Francesca da Rimini di Silvio Pellico ebbe un clamoroso successo al Teatro Fiorentini di Napoli ad opera di Tommaso Salvini e Fanny Sadowsky. La prova più lampante di tale celebrità è costituita, oltre che dai giudizi della critica ufficiale, dalla fortunata parodia dialettale che Antonio Petito opera al Teatro Nuovo di Napoli sull’originale in lingua. Rispetto ad uno schema di contraffazione ormai collaudato, Petito inserisce elementi teatrali assolutamente innovativi che trascendono la cifra testuale e compongono una macchina spettacolare altamente congegnata e mostrata come artificio. Sin dalla didascalia iniziale, la rappresentazione adotta un impianto totalmente metateatrale che si mantiene solido per tutta la durata della commedia. Petito utilizza l’intero teatro collocando personaggi oltre il perimetro del palcoscenico, spingendo l’azione al di là dello spazio ordinario e alludendo a luoghi fuori dalla visuale degli spettatori. Petito, dunque, intuisce e realizza una possibilità nuova di considerare e abitare lo spazio teatrale secondo una modalità che vede ridotti i confini tra palcoscenico e platea in tempi assolutamente precoci per la sua epoca.
Parodia e metateatro. Francesca da Rimini di Antonio Petito
SAPIENZA, Annamaria
2004
Abstract
Francesca da Rimini di Silvio Pellico ebbe un clamoroso successo al Teatro Fiorentini di Napoli ad opera di Tommaso Salvini e Fanny Sadowsky. La prova più lampante di tale celebrità è costituita, oltre che dai giudizi della critica ufficiale, dalla fortunata parodia dialettale che Antonio Petito opera al Teatro Nuovo di Napoli sull’originale in lingua. Rispetto ad uno schema di contraffazione ormai collaudato, Petito inserisce elementi teatrali assolutamente innovativi che trascendono la cifra testuale e compongono una macchina spettacolare altamente congegnata e mostrata come artificio. Sin dalla didascalia iniziale, la rappresentazione adotta un impianto totalmente metateatrale che si mantiene solido per tutta la durata della commedia. Petito utilizza l’intero teatro collocando personaggi oltre il perimetro del palcoscenico, spingendo l’azione al di là dello spazio ordinario e alludendo a luoghi fuori dalla visuale degli spettatori. Petito, dunque, intuisce e realizza una possibilità nuova di considerare e abitare lo spazio teatrale secondo una modalità che vede ridotti i confini tra palcoscenico e platea in tempi assolutamente precoci per la sua epoca.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.