Con l’avvento di Pio V Ghislieri al soglio papale, si assiste a un inasprimento rigoristico della legislazione pontificia che punta alla rigenerazione morale e al controllo sociale, attraverso l’introduzione di nuove procedure giudiziarie per l’individuazione del crimine. A tale genere di provvedimenti è ascrivibile l’emanazione della cosiddetta Bolla “dei Vizi”, tesa a reprimere i peccati di tipo morale: i criteri ispiratori di questo documento manifestano il labile confine intercorrente tra peccato e reato nella fase di affermazione della temperie controriformistica e suscitano i timori della popolazione nei confronti di pratiche giudiziarie ritenute lesive dei diritti cittadini e strumentalmente funzionali al radicamento di un regime di controllo e repressione. La Bolla provoca a Benevento, un’area periferica dello Stato Pontificio, una violenta ribellione contro l’applicazione della temuta procedura per denunzia segreta. Il drammatico episodio registra i tentativi della comunità di resistere a interventi statali verticistici e accentratori, rivelando un complicato intreccio di strategie di “mediazione” tra la periferia e il centro, che si ispirano ad una visione contrattualistica del potere: un’ottica “pattizia” destinata ad essere pesantemente ridimensionata dalla progressiva estensione della sfera del crimine di lesa maestà, in concomitanza col sopravanzare dell’assolutismo monarchico. Diritto di resistenza comunitario e logiche di natura fazionaria appaiono sottese alle dinamiche di un tumulto che assume un valore peculiare e al tempo stesso paradigmatico nel panorama dei moti cinquecenteschi.

"Rebellio o defensio licita?". La rivolta di Benevento contro la Bolla “dei Vizi” del 1566

NOTO, Maria Anna
2009-01-01

Abstract

Con l’avvento di Pio V Ghislieri al soglio papale, si assiste a un inasprimento rigoristico della legislazione pontificia che punta alla rigenerazione morale e al controllo sociale, attraverso l’introduzione di nuove procedure giudiziarie per l’individuazione del crimine. A tale genere di provvedimenti è ascrivibile l’emanazione della cosiddetta Bolla “dei Vizi”, tesa a reprimere i peccati di tipo morale: i criteri ispiratori di questo documento manifestano il labile confine intercorrente tra peccato e reato nella fase di affermazione della temperie controriformistica e suscitano i timori della popolazione nei confronti di pratiche giudiziarie ritenute lesive dei diritti cittadini e strumentalmente funzionali al radicamento di un regime di controllo e repressione. La Bolla provoca a Benevento, un’area periferica dello Stato Pontificio, una violenta ribellione contro l’applicazione della temuta procedura per denunzia segreta. Il drammatico episodio registra i tentativi della comunità di resistere a interventi statali verticistici e accentratori, rivelando un complicato intreccio di strategie di “mediazione” tra la periferia e il centro, che si ispirano ad una visione contrattualistica del potere: un’ottica “pattizia” destinata ad essere pesantemente ridimensionata dalla progressiva estensione della sfera del crimine di lesa maestà, in concomitanza col sopravanzare dell’assolutismo monarchico. Diritto di resistenza comunitario e logiche di natura fazionaria appaiono sottese alle dinamiche di un tumulto che assume un valore peculiare e al tempo stesso paradigmatico nel panorama dei moti cinquecenteschi.
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