Viene compiuto un excursus storico, da Leon Battista Alberti a Santiago Calatrava, sulla concezione dei ponti come opera d’architettura. Si sostiene che fu Palladio a creare i presupposti che portarono alla concezione del moderno ponte in muratura che, sulla base della formulazione di precise regole modulari, resisté pressoché intatto, negli apparati tipologici e morfologici, per oltre due secoli, fino a Perronet. La svolta del francese pose problemi strutturali del tutto inediti, con esigenze di calcolo, sperimentazione e progettazione dell’intero processo costruttivo e il ponte diventa simbolo di elemento di collegamento in senso lato, anche dell’ingegneria con l’architettura e si configura come un tentativo di tenere unite le due discipline, dopo la separazione verificatasi in età rinascimentale. Nasce così non solo un nuovo modello di ponte, ma anche un nuovo modo di intendere la sfida posta dalla realizzazione di un ponte. Il secolo successivo affrontò questa sfida con coraggio e, grazie anche alla disponibilità di nuovi materiali, segnò il trionfo del ponte e su di esso fece leva per una rifondazione dell’intera arte e dell’intera scienza del costruire. Il ponte, infatti, non solo fornisce un’accelerazione alla ricerca scientifica e sperimentale in tema di progettazione strutturale, ma innesca il rinnovamento dell’architettura e della città. Nel XX secolo – grazie alle realizzazioni di maestri quali Maillart, Hennebique, Freyssinet, Torroja, Morandi – il ponte conquista definitivamente la dignità di opera d’architettura e di vera e propria opera d’arte, che richiede una concezione strutturale e architettonica a un tempo, un controllo di tutti le fasi, anche della costruzione e della vita del manufatto. Per il ponte, si è di fronte a un progetto unitario, non ai confini tra ingegneria e architettura ma di ponte, appunto, di collegamento e di unione, tra le due discipline; un progetto complesso, integrato, che richiede approcci multi disciplinari e di natura diversa – da quello empirico e sperimentale sul comportamento di modelli fisici a quello analitico, su modelli matematici, a quello geometrico, a quello grafico, perché la rappresentazione grafica continua a essere il principale algoritmo nello sviluppo del progetto.

Ponti verso il firmamento

CARDONE, Vitale
2009-01-01

Abstract

Viene compiuto un excursus storico, da Leon Battista Alberti a Santiago Calatrava, sulla concezione dei ponti come opera d’architettura. Si sostiene che fu Palladio a creare i presupposti che portarono alla concezione del moderno ponte in muratura che, sulla base della formulazione di precise regole modulari, resisté pressoché intatto, negli apparati tipologici e morfologici, per oltre due secoli, fino a Perronet. La svolta del francese pose problemi strutturali del tutto inediti, con esigenze di calcolo, sperimentazione e progettazione dell’intero processo costruttivo e il ponte diventa simbolo di elemento di collegamento in senso lato, anche dell’ingegneria con l’architettura e si configura come un tentativo di tenere unite le due discipline, dopo la separazione verificatasi in età rinascimentale. Nasce così non solo un nuovo modello di ponte, ma anche un nuovo modo di intendere la sfida posta dalla realizzazione di un ponte. Il secolo successivo affrontò questa sfida con coraggio e, grazie anche alla disponibilità di nuovi materiali, segnò il trionfo del ponte e su di esso fece leva per una rifondazione dell’intera arte e dell’intera scienza del costruire. Il ponte, infatti, non solo fornisce un’accelerazione alla ricerca scientifica e sperimentale in tema di progettazione strutturale, ma innesca il rinnovamento dell’architettura e della città. Nel XX secolo – grazie alle realizzazioni di maestri quali Maillart, Hennebique, Freyssinet, Torroja, Morandi – il ponte conquista definitivamente la dignità di opera d’architettura e di vera e propria opera d’arte, che richiede una concezione strutturale e architettonica a un tempo, un controllo di tutti le fasi, anche della costruzione e della vita del manufatto. Per il ponte, si è di fronte a un progetto unitario, non ai confini tra ingegneria e architettura ma di ponte, appunto, di collegamento e di unione, tra le due discipline; un progetto complesso, integrato, che richiede approcci multi disciplinari e di natura diversa – da quello empirico e sperimentale sul comportamento di modelli fisici a quello analitico, su modelli matematici, a quello geometrico, a quello grafico, perché la rappresentazione grafica continua a essere il principale algoritmo nello sviluppo del progetto.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/2296836
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