Il presente studio si ripropone di colmare un’evidente lacuna nel panorama degli studi virgiliani, l’assenza di un’indagine sistematica sul rapporto tra ordo verborum ed espressività nell’Eneide. Se è vero, come è vero, che singole notazioni su vari aspetti della collocazione delle parole sono riportate nei principali commenti, si deve riconoscere che in assenza di una verifica sistematica condotta sull’intera Eneide, si rischia facilmente di lasciarsi sedurre da osservazioni suggestive, ma in ultima analisi impressionistiche. La classificazione dei singoli fenomeni non equivale tuttavia ad identificarne e fissarne in maniera univoca gli effetti. La valenza di una figura può essere valutata solo all’interno del suo contesto e alla luce della convergenza con altri tratti stilistici. La raccolta completa di materiale ci permette ad ogni modo di analizzare le strutture della poesia virgiliana e di verificare come il poeta associ con sorprendente regolarità un determinato ordo verborum ad immagini, temi e motivi ricorrenti, nel fenomeno di autocitazione, noto come “self-echo” o “orecchio interno”. Alla luce di questa similarità, non solo tematica, ma anche strutturale, l’ordine delle parole diviene un fattore importante anche in chiave ermeneutica, costituendo un denominatore comune di passi che nella mente del poeta dovevano presentare sintomatiche affinità. Nella nostra indagine, che si articolerà essenzialmente sul testo virgiliano, non senza una lettura a campione condotta su altri poeti epici, analizzeremo in primo luogo il procedimento dell'enjambement, che, se da un lato è uno scarto “istituzionalizzato”, in quanto impiegato come una normale strategia di rottura del verso-frase, in Virgilio può essere, in alcuni casi particolari, considerato a buon diritto come una suggestiva figura stilistica. Anche per l'iperbato, come per l'enjambement, si tratterà di selezionare le tipologie più “rilevanti”, il cui impiego non sia formulare o dettato da mere esigenze di versificazione. L'iperbato “verticale”, “ad intarsio”, “a cornice” del verso, (A...A) o interstichico, sono alcuni esempi di figure che non passano inosservate, ma sembrano anzi veicolare precisi gesti linguistici. Sarà inoltre discusso il rapporto tra ordine delle parole e senso, spesso riscontrabile nella giustapposizione ad effetto di sostantivi in stridente contrasto semantico (“giustapposizione ossimorica”), o di nomi indicanti guerrieri, padri e figli, amanti, con la finalità di sottolinearne il rapporto di ostilità o di affetto. Correlato a questo tipo di espressività è il carattere talvolta iconico dell'ordo verborum, che in alcuni casi risulta chiaramente dettato dalla volontà del poeta di riprodurre mimeticamente l'oggetto o un'azione descritta dalla semantica di un verso (“mimetic syntax”). Rientrano nella discussione sull'ordo verborum anche i fenomeni prosodici che scaturiscono dalla collocazione di due termini (iato, sinalefe, enantiometria), i versi ipermetri o contraddistinti da clausole particolari. Il seguente lavoro vuol essere, quindi, una raccolta di materiali, spunti e osservazioni stilistiche che possano tornare utili in sede di commento, senza per questo aver la pretesa di essere esaustivo o di tentare inutilmente di ridurre la complessità dello stile virgiliano a formule fisse ed univoche. [introduzione a cura dell'Autore]

De aeneidos verborum ordine: collocazione delle parole e espressività nell’Eneide / Paolo Dainotti , 2015 Jul 01., Anno Accademico 2011 - 2012.

De aeneidos verborum ordine: collocazione delle parole e espressività nell’Eneide

Dainotti, Paolo
2015

Abstract

Il presente studio si ripropone di colmare un’evidente lacuna nel panorama degli studi virgiliani, l’assenza di un’indagine sistematica sul rapporto tra ordo verborum ed espressività nell’Eneide. Se è vero, come è vero, che singole notazioni su vari aspetti della collocazione delle parole sono riportate nei principali commenti, si deve riconoscere che in assenza di una verifica sistematica condotta sull’intera Eneide, si rischia facilmente di lasciarsi sedurre da osservazioni suggestive, ma in ultima analisi impressionistiche. La classificazione dei singoli fenomeni non equivale tuttavia ad identificarne e fissarne in maniera univoca gli effetti. La valenza di una figura può essere valutata solo all’interno del suo contesto e alla luce della convergenza con altri tratti stilistici. La raccolta completa di materiale ci permette ad ogni modo di analizzare le strutture della poesia virgiliana e di verificare come il poeta associ con sorprendente regolarità un determinato ordo verborum ad immagini, temi e motivi ricorrenti, nel fenomeno di autocitazione, noto come “self-echo” o “orecchio interno”. Alla luce di questa similarità, non solo tematica, ma anche strutturale, l’ordine delle parole diviene un fattore importante anche in chiave ermeneutica, costituendo un denominatore comune di passi che nella mente del poeta dovevano presentare sintomatiche affinità. Nella nostra indagine, che si articolerà essenzialmente sul testo virgiliano, non senza una lettura a campione condotta su altri poeti epici, analizzeremo in primo luogo il procedimento dell'enjambement, che, se da un lato è uno scarto “istituzionalizzato”, in quanto impiegato come una normale strategia di rottura del verso-frase, in Virgilio può essere, in alcuni casi particolari, considerato a buon diritto come una suggestiva figura stilistica. Anche per l'iperbato, come per l'enjambement, si tratterà di selezionare le tipologie più “rilevanti”, il cui impiego non sia formulare o dettato da mere esigenze di versificazione. L'iperbato “verticale”, “ad intarsio”, “a cornice” del verso, (A...A) o interstichico, sono alcuni esempi di figure che non passano inosservate, ma sembrano anzi veicolare precisi gesti linguistici. Sarà inoltre discusso il rapporto tra ordine delle parole e senso, spesso riscontrabile nella giustapposizione ad effetto di sostantivi in stridente contrasto semantico (“giustapposizione ossimorica”), o di nomi indicanti guerrieri, padri e figli, amanti, con la finalità di sottolinearne il rapporto di ostilità o di affetto. Correlato a questo tipo di espressività è il carattere talvolta iconico dell'ordo verborum, che in alcuni casi risulta chiaramente dettato dalla volontà del poeta di riprodurre mimeticamente l'oggetto o un'azione descritta dalla semantica di un verso (“mimetic syntax”). Rientrano nella discussione sull'ordo verborum anche i fenomeni prosodici che scaturiscono dalla collocazione di due termini (iato, sinalefe, enantiometria), i versi ipermetri o contraddistinti da clausole particolari. Il seguente lavoro vuol essere, quindi, una raccolta di materiali, spunti e osservazioni stilistiche che possano tornare utili in sede di commento, senza per questo aver la pretesa di essere esaustivo o di tentare inutilmente di ridurre la complessità dello stile virgiliano a formule fisse ed univoche. [introduzione a cura dell'Autore]
1-lug-2015
Filologia classica
Stile
Espressività
Eneide
Grazzini, Stefano
Esposito, Paolo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4926819
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