«Eclectic parvenus» erano stati ribattezzati da Otto Demus principi e re normanni, al centro di una stagione artistica memorabile per il Sud, a tratti ‘capricciosa’ nella combinazione di formule espressive e repertori ornamentali. Specchio di tale gusto affatto univoco, ma piuttosto variegato da molteplici suggestioni culturali, può essere considerato anche un preciso dettaglio di arredo, lo schermo delle finestre, attraverso il quale illustrare la varetà di modi dell’arredo architettonico nell’Italia meridionale normanna. Di importanza assolutamente periferica se confrontato con la magnifica profusione dei rivestimenti e dei pezzi d’intaglio che ornavano le architetture civili e religiose tra XI-XII sec., eppure fondamentali per un adeguato apprezzamento degli interni e per cogliere l’adesione a sistemi strutturali-decorativi ispirati alla coeve soluzioni d’Oltralpe oppure a cristallizzate formule bizantine o finanche alla precedente dominazione araba. Ecco che probabilmente per intenzione del promotore, o di accorti mediatori tra questi e le maestranze multilingue che attraversavano il Sud in quell’epoca, è stata guidata la scelta di vetro connesso da piombi a formare pannelli istoriati già usuali Oltralpe, oppure di transenne in stucco traforato, a volte con inserti di vetro piano, di ascendenza arabo-sicula. Quindi anche le vetrate e lo stucco possono avvalorare una visione della cultura di età normanna come dominata da eclettismo e ricerca della magnificenza. La loro ricorrenza in monumenti che sono puntualmente legati alla memoria di personaggi di grande spessore politico ha stimolato la curiosità verso alcune questioni: se vi fossero precisi sottesi estetici e ideologici alle scelte d’allestimento, ovvero intenzionali richiami a specifici modelli architettonici oppure semplicemente al principio del lusso a tutti i costi nella selezione e combinazione dei materiali; cosa abbia scatenato la ricerca, forse non agevole, di rare competenze artigianali altamente specializzate per mettere in opera i rivestimenti o le vetrate. All’ausilio di resti materiali si affiancherà il recupero di topoi letterari che potranno illustrare le aspirazioni dei committenti o di chi ne interpretò il volere.

Parvenus eclettici e il canone estetico della varietas. Riflessioni su alcuni dettagli di arredo architettonico nell’Italia meridionale normanna, in David Knipp (Hrsg.), Kunst und Form im normannischen Sizilien (Roma, Bibliotheca Hertziana-British School at Rome, 6-7 Dicembre 2002)

DELL'ACQUA, Francesca
2005-01-01

Abstract

«Eclectic parvenus» erano stati ribattezzati da Otto Demus principi e re normanni, al centro di una stagione artistica memorabile per il Sud, a tratti ‘capricciosa’ nella combinazione di formule espressive e repertori ornamentali. Specchio di tale gusto affatto univoco, ma piuttosto variegato da molteplici suggestioni culturali, può essere considerato anche un preciso dettaglio di arredo, lo schermo delle finestre, attraverso il quale illustrare la varetà di modi dell’arredo architettonico nell’Italia meridionale normanna. Di importanza assolutamente periferica se confrontato con la magnifica profusione dei rivestimenti e dei pezzi d’intaglio che ornavano le architetture civili e religiose tra XI-XII sec., eppure fondamentali per un adeguato apprezzamento degli interni e per cogliere l’adesione a sistemi strutturali-decorativi ispirati alla coeve soluzioni d’Oltralpe oppure a cristallizzate formule bizantine o finanche alla precedente dominazione araba. Ecco che probabilmente per intenzione del promotore, o di accorti mediatori tra questi e le maestranze multilingue che attraversavano il Sud in quell’epoca, è stata guidata la scelta di vetro connesso da piombi a formare pannelli istoriati già usuali Oltralpe, oppure di transenne in stucco traforato, a volte con inserti di vetro piano, di ascendenza arabo-sicula. Quindi anche le vetrate e lo stucco possono avvalorare una visione della cultura di età normanna come dominata da eclettismo e ricerca della magnificenza. La loro ricorrenza in monumenti che sono puntualmente legati alla memoria di personaggi di grande spessore politico ha stimolato la curiosità verso alcune questioni: se vi fossero precisi sottesi estetici e ideologici alle scelte d’allestimento, ovvero intenzionali richiami a specifici modelli architettonici oppure semplicemente al principio del lusso a tutti i costi nella selezione e combinazione dei materiali; cosa abbia scatenato la ricerca, forse non agevole, di rare competenze artigianali altamente specializzate per mettere in opera i rivestimenti o le vetrate. All’ausilio di resti materiali si affiancherà il recupero di topoi letterari che potranno illustrare le aspirazioni dei committenti o di chi ne interpretò il volere.
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