Il lavoro muove dall’individuazione degli atti “esterni” d’impresa, quale risultato dell’attività d’impresa che si estrinseca in una serie di atti, distinti strutturalmente ma funzionali al perseguimento della sua operatività sul mercato. S’incentra così sui controlli che il sistema appresta, al fine di saggiarne la meritevolezza e la rispondenza ad interessi, pubblici e privati al tempo stesso, e sull’evoluzione che, in questo contesto, specialmente per effetto della normativa comunitaria, ha conosciuto il sistema delle patologie negoziali. Con il superamento dell’approccio settoriale e dell’ambigua distinzione di piani tra contratti fra imprese e quelli fra imprese e consumatori, si prediligono soluzioni dirette a ritagliare, attorno agli interessi protetti, lo statuto rimediale di volta in volta più adeguato. Nello scenario cosí delineato, nel quale gli atti “esterni” d’impresa si inseriscono in un mercato comunitario e transnazionale, caratterizzato da una forte articolazione delle fonti, le patologie degli stessi atti non possono che assumere caratteri differenti da quelli tradizionalmente elaborati. Nelle previsioni di invalidità di derivazione comunitaria, infatti, emerge che i confini tra annullabilità e nullità sono sempre più impercettibili. Si propone così una chiave di lettura funzionale dei rimedi da adottare al prodursi di patologie in siffatti atti in una logica di eterointegrazione e di superamento delle tradizionali dicotomie nullità/annullabilità, prescrittibilità/imprescrittibilità, assolutezza/relatività, secondo la quale non è dato prescindere dal vaglio di meritevolezza degli atti di autonomia negoziale onde verificare la loro conformità a valori e principi del sistema ordinamentale. Attraverso l’analisi di alcuni casi, si delinea la distanza fra l’evoluzione legislativa e dottrinale e le posizioni di retroguardia sulle quali sovente, continua ad attestarsi la giurisprudenza. L’intento è dimostrare che l’operatività di diverse norme di derivazione comunitaria insieme a quelle già rinvenibili nel nostro codice civile consente, invece, la realizzazione degli interessi in gioco meritevoli di tutela.
Patologie degli atti "esterni" d'impresa e diritto comunitario
MALOMO, Anna
2008-01-01
Abstract
Il lavoro muove dall’individuazione degli atti “esterni” d’impresa, quale risultato dell’attività d’impresa che si estrinseca in una serie di atti, distinti strutturalmente ma funzionali al perseguimento della sua operatività sul mercato. S’incentra così sui controlli che il sistema appresta, al fine di saggiarne la meritevolezza e la rispondenza ad interessi, pubblici e privati al tempo stesso, e sull’evoluzione che, in questo contesto, specialmente per effetto della normativa comunitaria, ha conosciuto il sistema delle patologie negoziali. Con il superamento dell’approccio settoriale e dell’ambigua distinzione di piani tra contratti fra imprese e quelli fra imprese e consumatori, si prediligono soluzioni dirette a ritagliare, attorno agli interessi protetti, lo statuto rimediale di volta in volta più adeguato. Nello scenario cosí delineato, nel quale gli atti “esterni” d’impresa si inseriscono in un mercato comunitario e transnazionale, caratterizzato da una forte articolazione delle fonti, le patologie degli stessi atti non possono che assumere caratteri differenti da quelli tradizionalmente elaborati. Nelle previsioni di invalidità di derivazione comunitaria, infatti, emerge che i confini tra annullabilità e nullità sono sempre più impercettibili. Si propone così una chiave di lettura funzionale dei rimedi da adottare al prodursi di patologie in siffatti atti in una logica di eterointegrazione e di superamento delle tradizionali dicotomie nullità/annullabilità, prescrittibilità/imprescrittibilità, assolutezza/relatività, secondo la quale non è dato prescindere dal vaglio di meritevolezza degli atti di autonomia negoziale onde verificare la loro conformità a valori e principi del sistema ordinamentale. Attraverso l’analisi di alcuni casi, si delinea la distanza fra l’evoluzione legislativa e dottrinale e le posizioni di retroguardia sulle quali sovente, continua ad attestarsi la giurisprudenza. L’intento è dimostrare che l’operatività di diverse norme di derivazione comunitaria insieme a quelle già rinvenibili nel nostro codice civile consente, invece, la realizzazione degli interessi in gioco meritevoli di tutela.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.