Una lettura, ancorché non approfondita, della recente legislazione penale, così come sviluppatasi negli ultimi anni, pone in risalto alcune peculiarità che si possono sintetizzare nella profonda trasformazione del ruolo dello strumento penale, sempre più orientato verso una concezione soggettivistica, in netta antitesi con quella tradizione liberale posta alle radici del diritto penale moderno. E’ facile constatare una palese svalutazione del diritto penale del fatto a vantaggio di forme di Gesinnungstrafrecht, che finiscono per colpire non singoli fatti di reato ma intere tipologie di soggetti, assurte a categorie portatrici di ‘rischio’: scippatori, ultras del calcio, immigrati, ‘graffitari’, bulli, accattoni e ‘lavavetri ai semafori’, diventano il terminale di una legislazione, essenzialmente, protesa ad assecondare istanze diffuse di punizioni esemplari verso ben individuate forme di criminalità Non possono sfuggire le profonde differenze nel trattamento della criminalità predatoria rispetto a quella economica Tra i fattori che hanno determinato una tale evoluzione in senso marcatamente repressivo, un ruolo di sicuro rilievo è svolto dagli stravolgimenti dei meccanismi economici. In altri termini, sussiste, un preciso nesso tra sistema socio-economico e politiche penali; in particolare, le recenti scelte punitive si legano, indissolubilmente, all’affermarsi del pensiero neo-liberista, che ha determinato un deciso mutamento nel concepire e, dunque, nell’affrontare la questione criminale In passato era facile cogliere come all’affermazione del welfare-state abbia fatto riscontro una modernizzazione delle politiche criminali; attualmente l’avvento delle politiche cd. neo-liberiste hanno fatto sì che l’economia assurgesse a ‘valore’ ed il libero mercato a ‘dogma’. La devianza nell’era della globalizzazione finisce per porsi in termini di problema da neutralizzare con il carcere, senza alcuna considerazione per forme di recupero-rieducazione: è il cd. stockaggio degli indesiderabili. La politica criminale della post-modernità assume i contorni di una criminalizzazione della miseria. Appare di fondamentale importanza, allora, un ritorno ai principi costituzionali, con innegabili ricadute in termini di riaffermazione della solidarietà economica e, quindi, in funzione della collettività e non dei gruppi di potere economico. Sul piano penalistico occorre recuperare quel diritto penale del fatto che trova fondamento e giustificazione della carta fondamentale..

Politiche neo-liberiste e questione criminale nella post-modernità. (dall’atrofia dello Stato sociale di diritto all’ipertrofia dello Stato penale)

LO MONTE, Elio
2010-01-01

Abstract

Una lettura, ancorché non approfondita, della recente legislazione penale, così come sviluppatasi negli ultimi anni, pone in risalto alcune peculiarità che si possono sintetizzare nella profonda trasformazione del ruolo dello strumento penale, sempre più orientato verso una concezione soggettivistica, in netta antitesi con quella tradizione liberale posta alle radici del diritto penale moderno. E’ facile constatare una palese svalutazione del diritto penale del fatto a vantaggio di forme di Gesinnungstrafrecht, che finiscono per colpire non singoli fatti di reato ma intere tipologie di soggetti, assurte a categorie portatrici di ‘rischio’: scippatori, ultras del calcio, immigrati, ‘graffitari’, bulli, accattoni e ‘lavavetri ai semafori’, diventano il terminale di una legislazione, essenzialmente, protesa ad assecondare istanze diffuse di punizioni esemplari verso ben individuate forme di criminalità Non possono sfuggire le profonde differenze nel trattamento della criminalità predatoria rispetto a quella economica Tra i fattori che hanno determinato una tale evoluzione in senso marcatamente repressivo, un ruolo di sicuro rilievo è svolto dagli stravolgimenti dei meccanismi economici. In altri termini, sussiste, un preciso nesso tra sistema socio-economico e politiche penali; in particolare, le recenti scelte punitive si legano, indissolubilmente, all’affermarsi del pensiero neo-liberista, che ha determinato un deciso mutamento nel concepire e, dunque, nell’affrontare la questione criminale In passato era facile cogliere come all’affermazione del welfare-state abbia fatto riscontro una modernizzazione delle politiche criminali; attualmente l’avvento delle politiche cd. neo-liberiste hanno fatto sì che l’economia assurgesse a ‘valore’ ed il libero mercato a ‘dogma’. La devianza nell’era della globalizzazione finisce per porsi in termini di problema da neutralizzare con il carcere, senza alcuna considerazione per forme di recupero-rieducazione: è il cd. stockaggio degli indesiderabili. La politica criminale della post-modernità assume i contorni di una criminalizzazione della miseria. Appare di fondamentale importanza, allora, un ritorno ai principi costituzionali, con innegabili ricadute in termini di riaffermazione della solidarietà economica e, quindi, in funzione della collettività e non dei gruppi di potere economico. Sul piano penalistico occorre recuperare quel diritto penale del fatto che trova fondamento e giustificazione della carta fondamentale..
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/3016390
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact