La nozione di “postcinema” si riferisce ai processi di radicale trasformazione del medium cinematografico novecentesco per effetto della messa in crisi del suo statuto fotografico, da un lato, e della sua natura di spettacolo collettivo, dall’altro, ad opera dei media digitali. La mole di studi pubblicata negli ultimi anni sul tema, sia in ambito estetologico che sociologico, testimonia la centralità di tale processo socioculturale, che – in estrema sintesi – ha come tre principali effetti: a) sulla composizione filmica, la digitalizzazione completa del processo di moviemaking, tale da consentirne la totale lavorabilità mediante algoritmi info-numerici, che lo emancipano da qualsiasi legame con il profilmico e, quindi, con il suo statuto fotografico pre-digitale; b) sul mediascape, la migrazione del “cinematico” dagli spazi tradizionali del cinema agli schermi polimorfi (installazioni, spot, clip, medical imaging, radar, machinima, immagini autogenerate da software, live performance, vj-set, ecc.), diffusi e integrati nella multimedialità avanzata; c) sul racconto, il massiccio investimento sul transmedia storytelling, ovvero un’architettura finzionale che distribuisce la narrazione su una pluralità di media (cinema, fumetti, serie tv, videogames, ecc.), fidelizzando il fruitore, implementando narrazioni stratificate e ottimizzando i profitti dei conglomerati dell’industria culturale (il cui business, assecondando i processi di convergenza tecnologica e culturale, è trasversale a quelle che, nel passato pre-digitale, erano industrie separate: editoria, cinema, radiofonia, telefonia e telecomunicazioni). Il rapido tratteggio dell’attuale condizione post-mediale è finalizzato a sottolineare come, nella fase attuale (dal 2000 ad oggi), è l’intero sistema dei rapporti (sociali, economici, culturali, estetici) dell’immagine in movimento ad essere oggetto di una potente sollecitazione trasformativa. In tale ottica, il passaggio epocale dal cinema al postcinema si ricollega al dibattito sulla morte del medium, nella sua forma di industria culturale novecentesca dotata di fondanti apparati di produzione, distribuzione e consumo. L’obiettivo cognitivo di questo lavoro di tesi, esito di un trienno di ricerche nell’ambito del Dottorato in Scienze della Comunicazione dell’Università di Salerno, consiste nel delineare una fenomenologia del consumo (post)cinematografico, nelle multiformi accezioni in cui i media digitali ne hanno rideterminato modalità e proprietà. .. [a cura dell'Autore]
Redacted. Indagine socioculturale sulla spettatorialità (post)cinematografica nell’era digitale / Mario Tirino , 2016 Mar 02., Anno Accademico 2014 - 2015.
Redacted. Indagine socioculturale sulla spettatorialità (post)cinematografica nell’era digitale
Tirino, Mario
2016
Abstract
La nozione di “postcinema” si riferisce ai processi di radicale trasformazione del medium cinematografico novecentesco per effetto della messa in crisi del suo statuto fotografico, da un lato, e della sua natura di spettacolo collettivo, dall’altro, ad opera dei media digitali. La mole di studi pubblicata negli ultimi anni sul tema, sia in ambito estetologico che sociologico, testimonia la centralità di tale processo socioculturale, che – in estrema sintesi – ha come tre principali effetti: a) sulla composizione filmica, la digitalizzazione completa del processo di moviemaking, tale da consentirne la totale lavorabilità mediante algoritmi info-numerici, che lo emancipano da qualsiasi legame con il profilmico e, quindi, con il suo statuto fotografico pre-digitale; b) sul mediascape, la migrazione del “cinematico” dagli spazi tradizionali del cinema agli schermi polimorfi (installazioni, spot, clip, medical imaging, radar, machinima, immagini autogenerate da software, live performance, vj-set, ecc.), diffusi e integrati nella multimedialità avanzata; c) sul racconto, il massiccio investimento sul transmedia storytelling, ovvero un’architettura finzionale che distribuisce la narrazione su una pluralità di media (cinema, fumetti, serie tv, videogames, ecc.), fidelizzando il fruitore, implementando narrazioni stratificate e ottimizzando i profitti dei conglomerati dell’industria culturale (il cui business, assecondando i processi di convergenza tecnologica e culturale, è trasversale a quelle che, nel passato pre-digitale, erano industrie separate: editoria, cinema, radiofonia, telefonia e telecomunicazioni). Il rapido tratteggio dell’attuale condizione post-mediale è finalizzato a sottolineare come, nella fase attuale (dal 2000 ad oggi), è l’intero sistema dei rapporti (sociali, economici, culturali, estetici) dell’immagine in movimento ad essere oggetto di una potente sollecitazione trasformativa. In tale ottica, il passaggio epocale dal cinema al postcinema si ricollega al dibattito sulla morte del medium, nella sua forma di industria culturale novecentesca dotata di fondanti apparati di produzione, distribuzione e consumo. L’obiettivo cognitivo di questo lavoro di tesi, esito di un trienno di ricerche nell’ambito del Dottorato in Scienze della Comunicazione dell’Università di Salerno, consiste nel delineare una fenomenologia del consumo (post)cinematografico, nelle multiformi accezioni in cui i media digitali ne hanno rideterminato modalità e proprietà. .. [a cura dell'Autore]I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


