I fenomeni di sradicamento delle identità, indotti dai processi globali, rendono urgente il ripensamento critico delle nozioni di identità e differenza, in relazione ai singoli individui e ai gruppi. Gli approcci tradizionali alla questione dell’identità e della differenza hanno rivelato una attitudine allo schematismo e alla semplificazione di categorie complesse e problematiche: le teorie multiculturaliste, in primo luogo, sia nella versione formalistica neoliberale, che in quella essenzialistica neocomunitaria, sembrano rivelare una concezione statica e omologata dell’identità e dell’alterità. Entrambe manifestano, infatti, una forte tendenza alla ricomposizione organica della pluralità e della eterogeneità in una unità omologante e livellatrice delle differenze, sacrificando la complessità delle relazioni e dei conflitti culturali globali. Lo stesso tentativo di Habermas di coniugare l’universalismo neokantiano con il pluralismo culturale e identitario si risolve in un approccio eticizzante e fondativo di un contesto concreto: la tradizione occidentale. Obiettivo di questo saggio è l’analisi del contributo fornito dai recenti studi antropologici e sociologici (Amselle, Wieviorka, Hannerz, Clifford) al dibattito filosofico politico-giuridico odierno. Questi studi sottolineano come l’affermazione di identità rigide, chiuse, rappresentate come statiche, non regge oggi rispetto alla natura incessante delle relazioni globali, nelle quali si rivela una tendenza a produrre sempre nuove differenze piuttosto che a riprodurle. Il meticciato, l’ibridazione culturale, la mescolanza sembrano essere, pertanto, categorie utili per comprendere un fenomeno complesso, ambivalente ed evitare qualsiasi tentativo di classificazioni e definizioni, a seconda dei casi, troppo vuote o troppo piene.

Ripensare l'identità nell'epoca della globalizzazione. Il contributo delle discipline sociali e antropologiche

TUCCI, Antonio
2004-01-01

Abstract

I fenomeni di sradicamento delle identità, indotti dai processi globali, rendono urgente il ripensamento critico delle nozioni di identità e differenza, in relazione ai singoli individui e ai gruppi. Gli approcci tradizionali alla questione dell’identità e della differenza hanno rivelato una attitudine allo schematismo e alla semplificazione di categorie complesse e problematiche: le teorie multiculturaliste, in primo luogo, sia nella versione formalistica neoliberale, che in quella essenzialistica neocomunitaria, sembrano rivelare una concezione statica e omologata dell’identità e dell’alterità. Entrambe manifestano, infatti, una forte tendenza alla ricomposizione organica della pluralità e della eterogeneità in una unità omologante e livellatrice delle differenze, sacrificando la complessità delle relazioni e dei conflitti culturali globali. Lo stesso tentativo di Habermas di coniugare l’universalismo neokantiano con il pluralismo culturale e identitario si risolve in un approccio eticizzante e fondativo di un contesto concreto: la tradizione occidentale. Obiettivo di questo saggio è l’analisi del contributo fornito dai recenti studi antropologici e sociologici (Amselle, Wieviorka, Hannerz, Clifford) al dibattito filosofico politico-giuridico odierno. Questi studi sottolineano come l’affermazione di identità rigide, chiuse, rappresentate come statiche, non regge oggi rispetto alla natura incessante delle relazioni globali, nelle quali si rivela una tendenza a produrre sempre nuove differenze piuttosto che a riprodurle. Il meticciato, l’ibridazione culturale, la mescolanza sembrano essere, pertanto, categorie utili per comprendere un fenomeno complesso, ambivalente ed evitare qualsiasi tentativo di classificazioni e definizioni, a seconda dei casi, troppo vuote o troppo piene.
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