All’inizio del ‘900 l’avvento degli studi antropologici - inaugurato dalla pubblicazione di The Golden Bough di Frazer (1890) e definitivamente sancito dalla scuola di Cambridge che unisce antropologi e classicisti di chiara fama - arricchisce la letteratura di un ampio repertorio di temi e di immagini. L’impatto letterario della nuova disciplina è segnalato da T.S. Eliot che, in “Ulysses, Order and Myth” (1923), proclamando l’avvento del metodo mitico, afferma: “Psychology…, ethnology, and The Golden Bough have concurred to make possibile what was impossibile even a few years ago”. Un atteggiamento da etnografo mostra Wyndham Lewis, pittore e scrittore anglo-canadese, che nei primi anni del secolo visita la Bretagna, già meta di pellegrinaggio per gli artisti della generazione precedente (si pensi a Gauguin), perché luogo incontaminato e primigenio. La passione per il “primitivo” che anima la letteratura e in particolare la pittura in quel periodo, è di certo uno dei motivi che spinge Lewis a registrare cerimonie, miti, riti, spettacoli del luogo, dando vita a pezzi blandamente narrativi, che si configurano piuttosto come resoconti di viaggio. Tuttavia, anche quando, allo scopo di raccoglierli nel volume The Wild Body (1927), li modifica facendone dei veri e propri racconti, il nucleo antropologico resta vivo e vitale, fondendosi con la attitudine satirica che contraddistingue la scrittura dell’autore e dando vita una primitivismo anomalo, molto distante da quello di scrittori coevi quali D.H. Lawrence.

Lo sguardo dell'etnografo tra travelogue e racconto. The Wild Body di P. Wyndham Lewis

DE GIOVANNI, Flora
2009-01-01

Abstract

All’inizio del ‘900 l’avvento degli studi antropologici - inaugurato dalla pubblicazione di The Golden Bough di Frazer (1890) e definitivamente sancito dalla scuola di Cambridge che unisce antropologi e classicisti di chiara fama - arricchisce la letteratura di un ampio repertorio di temi e di immagini. L’impatto letterario della nuova disciplina è segnalato da T.S. Eliot che, in “Ulysses, Order and Myth” (1923), proclamando l’avvento del metodo mitico, afferma: “Psychology…, ethnology, and The Golden Bough have concurred to make possibile what was impossibile even a few years ago”. Un atteggiamento da etnografo mostra Wyndham Lewis, pittore e scrittore anglo-canadese, che nei primi anni del secolo visita la Bretagna, già meta di pellegrinaggio per gli artisti della generazione precedente (si pensi a Gauguin), perché luogo incontaminato e primigenio. La passione per il “primitivo” che anima la letteratura e in particolare la pittura in quel periodo, è di certo uno dei motivi che spinge Lewis a registrare cerimonie, miti, riti, spettacoli del luogo, dando vita a pezzi blandamente narrativi, che si configurano piuttosto come resoconti di viaggio. Tuttavia, anche quando, allo scopo di raccoglierli nel volume The Wild Body (1927), li modifica facendone dei veri e propri racconti, il nucleo antropologico resta vivo e vitale, fondendosi con la attitudine satirica che contraddistingue la scrittura dell’autore e dando vita una primitivismo anomalo, molto distante da quello di scrittori coevi quali D.H. Lawrence.
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