Il saggio, di natura teorica e metodologica, dimostra che l’etnografia visiva e l’antropologia visuale, grazie all’uso combinato di immagini fisse e in movimento, possono essere in grado di documentare le procedure di “costruzione della memoria e del ricordo” e quelle di “invenzione della tradizione”. A partire dall’analisi della produzione audiovisiva di Michele Gandin e dalle opere e dalle riflessioni di altri studiosi e film makers (in particolare Banks, Collier, De France, Faeta, Meillassoux, Tosi, etc.) la prospettiva antropologico – culturale finisce per rivelare tutte le sue utili potenzialità ermeneutiche. Si tratta della capacità di ricostruzione e interpretazione del contesto di ricerca che avviene attraverso una tecnica narrativa squisitamente antropologica, quella del collage la quale - come scrive James Clifford ne I frutti puri impazziscono, trad. it., Torino, 1993, p. 176 - «lascerebbe manifeste le procedure di costruzione della conoscenza etnografica; sarebbe un assemblaggio contenente voci altre da quelle dell’etnografo». Un lavoro nel quale, per citare ancora Clifford (p. 175), «I tagli e le suture del processo di ricerca sono lasciati visibili; il materiale grezzo del lavoro non viene smussato o rifuso in una rappresentazione omogenea». Elementi eterogenei, documentazione “trovata” e, a volte, apparentemente lontana o estranea al contesto indagato, voci polifonicamente sovrapposte di informatori diversi, musiche, testi, pagine di romanzo, immagini fotografiche pubbliche e private e sequenze tratte da film e da altri documentari, cioè elementi a volte legati direttamente ai fatti narrati, altre volte semplicemente metonimicamente contigui ad essi, montati insieme nel documentario si disambiguano vicendevolmente, prendono senso e ne forniscono uno all’interpretazione proposta del contesto culturale indagato e, contemporaneamente, favoriscono, negli spettatori, un processo riflessivo di forte critica culturale.
Immagini e ricordi. Fotografia e video-cinematografia
ESPOSITO, Vincenzo
2008
Abstract
Il saggio, di natura teorica e metodologica, dimostra che l’etnografia visiva e l’antropologia visuale, grazie all’uso combinato di immagini fisse e in movimento, possono essere in grado di documentare le procedure di “costruzione della memoria e del ricordo” e quelle di “invenzione della tradizione”. A partire dall’analisi della produzione audiovisiva di Michele Gandin e dalle opere e dalle riflessioni di altri studiosi e film makers (in particolare Banks, Collier, De France, Faeta, Meillassoux, Tosi, etc.) la prospettiva antropologico – culturale finisce per rivelare tutte le sue utili potenzialità ermeneutiche. Si tratta della capacità di ricostruzione e interpretazione del contesto di ricerca che avviene attraverso una tecnica narrativa squisitamente antropologica, quella del collage la quale - come scrive James Clifford ne I frutti puri impazziscono, trad. it., Torino, 1993, p. 176 - «lascerebbe manifeste le procedure di costruzione della conoscenza etnografica; sarebbe un assemblaggio contenente voci altre da quelle dell’etnografo». Un lavoro nel quale, per citare ancora Clifford (p. 175), «I tagli e le suture del processo di ricerca sono lasciati visibili; il materiale grezzo del lavoro non viene smussato o rifuso in una rappresentazione omogenea». Elementi eterogenei, documentazione “trovata” e, a volte, apparentemente lontana o estranea al contesto indagato, voci polifonicamente sovrapposte di informatori diversi, musiche, testi, pagine di romanzo, immagini fotografiche pubbliche e private e sequenze tratte da film e da altri documentari, cioè elementi a volte legati direttamente ai fatti narrati, altre volte semplicemente metonimicamente contigui ad essi, montati insieme nel documentario si disambiguano vicendevolmente, prendono senso e ne forniscono uno all’interpretazione proposta del contesto culturale indagato e, contemporaneamente, favoriscono, negli spettatori, un processo riflessivo di forte critica culturale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.