Pubblicato per la prima volta nel 1899 sulla “Blackwood’s Magazine” nel 1899 e poi nel volume “Youth: A Narrative and Other Two Stories” tre anni dopo, “Heart of Darkness” ha generato una vera e propria febbre ermeneutica nel corso del XX secolo. La pluralità delle prospettive di lettura adottate ha contribuito a metterne a fuoco aspetti diversi in un processo interpretativo costantemente alimentato dalla singolare densità ed elusività di un racconto che, forse più di ogni altro testo conradiano, ha sollecitato l’attenzione della critica. Come spesso accade in Conrad, “Heart of Darkness” sfida qualsiasi univoca attribuzione di genere ed eccede i confini del modo mimetico-realistico per accogliere in sé strutture e motivi propri di convenzioni narrative diverse, proponendosi come “quest”, parabola, viaggio iniziatico, odissea psicologica, narrazione di carattere autobiografico e altro ancora. Muovendo da queste considerazioni, il mio saggio si propone di verificare in che misura le categorie nietzschiane di apollineo e dionisiaco e la stessa nozione di tragico elaborata da Nietzsche in “La nascita della tragedia” possano contribuire a decifrare la fitta trama simbolica che attraversa il racconto e a enuclearne le strutture narrative di fondo. Nell’ipnotica narrazione di Marlow, incentrata su una parola che ambisce a restituire l’esperienza dell’indicibile, la definizione nietzschiana della tragedia come “rappresentazione apollinea sensibile di conoscenze e moti dionisiaci” sembra trova una sua attualizzazione. A sua volta la figura di Kurtz, della quale lo stesso Conrad sottolineava l’eccesso di qualità simbolica, trascende i limiti della convenzionale caratterizzazione del personaggio romanzesco, per assumere i tratti dell’eroe tragico.

La maschera di Dioniso: strutture del tragico in "Heart of Darkness"

LOPS, Marina
2009-01-01

Abstract

Pubblicato per la prima volta nel 1899 sulla “Blackwood’s Magazine” nel 1899 e poi nel volume “Youth: A Narrative and Other Two Stories” tre anni dopo, “Heart of Darkness” ha generato una vera e propria febbre ermeneutica nel corso del XX secolo. La pluralità delle prospettive di lettura adottate ha contribuito a metterne a fuoco aspetti diversi in un processo interpretativo costantemente alimentato dalla singolare densità ed elusività di un racconto che, forse più di ogni altro testo conradiano, ha sollecitato l’attenzione della critica. Come spesso accade in Conrad, “Heart of Darkness” sfida qualsiasi univoca attribuzione di genere ed eccede i confini del modo mimetico-realistico per accogliere in sé strutture e motivi propri di convenzioni narrative diverse, proponendosi come “quest”, parabola, viaggio iniziatico, odissea psicologica, narrazione di carattere autobiografico e altro ancora. Muovendo da queste considerazioni, il mio saggio si propone di verificare in che misura le categorie nietzschiane di apollineo e dionisiaco e la stessa nozione di tragico elaborata da Nietzsche in “La nascita della tragedia” possano contribuire a decifrare la fitta trama simbolica che attraversa il racconto e a enuclearne le strutture narrative di fondo. Nell’ipnotica narrazione di Marlow, incentrata su una parola che ambisce a restituire l’esperienza dell’indicibile, la definizione nietzschiana della tragedia come “rappresentazione apollinea sensibile di conoscenze e moti dionisiaci” sembra trova una sua attualizzazione. A sua volta la figura di Kurtz, della quale lo stesso Conrad sottolineava l’eccesso di qualità simbolica, trascende i limiti della convenzionale caratterizzazione del personaggio romanzesco, per assumere i tratti dell’eroe tragico.
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