L’incertezza e la non prevedibilità del futuro sono regole del gioco della vita, ma il sogno di poter superare questi vincoli ha sempre accompagnato lo sforzo e la fatica dell’uomo nel suo impegno con la realtà; invocare la dea Fortuna per vincere questa sfida non è mai stato segnale di debolezza. Oggi, però, questo sogno ha nuovi simboli, nuovi sacerdoti, nuovi templi, e soprattutto ha uno strumento magico: il denaro, da vincere con il “colpo grosso”. Montagne di soldi che arrivano senza fatica, ma grazie a pura fortuna, risolvendo automaticamente tutti i problemi della quotidianità. Per questo ci sono offerti in abbondanza vecchi e nuovi riti: lotterie, giochi televisivi, sale Bingo, casinò reali e virtuali e tutto il vecchio e nuovo mondo della “scommessa”, sui numeri, sul calcio, sui cavalli, su qualunque cosa si possa rischiare. Così si assommano due grandi sogni: la voglia di “vincere il futuro” senza più fatica, senza più impegno, attraverso i “soldi facili”, e insieme il brivido del successo. Ma c’è chi, sognando, si ammala di gioco, al punto che non ne può più fare a meno, e si accanisce, perdendo anche il senso e il gusto del sogno, schiavo di un rischio in cui si può solo perdere. In tal modo il gioco patologico, così come altre dipendenze, può diventare disastroso non solo per la persona, ma per tutta la famiglia; non solo economicamente, ma anche per l’identità della persona. Il gioco d’azzardo oltre che essere un evento di elevate proporzioni economiche, esprime anche l’attrazione esercitata sull’uomo dalla casualità e dal rischio. La prima parte della ricerca tratta le teorie che hanno analizzato il concetto di “rischio” nella società postmoderna, quale componente fondamentale e che evince dall’incertezza della stessa società, ponendo l’accento su due elementi propri del concetto di “rischio”, sulla sua inevitabilità e sul fattore culturale in esso presente. In particolare oggetto di analisi sono stati gli studi di Zygmunt Bauman che per primo ha infuso il concetto di “rischio” con le dinamiche dell’azzardo. Egli nella sua opera “La società dell’incertezza”1 delinea il profilo del giocatore d’azzardo, descrivendo la sua personalità come “ridefinita”, “spersonalizzata” e “identificata” attraverso gli elementi propri all’attività del gioco. Bauman sottolinea, soprattutto, l’elemento del tempo trascorso a giocare, un tempo che definisce “finito”. La seconda parte di questo lavoro sarà dedicata al gioco d’azzardo nelle sue caratteristiche antropologiche e culturali. Si evidenzierà l’elemento sociale del gioco, soprattutto del gioco del Lotto, come formula partecipe della realtà, creatrice di elementi di essa. Il gioco verrà raccontato attraverso le sue condizioni e le sue regole, mediante il linguaggio della comunità dei giocatori e alcuni imperativi dell’attività ludica quali la “sfida con le sorte” e la “competizione con le fortuna”. [a cura dell'Autore]
L’espansione del gioco pubblico in Italia contemporanea / Alfredo Caponigro , 2023 Jun 30., Anno Accademico 2022 - 2023. [10.14273/unisa-5458].
L’espansione del gioco pubblico in Italia contemporanea
Caponigro, Alfredo
2023
Abstract
L’incertezza e la non prevedibilità del futuro sono regole del gioco della vita, ma il sogno di poter superare questi vincoli ha sempre accompagnato lo sforzo e la fatica dell’uomo nel suo impegno con la realtà; invocare la dea Fortuna per vincere questa sfida non è mai stato segnale di debolezza. Oggi, però, questo sogno ha nuovi simboli, nuovi sacerdoti, nuovi templi, e soprattutto ha uno strumento magico: il denaro, da vincere con il “colpo grosso”. Montagne di soldi che arrivano senza fatica, ma grazie a pura fortuna, risolvendo automaticamente tutti i problemi della quotidianità. Per questo ci sono offerti in abbondanza vecchi e nuovi riti: lotterie, giochi televisivi, sale Bingo, casinò reali e virtuali e tutto il vecchio e nuovo mondo della “scommessa”, sui numeri, sul calcio, sui cavalli, su qualunque cosa si possa rischiare. Così si assommano due grandi sogni: la voglia di “vincere il futuro” senza più fatica, senza più impegno, attraverso i “soldi facili”, e insieme il brivido del successo. Ma c’è chi, sognando, si ammala di gioco, al punto che non ne può più fare a meno, e si accanisce, perdendo anche il senso e il gusto del sogno, schiavo di un rischio in cui si può solo perdere. In tal modo il gioco patologico, così come altre dipendenze, può diventare disastroso non solo per la persona, ma per tutta la famiglia; non solo economicamente, ma anche per l’identità della persona. Il gioco d’azzardo oltre che essere un evento di elevate proporzioni economiche, esprime anche l’attrazione esercitata sull’uomo dalla casualità e dal rischio. La prima parte della ricerca tratta le teorie che hanno analizzato il concetto di “rischio” nella società postmoderna, quale componente fondamentale e che evince dall’incertezza della stessa società, ponendo l’accento su due elementi propri del concetto di “rischio”, sulla sua inevitabilità e sul fattore culturale in esso presente. In particolare oggetto di analisi sono stati gli studi di Zygmunt Bauman che per primo ha infuso il concetto di “rischio” con le dinamiche dell’azzardo. Egli nella sua opera “La società dell’incertezza”1 delinea il profilo del giocatore d’azzardo, descrivendo la sua personalità come “ridefinita”, “spersonalizzata” e “identificata” attraverso gli elementi propri all’attività del gioco. Bauman sottolinea, soprattutto, l’elemento del tempo trascorso a giocare, un tempo che definisce “finito”. La seconda parte di questo lavoro sarà dedicata al gioco d’azzardo nelle sue caratteristiche antropologiche e culturali. Si evidenzierà l’elemento sociale del gioco, soprattutto del gioco del Lotto, come formula partecipe della realtà, creatrice di elementi di essa. Il gioco verrà raccontato attraverso le sue condizioni e le sue regole, mediante il linguaggio della comunità dei giocatori e alcuni imperativi dell’attività ludica quali la “sfida con le sorte” e la “competizione con le fortuna”. [a cura dell'Autore]I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


