Le organizzazioni sanitarie pubbliche e private mostrano crescenti bisogni di integrazione, motivati dalla numerosità e dalla eterogeneità delle attività svolte, dalla coesistenza di diversi ambiti di specializzazione, dalla varietà degli obiettivi perseguiti nonché dalle frequenza con cui le innovazioni tecnologiche si susseguono nel contesto in cui esse operano. L’articolo esamina criticamente le riforme normative in senso aziendale aventi come oggetto il tema dell’integrazione organizzativa, dimostrando la loro limitata efficacia. I deludenti risultati raggiunti hanno condotto a una crescente insofferenza nei confronti delle logiche aziendalistiche ed economiche, in particolare da parte del personale clinico. Ciò ha favorito il progressivo spostamento dell’attenzione dalle tematiche di contenimento dei costi alla capacità di garantire l’efficacia clinica delle prestazioni e l’appropriatezza nel loro utilizzo. La clinical governance è considerata come una possibile opzione per risolvere i problemi derivanti dai fabbisogno di integrazione: il cambiamento da avviare risulta di estrema difficoltà, in quanto propone un processo modificativo che deve necessariamente toccare tutti i livelli organizzativi (l’individuo, il gruppo, l’azienda sanitaria e ospedaliera, l’intero network) e che deve incidere su un contenuto complesso, coinvolgendo e trasformando le caratteristiche fondamentali degli attori organizzativi e la dimensione interna ed esterna delle relazioni tra gli operatori della sanità. In tale prospettiva, sono analizzate le condizioni organizzative e culturali per la sua efficace attuazione.
La clinical governance, possibile soluzione ai fabbisogni di integrazione nelle aziende sanitarie
ADINOLFI, Paola
2005-01-01
Abstract
Le organizzazioni sanitarie pubbliche e private mostrano crescenti bisogni di integrazione, motivati dalla numerosità e dalla eterogeneità delle attività svolte, dalla coesistenza di diversi ambiti di specializzazione, dalla varietà degli obiettivi perseguiti nonché dalle frequenza con cui le innovazioni tecnologiche si susseguono nel contesto in cui esse operano. L’articolo esamina criticamente le riforme normative in senso aziendale aventi come oggetto il tema dell’integrazione organizzativa, dimostrando la loro limitata efficacia. I deludenti risultati raggiunti hanno condotto a una crescente insofferenza nei confronti delle logiche aziendalistiche ed economiche, in particolare da parte del personale clinico. Ciò ha favorito il progressivo spostamento dell’attenzione dalle tematiche di contenimento dei costi alla capacità di garantire l’efficacia clinica delle prestazioni e l’appropriatezza nel loro utilizzo. La clinical governance è considerata come una possibile opzione per risolvere i problemi derivanti dai fabbisogno di integrazione: il cambiamento da avviare risulta di estrema difficoltà, in quanto propone un processo modificativo che deve necessariamente toccare tutti i livelli organizzativi (l’individuo, il gruppo, l’azienda sanitaria e ospedaliera, l’intero network) e che deve incidere su un contenuto complesso, coinvolgendo e trasformando le caratteristiche fondamentali degli attori organizzativi e la dimensione interna ed esterna delle relazioni tra gli operatori della sanità. In tale prospettiva, sono analizzate le condizioni organizzative e culturali per la sua efficace attuazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.