La monografia prende le mosse dal problema dell’individuazione dell’acqua in quanto bene giuridico. Le categorie tradizionali dell’oggettivazione sub specie iuris, infatti, mostrano una forte difficoltà di impiego sì da richiedere l’elaborazione di un bagaglio concettuale rinnovato che, sotto diversi profili, ha anticipato successivi svolgimenti nella teoria dei beni. La disamina della disciplina delle forme di utilizzazione delle risorse idriche pubbliche e private conduce, quindi, ad analizzare criticamente le molteplici e diversificate interazioni tra tutela degli interessi privati e utilità sociale. La poliedricità funzionale dell’acqua – idonea a esprimere utilità comuni e rivali che si collegano al soddisfacimento di interessi di natura esistenziale e patrimoniale – accentua l’essenzialità della destinazione ai fini della selezione di un interesse giuridicamente rilevante che operi come criterio di qualificazione del bene. La rilettura sistematica e assiologica della disciplina delle risorse idriche sollecita la qualificazione dell’acqua come bene comune di rilevanza costituzionale, destinato dall’ordinamento alla realizzazione prioritaria di interessi esistenziali della persona umana. Il superamento della diffusa rappresentazione del c.d. diritto delle acque come microsistema, in virtù del riconoscimento dell’unitarietà dell’ordinamento giuridico, impone la verifica della conformità ai nuovi valori della disciplina del godimento e, in particolare, delle forme di utilizzazione produttiva. In questa prospettiva lo studio della conformazione dei modi del godimento mette in evidenza la tendenza alla massimizzazione dell’accessibilità del bene e la determinazione normativa della sua destinazione funzionale.
Oggettivazione e godimento delle risorse idriche. Contributo a una teoria dei beni comuni
CARAPEZZA FIGLIA, Gabriele
2008-01-01
Abstract
La monografia prende le mosse dal problema dell’individuazione dell’acqua in quanto bene giuridico. Le categorie tradizionali dell’oggettivazione sub specie iuris, infatti, mostrano una forte difficoltà di impiego sì da richiedere l’elaborazione di un bagaglio concettuale rinnovato che, sotto diversi profili, ha anticipato successivi svolgimenti nella teoria dei beni. La disamina della disciplina delle forme di utilizzazione delle risorse idriche pubbliche e private conduce, quindi, ad analizzare criticamente le molteplici e diversificate interazioni tra tutela degli interessi privati e utilità sociale. La poliedricità funzionale dell’acqua – idonea a esprimere utilità comuni e rivali che si collegano al soddisfacimento di interessi di natura esistenziale e patrimoniale – accentua l’essenzialità della destinazione ai fini della selezione di un interesse giuridicamente rilevante che operi come criterio di qualificazione del bene. La rilettura sistematica e assiologica della disciplina delle risorse idriche sollecita la qualificazione dell’acqua come bene comune di rilevanza costituzionale, destinato dall’ordinamento alla realizzazione prioritaria di interessi esistenziali della persona umana. Il superamento della diffusa rappresentazione del c.d. diritto delle acque come microsistema, in virtù del riconoscimento dell’unitarietà dell’ordinamento giuridico, impone la verifica della conformità ai nuovi valori della disciplina del godimento e, in particolare, delle forme di utilizzazione produttiva. In questa prospettiva lo studio della conformazione dei modi del godimento mette in evidenza la tendenza alla massimizzazione dell’accessibilità del bene e la determinazione normativa della sua destinazione funzionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.