Il presente studio è motivato dall'interesse per la celebre quanto complessa sezione del Filebo in cui si allude al cosiddetto dono degli dèi, consistente nella rivelazione che "le cose che si dice che sempre sono" (Phil. 16c9), e cioè le idee (ἑνάδων, Phil. 15a6, μονάδας, Phil. 15b1), derivano dall'uno e dai molti (ἐξ ἑνὸς καὶ πολλῶν, Phil.16c9), e per questa ragione hanno connaturato (σύμφυτον, Phil.16c10) in se stesse un elemento limitato e un altro illimitato (πέρας καὶ ἀπειρίαν, Phil.16c10). Ad agire sullo sfondo di una simile dottrina vi è il motivo dell'intreccio tra le idee e quindi delle relazioni di inclusione attraverso le quali prende forma l'ordine del cosmo eidetico. Infatti, la nozione di molteplicità alla quale allude Platone non può in alcun modo essere di natura fisicistica, poiché questa comporterebbe la parcellizzazione delle idee a opera delle loro istanze, e il conseguente smarrimento della loro unità. Una simile molteplicità ha luogo piuttosto in seguito al complesso sistema di relazioni intra-eidetiche nel quale ciascuna idea si trova a essere inserita. Nel corso dell'analisi, la cosa più interessante da dimostrare sarà che l'unità di ciascuna idea non viene però compromessa dall'articolazione interna, e quindi dalla molteplicità che essa presenta. Per Platone le idee costituiscono enadi o monadi, ossia unità ontologiche assolute e indivisibili. Tuttavia le idee risultano anche molteplici, dal momento che ciascuna di esse presenta una struttura complessa, che ne costituisce l'οὐσία e che è compito del dialettico svelare e riprodurre nel discorso. .. [a cura dell'Autore]
Il dono degli dèi. Indagine su Filebo 14a-17a / Carmen Di Lorenzo , 2018 Jul 16., Anno Accademico 2016 - 2017. [10.14273/unisa-2499].
Il dono degli dèi. Indagine su Filebo 14a-17a
Di Lorenzo, Carmen
2018
Abstract
Il presente studio è motivato dall'interesse per la celebre quanto complessa sezione del Filebo in cui si allude al cosiddetto dono degli dèi, consistente nella rivelazione che "le cose che si dice che sempre sono" (Phil. 16c9), e cioè le idee (ἑνάδων, Phil. 15a6, μονάδας, Phil. 15b1), derivano dall'uno e dai molti (ἐξ ἑνὸς καὶ πολλῶν, Phil.16c9), e per questa ragione hanno connaturato (σύμφυτον, Phil.16c10) in se stesse un elemento limitato e un altro illimitato (πέρας καὶ ἀπειρίαν, Phil.16c10). Ad agire sullo sfondo di una simile dottrina vi è il motivo dell'intreccio tra le idee e quindi delle relazioni di inclusione attraverso le quali prende forma l'ordine del cosmo eidetico. Infatti, la nozione di molteplicità alla quale allude Platone non può in alcun modo essere di natura fisicistica, poiché questa comporterebbe la parcellizzazione delle idee a opera delle loro istanze, e il conseguente smarrimento della loro unità. Una simile molteplicità ha luogo piuttosto in seguito al complesso sistema di relazioni intra-eidetiche nel quale ciascuna idea si trova a essere inserita. Nel corso dell'analisi, la cosa più interessante da dimostrare sarà che l'unità di ciascuna idea non viene però compromessa dall'articolazione interna, e quindi dalla molteplicità che essa presenta. Per Platone le idee costituiscono enadi o monadi, ossia unità ontologiche assolute e indivisibili. Tuttavia le idee risultano anche molteplici, dal momento che ciascuna di esse presenta una struttura complessa, che ne costituisce l'οὐσία e che è compito del dialettico svelare e riprodurre nel discorso. .. [a cura dell'Autore]I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


