Napoli, nell’immaginario comune, è la città-teatro per eccellenza e per raccontarla si è sempre fatto ricorso – fino ad abusarne – alla metafora della scena, tanto che gli stessi abitanti sono convinti di vivere su un palcoscenico, dal quale recitano ogni giorno la loro vita quotidiana. Per verificare quanto ci sia di vero nello stereotipo della Napoli-teatro, il lettore viene guidato nei vicoli della città antica, come in un caleidoscopio, attraversando storie di vita, giornali e testi letterari, assieme a tracciati familiari o rituali di interazione, fino ad affrontare alcuni aspetti della produzione e dei consumi culturali. Tutti strumenti utili a ricostruire le pratiche di un’identità che traeva forza da quel tessuto di vita popolare fatto di marginali e di popolo «basso». Per mettere poi il tutto alla prova nel confronto con le storie raccontate dal teatro: da Raffaele Viviani al magistero di Eduardo De Filippo, passando per quella folla anonima di autori, attori, cantanti che hanno costruito la storia e rafforzato l’identità della città. In modo da vedere se e cosa, di tutto questo, è giunto fino a noi e, soprattutto, cosa sopravvive. Fino a rispondere alla domanda conclusiva: ma i napoletani recitano ancora?
Napoli in scena. Antropologia della città del teatro
DE MATTEIS, Stefano
2012-01-01
Abstract
Napoli, nell’immaginario comune, è la città-teatro per eccellenza e per raccontarla si è sempre fatto ricorso – fino ad abusarne – alla metafora della scena, tanto che gli stessi abitanti sono convinti di vivere su un palcoscenico, dal quale recitano ogni giorno la loro vita quotidiana. Per verificare quanto ci sia di vero nello stereotipo della Napoli-teatro, il lettore viene guidato nei vicoli della città antica, come in un caleidoscopio, attraversando storie di vita, giornali e testi letterari, assieme a tracciati familiari o rituali di interazione, fino ad affrontare alcuni aspetti della produzione e dei consumi culturali. Tutti strumenti utili a ricostruire le pratiche di un’identità che traeva forza da quel tessuto di vita popolare fatto di marginali e di popolo «basso». Per mettere poi il tutto alla prova nel confronto con le storie raccontate dal teatro: da Raffaele Viviani al magistero di Eduardo De Filippo, passando per quella folla anonima di autori, attori, cantanti che hanno costruito la storia e rafforzato l’identità della città. In modo da vedere se e cosa, di tutto questo, è giunto fino a noi e, soprattutto, cosa sopravvive. Fino a rispondere alla domanda conclusiva: ma i napoletani recitano ancora?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.