come i singoli contesti poleici abbiano cercato di ottemperare, nel corso del tempo, all’esigenza di (auto)rappresentarsi come città ioniche; in che modo siano intervenute, per questa ragione come per altro, su nuclei già esistenti alterandone la facies e facendo così emergere eventuali meccanismi di elaborazione comuni; infine, come nelle fonti antiche (guardando specialmente alla Periegesi di Pausania) diverse elaborazioni nate per fini diversi e in momenti diversi siano state armonizzate e “storicizzate” fra loro in articolate archaiologiai. Il confronto con altri tipi di evidenza (archeologica, epigrafica) è stato condotto, all’occorrenza, per gettare luce o meglio comprendere alcuni fenomeni, badando alla piena contestualizzazione dei singoli dati e nella consapevolezza di mantenerli su di un piano diverso rispetto a quanto si desume dalle tradizioni. [a cura dell'Autore]

Tradizioni di fondazione nella Dodecapoli ionica d'Asia Minore / Alfredo Novello , 2021 Jul 13., Anno Accademico 2019 - 2020. [10.14273/unisa-4536].

Tradizioni di fondazione nella Dodecapoli ionica d'Asia Minore

Novello, Alfredo
2021

Abstract

Il presente lavoro ha mirato alla ricostruzione delle tradizioni di fondazione di sette città – Lebedo, Clazomene, Focea, Eritre, Teo, Priene e Samo – della Dodecapoli ionica d’Asia Minore (il gruppo di dodici poleis riunite intorno al culto di Poseidone Eliconio al Micale), non più analizzate in maniera sistematica dopo l’imponente studio di M.B. Sakellariou (La migration greque en Ionie, Athènes 1958). L’indagine è stata condotta in una prospettiva storiografica e in accordo alle più “aggiornate” linee di metodo: una tradizione ecistica di una comunità è in primis un mezzo attraverso cui sono state (ri)costruite e rappresentate le sue origini (da parte dei membri della comunità o di soggetti esterni a essa), in rapporto alle esigenze proprie del tempo in cui le tradizioni vennero elaborate; determinate vicende, necessità o dinamiche di interazione (politico-militari, sociali, religiose) possono cioè aver influenzato la strutturazione e l’orientamento di queste tradizioni, con la proiezione in un momento primordiale, quello delle origini, di componenti ed elementi propri di un orizzonte cronologico seriore. Primaria importanza è stata quindi data al contesto: come spatium historicum – la storia delle città indagate e il quadro delle loro relazioni nella più ampia area ionica d’Asia Minore, –; ma anche come “spazio letterario” in cui le tradizioni occorrono – prestando attenzione alle dinamiche di trasmissione di esse attraverso le fonti antiche e a tutte le problematiche della letteratura frammentaria, storiografica e non –. Dopo un inquadramento preliminare relativo alla rappresentazione, nelle stesse fonti antiche, dei fenomeni migratori pertinenti alla fine del Medioevo Ellenico a cui si ricollegano le “concrete” origini delle città della Dodecapoli (la cosiddetta migrazione ionica) e agli approcci a questo genere di materiali, sono state vagliate le caratteristiche delle tradizioni di fondazione di queste poleis: alcune vertono su di una più remota e “generica” origine greca; altre sulla più puntuale origine ionica, in accordo a precisi criteri ed elementi codificatisi nel tempo e su cui Atene, forte del suo ruolo nel contesto asiatico, sarebbe intervenuta successivamente, a partire probabilmente dal VI sec. a.C. L’indagine su ogni città, dunque, oltre al tentativo di ricostruzione delle varie tradizioni, ha cercato di valutare come i singoli contesti poleici abbiano cercato di ottemperare, nel corso del tempo, all’esigenza di (auto)rappresentarsi come città ioniche; in che modo siano intervenute, per questa ragione come per altro, su nuclei già esistenti alterandone la facies e facendo così emergere eventuali meccanismi di elaborazione comuni; infine, come nelle fonti antiche (guardando specialmente alla Periegesi di Pausania) diverse elaborazioni nate per fini diversi e in momenti diversi siano state armonizzate e “storicizzate” fra loro in articolate archaiologiai. Il confronto con altri tipi di evidenza (archeologica, epigrafica) è stato condotto, all’occorrenza, per gettare luce o meglio comprendere alcuni fenomeni, badando alla piena contestualizzazione dei singoli dati e nella consapevolezza di mantenerli su di un piano diverso rispetto a quanto si desume dalle tradizioni. [a cura dell'Autore]
13-lug-2021
Ricerche e Studi sull’Antichità, il Medioevo e l’Umanesimo, Salerno (RAMUS)
Fondazione
Tradizioni
Ionia
Polito, Marina
D'Onofrio, Giulio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4924353
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