Il saggio ricostruisce l'attività svolta a Napoli nel 1864-65 da Giorgio Asproni come direttore de "Il Popolo d'Italia". Sorto dopo l’annessione su iniziativa mazziniana, il quotidiano allora rifletteva le vicende del partito d’Azione successive all’arresto di Garibaldi ad Aspromonte e alle dimissioni sue e di altri deputati democratici dalla Camera (1863) che avviarono quel distacco fra la Sinistra parlamentare e i repubblicani destinato in breve tempo a diventare sempre più netto. Giunto da Genova, il patriota ed ex deputato sardo intese fare del giornale da lui diretto uno strumento di mobilitazione e di leadership della Sinistra meridionale, svolgendo a questo scopo una concreta azione politica e organizzativa. La Camera e i diversi schieramenti presenti al suo interno, i rapporti tra governo e maggioranza, il brigantaggio e la legge Pica, la questione di Roma capitale, l’assetto dei pubblici poteri e i modi di organizzazione del consenso elettorale furono i principali temi al centro delle cronache e dei commenti da allora pubblicati da Asproni sul quotidiano, divenuto ben presto, come testimoniato dalla documentazione inedita utilizzata, agguerrito e attivo mezzo di comunicazione e formazione ideologico-politica. Tuttavia, la cronica mancanza di risorse, le difficoltà a finanziare il quotidiano, la poco fruttuosa raccolta di fondi lo indussero a proseguire l'incarico fino alle elezioni generali dell’ottobre l865. I cui risultati segnarono nei collegi meridionali la sconfitta complessiva dei moderati e, con la separazione nel partito dall’ala repubblicana e radicale, il successo della Sinistra; in particolare, di quel programma della cosiddetta Sinistra “storica” nicoterina, cui anche Asproni alla fine aderì, orientato a mutare l’equilibrio politico stabilitosi tra i partiti dopo l’Unità e gli indirizzi di governo nei confronti del Mezzogiorno.

Giorgio Asproni direttore de "Il Popolo d'Italia" (1864-65)

PARRELLA, Roberto
2012-01-01

Abstract

Il saggio ricostruisce l'attività svolta a Napoli nel 1864-65 da Giorgio Asproni come direttore de "Il Popolo d'Italia". Sorto dopo l’annessione su iniziativa mazziniana, il quotidiano allora rifletteva le vicende del partito d’Azione successive all’arresto di Garibaldi ad Aspromonte e alle dimissioni sue e di altri deputati democratici dalla Camera (1863) che avviarono quel distacco fra la Sinistra parlamentare e i repubblicani destinato in breve tempo a diventare sempre più netto. Giunto da Genova, il patriota ed ex deputato sardo intese fare del giornale da lui diretto uno strumento di mobilitazione e di leadership della Sinistra meridionale, svolgendo a questo scopo una concreta azione politica e organizzativa. La Camera e i diversi schieramenti presenti al suo interno, i rapporti tra governo e maggioranza, il brigantaggio e la legge Pica, la questione di Roma capitale, l’assetto dei pubblici poteri e i modi di organizzazione del consenso elettorale furono i principali temi al centro delle cronache e dei commenti da allora pubblicati da Asproni sul quotidiano, divenuto ben presto, come testimoniato dalla documentazione inedita utilizzata, agguerrito e attivo mezzo di comunicazione e formazione ideologico-politica. Tuttavia, la cronica mancanza di risorse, le difficoltà a finanziare il quotidiano, la poco fruttuosa raccolta di fondi lo indussero a proseguire l'incarico fino alle elezioni generali dell’ottobre l865. I cui risultati segnarono nei collegi meridionali la sconfitta complessiva dei moderati e, con la separazione nel partito dall’ala repubblicana e radicale, il successo della Sinistra; in particolare, di quel programma della cosiddetta Sinistra “storica” nicoterina, cui anche Asproni alla fine aderì, orientato a mutare l’equilibrio politico stabilitosi tra i partiti dopo l’Unità e gli indirizzi di governo nei confronti del Mezzogiorno.
2012
9788897569107
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