Questa curatela innanzitutto prosegue il lavoro di introduzione e conoscenza del pensiero di Vladimir Jankélévitch in Italia – portato avanti da anni dall’autrice e proseguito presso la casa editrice Einaudi. La curatela comprende, oltre l’Introduzione, un ampio apparato di note ragionate (aggiunte all’originale) e il Glossario finale – ma la traduzione stessa è stata sottoposta a costante controllo e correzione da parte della curatrice. L’Introduzione (pp. IX-XXXIII) elabora innanzitutto un quadro sinottico delle più significative riflessioni intorno alla morte nel ‘900 – da Freud e Heidegger a Bataille e Lévinas –, per collocare al suo interno quella di Jankélévitch e farne risaltare l’originalità e l’importanza. Non a caso, del resto, la riflessione jankélévitchiana sulla morte è considerata – insieme a quella di Heidegger – la più rilevante del secolo scorso. Il lavoro mostra come Jankélévitch non solo decostruisca tutti i paradigmi immunitari o “farmacologici” elaborati dalla nostra tradizione intorno a questo problema, ma soprattutto consenta di interrogare il rapporto vita-morte sulla base di considerazioni tese a custodire l’irriducibilità della morte rispetto ad ogni concettualizzazione. In tal senso essa appare come il “fuori-categoria” per eccellenza, sfuggente a qualsiasi tentativo ‘appropriativo’. La meditazione di Jankélévitch risulta così tanto più importante in un’epoca come la nostra a forte tenore “biopolitico”, e perciò attraversata da spinose questioni bio-etiche – come quella in particolare del “finis vitae” – che vanno dall’ambito squisitamente medico-scientifico a quello politico e normativo, nonché in generale religioso. Il filosofo francese ci aiuta a sollevare interrogativi e soprattutto dubbi, irrinunciabili in un clima proclive a dare risposte immediate e poco ragionate ove non meramente ideologiche. Il lavoro in oggetto intende così conseguire due risultati originali: oltre all’operazione di conoscenza del pensiero di Jankélévitch di cui si diceva all’inizio, offrire interrogativi importanti alle questioni, oggi particolarmente dibattute, della vita e della morte. L’Introduzione (“Perché noi siamo solo la buccia e la foglia”) è stata tradotta nella rivista spagnola “Logos” (n. 44, 2011).

La morte (con un'introduzione della curatrice: "Perché noi siamo solo la buccia e la foglia...", pp. IX-XXXIII; trad. di V. Zini)

LISCIANI PETRINI, Enrica
2009-01-01

Abstract

Questa curatela innanzitutto prosegue il lavoro di introduzione e conoscenza del pensiero di Vladimir Jankélévitch in Italia – portato avanti da anni dall’autrice e proseguito presso la casa editrice Einaudi. La curatela comprende, oltre l’Introduzione, un ampio apparato di note ragionate (aggiunte all’originale) e il Glossario finale – ma la traduzione stessa è stata sottoposta a costante controllo e correzione da parte della curatrice. L’Introduzione (pp. IX-XXXIII) elabora innanzitutto un quadro sinottico delle più significative riflessioni intorno alla morte nel ‘900 – da Freud e Heidegger a Bataille e Lévinas –, per collocare al suo interno quella di Jankélévitch e farne risaltare l’originalità e l’importanza. Non a caso, del resto, la riflessione jankélévitchiana sulla morte è considerata – insieme a quella di Heidegger – la più rilevante del secolo scorso. Il lavoro mostra come Jankélévitch non solo decostruisca tutti i paradigmi immunitari o “farmacologici” elaborati dalla nostra tradizione intorno a questo problema, ma soprattutto consenta di interrogare il rapporto vita-morte sulla base di considerazioni tese a custodire l’irriducibilità della morte rispetto ad ogni concettualizzazione. In tal senso essa appare come il “fuori-categoria” per eccellenza, sfuggente a qualsiasi tentativo ‘appropriativo’. La meditazione di Jankélévitch risulta così tanto più importante in un’epoca come la nostra a forte tenore “biopolitico”, e perciò attraversata da spinose questioni bio-etiche – come quella in particolare del “finis vitae” – che vanno dall’ambito squisitamente medico-scientifico a quello politico e normativo, nonché in generale religioso. Il filosofo francese ci aiuta a sollevare interrogativi e soprattutto dubbi, irrinunciabili in un clima proclive a dare risposte immediate e poco ragionate ove non meramente ideologiche. Il lavoro in oggetto intende così conseguire due risultati originali: oltre all’operazione di conoscenza del pensiero di Jankélévitch di cui si diceva all’inizio, offrire interrogativi importanti alle questioni, oggi particolarmente dibattute, della vita e della morte. L’Introduzione (“Perché noi siamo solo la buccia e la foglia”) è stata tradotta nella rivista spagnola “Logos” (n. 44, 2011).
2009
9788806195366
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