Questo articolo discute la questione della giustizia partendo da un volume di Roberto Racinaro intitolato Colonne infami. Presente e passato della questione giustizia. Se si accosta il dibattito settecentesco sul diritto criminale a quello odierno, si può osservare come molte delle conquiste del diritto penale a cui erano giunti uomini come Cesare Beccaria e Pietro Verri, Gaetano Filangieri e Mario Pagano, sono oggi messe in discussione. Un esempio è dato da fatto che «non è più il delitto commesso a provocare l’accusa, bensì l’accusa a costituire il delitto». Contro la logica “giacobina” che durante la Rivoluzione francese portò al terrore, si tratta allora di tornare ai grandi progressi compiuti dalla cultura dell’Illuminismo, in particolare di quell’Illuminismo italiano che fu sempre lontano dagli esiti giacobini e regressivi di una parte dei philosophes. L’articolo mette in evidenza come l’amministrazione della giustizia, oggi, non debba seguire la logica dello specialismo, della neutralizzazione, della spoliticizzazione e quindi dell’irresponsabilità ma, all’interno del sempre fondamentale bilanciamento tra i poteri, ma difendere quei principi di civiltà etica e giuridica che trovano le loro radici nel riformismo illuminato del settecento.

Presente e passato della questione giustizia

CAMMAROTA, Gian Paolo
2002-01-01

Abstract

Questo articolo discute la questione della giustizia partendo da un volume di Roberto Racinaro intitolato Colonne infami. Presente e passato della questione giustizia. Se si accosta il dibattito settecentesco sul diritto criminale a quello odierno, si può osservare come molte delle conquiste del diritto penale a cui erano giunti uomini come Cesare Beccaria e Pietro Verri, Gaetano Filangieri e Mario Pagano, sono oggi messe in discussione. Un esempio è dato da fatto che «non è più il delitto commesso a provocare l’accusa, bensì l’accusa a costituire il delitto». Contro la logica “giacobina” che durante la Rivoluzione francese portò al terrore, si tratta allora di tornare ai grandi progressi compiuti dalla cultura dell’Illuminismo, in particolare di quell’Illuminismo italiano che fu sempre lontano dagli esiti giacobini e regressivi di una parte dei philosophes. L’articolo mette in evidenza come l’amministrazione della giustizia, oggi, non debba seguire la logica dello specialismo, della neutralizzazione, della spoliticizzazione e quindi dell’irresponsabilità ma, all’interno del sempre fondamentale bilanciamento tra i poteri, ma difendere quei principi di civiltà etica e giuridica che trovano le loro radici nel riformismo illuminato del settecento.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/3877962
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