Il saggio, pubblicato nel numero di AION-Sezione Germanica, N. S. 2009, propone una lettura della complessa e nuova realtà dei confini in Europa, delle situazioni di passaggio, degli spazi di mobilità, ma anche delle contaminazioni che qui si sviluppano, alla luce delle intuizioni e degli svelamenti di cui sono capaci i testi letterari. La letteratura e gli altri media, infatti, non solo rappresentano i nuovi ordini o disordini europei e mondiali, ma collaborano alla loro costruzione, alla loro permanente rifigurazione. Parlare di confini significa riferirsi sia a territori reali che ai significati simbolici del termine, con i suoi connotati di inclusione/esclusione, apertura/chiusura, identità/diversità, incontri/scontri. Nei racconti di Terézia Mora, Seltsame Materie (1991), i destini dei personaggi sono determinati dalla topografia, in particolare da quel piccolo cosmo che è il villaggio vicino al confine tra l’Ungheria e l’Austria. Lo sguardo della narratrice, che nasce da “esperienze di confine”, si dirige sul corpo vivente della materia terrestre, che si intreccia con quello di figure profondamente e irrimediabilmente divise. Così la scrittura registra e trasmette le percezioni visive, ma anche uditive, tattili e olfattive di questi luoghi fatti di una “strana materia”, riconfigurando i rapporti tra appartenenza e estraneità, tra centro e margine, tra natura e cultura.
La materia del confine in “Seltsame Materie” di Térezia Mora
PERRONE CAPANO, Lucia
2009
Abstract
Il saggio, pubblicato nel numero di AION-Sezione Germanica, N. S. 2009, propone una lettura della complessa e nuova realtà dei confini in Europa, delle situazioni di passaggio, degli spazi di mobilità, ma anche delle contaminazioni che qui si sviluppano, alla luce delle intuizioni e degli svelamenti di cui sono capaci i testi letterari. La letteratura e gli altri media, infatti, non solo rappresentano i nuovi ordini o disordini europei e mondiali, ma collaborano alla loro costruzione, alla loro permanente rifigurazione. Parlare di confini significa riferirsi sia a territori reali che ai significati simbolici del termine, con i suoi connotati di inclusione/esclusione, apertura/chiusura, identità/diversità, incontri/scontri. Nei racconti di Terézia Mora, Seltsame Materie (1991), i destini dei personaggi sono determinati dalla topografia, in particolare da quel piccolo cosmo che è il villaggio vicino al confine tra l’Ungheria e l’Austria. Lo sguardo della narratrice, che nasce da “esperienze di confine”, si dirige sul corpo vivente della materia terrestre, che si intreccia con quello di figure profondamente e irrimediabilmente divise. Così la scrittura registra e trasmette le percezioni visive, ma anche uditive, tattili e olfattive di questi luoghi fatti di una “strana materia”, riconfigurando i rapporti tra appartenenza e estraneità, tra centro e margine, tra natura e cultura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.