Nel corso degli ultimi anni, il settore elettrico italiano ha subito rilevanti mutamenti organizzativi ed istituzionali dovuti, principalmente, alla transizione dal precedente sistema monopolistico ad un “mercato libero” dell’energia elettrica. Tale radicale trasformazione è riconducibile alle scelte, poste in essere dall’Unione Europea, in tema di liberalizzazione ed integrazione dei mercati dell’energia, allo scopo di favorire il raggiungimento di importanti obiettivi fra i quali: la sicurezza degli approvvigionamenti, la tutela ambientale, la qualità e l’economicità dei servizi. Il quadro normativo che ha dato l’avvio all’evoluzione tuttora in atto è ravvisabile nella Direttiva 96/92/CE, che concerne le “norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica”, abrogata e sostituita dalla Direttiva 2003/54/CE, a cui ogni Stato Membro è chiamato a conformarsi per la realizzazione del Mercato Unico dell’Energia. In Italia, la normativa europea è stata recepita con il decreto n. 79 del 1999 (meglio noto come “Decreto Bersani”), che ha ridisegnato il quadro legislativo e istituzionale del settore elettrico nazionale. Lo scopo è quello di creare un sistema di libera concorrenza, peraltro regolamentato da norme volte alla tutela dell’utente finale, in coerenza con il principio di pubblica utilità dell’energia elettrica. Il presente lavoro si pone l’obiettivo di analizzare alcune importanti problematiche connesse alla istituzione della Borsa elettrica, il cui funzionamento, sebbene assimilabile a quello delle borse valori, è contraddistinto da peculiari elementi di complessità. Basti considerare, da un lato, la singolarità della “merce” strategica energia elettrica – di difficile immagazzinamento, per cui è necessario che si verifichi la contestualità tra produzione e consumo – e, dall’altro, la necessità di favorire lo sviluppo di un mercato energetico concorrenziale pur se nell’ambito di un servizio di pubblica utilità.

Il ruolo della Borsa elettrica nello scenario energetico italiano

PROTO, Maria;SICA, DANIELA
2005-01-01

Abstract

Nel corso degli ultimi anni, il settore elettrico italiano ha subito rilevanti mutamenti organizzativi ed istituzionali dovuti, principalmente, alla transizione dal precedente sistema monopolistico ad un “mercato libero” dell’energia elettrica. Tale radicale trasformazione è riconducibile alle scelte, poste in essere dall’Unione Europea, in tema di liberalizzazione ed integrazione dei mercati dell’energia, allo scopo di favorire il raggiungimento di importanti obiettivi fra i quali: la sicurezza degli approvvigionamenti, la tutela ambientale, la qualità e l’economicità dei servizi. Il quadro normativo che ha dato l’avvio all’evoluzione tuttora in atto è ravvisabile nella Direttiva 96/92/CE, che concerne le “norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica”, abrogata e sostituita dalla Direttiva 2003/54/CE, a cui ogni Stato Membro è chiamato a conformarsi per la realizzazione del Mercato Unico dell’Energia. In Italia, la normativa europea è stata recepita con il decreto n. 79 del 1999 (meglio noto come “Decreto Bersani”), che ha ridisegnato il quadro legislativo e istituzionale del settore elettrico nazionale. Lo scopo è quello di creare un sistema di libera concorrenza, peraltro regolamentato da norme volte alla tutela dell’utente finale, in coerenza con il principio di pubblica utilità dell’energia elettrica. Il presente lavoro si pone l’obiettivo di analizzare alcune importanti problematiche connesse alla istituzione della Borsa elettrica, il cui funzionamento, sebbene assimilabile a quello delle borse valori, è contraddistinto da peculiari elementi di complessità. Basti considerare, da un lato, la singolarità della “merce” strategica energia elettrica – di difficile immagazzinamento, per cui è necessario che si verifichi la contestualità tra produzione e consumo – e, dall’altro, la necessità di favorire lo sviluppo di un mercato energetico concorrenziale pur se nell’ambito di un servizio di pubblica utilità.
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