Nel saggio, si coglie l’occasione fornita dalla 67a Assemblea generale dell’ONU (svoltasi dal venticinque settembre al primo ottobre 2012) per affrontare il tema della lotta alle mutilazioni genitali femminili, in relazione ai modelli culturali di approccio al fenomeno immigratorio, nell’Europa continentale ed insulare. All’ONU si rivolge, in particolare, il Parlamento europeo, manifestando, nella risoluzione del 14 giugno 2012, il disagio per la mancanza di politiche unitarie e la conseguente necessità dell’intervento di un organismo che abbia possibilità di un approccio mondiale al problema e di un confronto planetario sulla tutela dei diritti umani. I due modelli prevalenti, quello assimilazionista e quello multiculturalista generano due diversi strumentari giuridici di lotta alle Mgf: rispettivamente, una normazione ordinaria, la disciplina penale generale, ed una normativa speciale, vale a dire leggi che regolamentano specificamente l’ipotesi di reato de qua. Viene tristemente registrato, infine, il sostanziale fallimento di ambedue i modelli o, perlomeno, la mancata realizzazione del comune obiettivo d’integrazione degli immigrati nella società accogliente. Si conclude che un’azione di omogeneizzazione e di coordinamento, sul tema, delle legislazioni degli Stati membri dell’Ue - che interesserebbe, principalmente, la competenza dell’Unione relativa alle politiche dell’immigrazione - si prospetta, al momento, come l’unica soluzione possibile. Rimane ferma, ovviamente, la fiducia risposta in una risoluzione dell’ONU per l’abolizione delle Mgf a livello mondiale.

Verso una risoluzione dell’ONU per l’abolizione delle mutilazioni genitali femminili a livello mondiale. Il trattamento giuridico di questa pratica tra atti internazionali, modelli culturali e normative nazionali

FATTIBENE, ROSANNA
2012-01-01

Abstract

Nel saggio, si coglie l’occasione fornita dalla 67a Assemblea generale dell’ONU (svoltasi dal venticinque settembre al primo ottobre 2012) per affrontare il tema della lotta alle mutilazioni genitali femminili, in relazione ai modelli culturali di approccio al fenomeno immigratorio, nell’Europa continentale ed insulare. All’ONU si rivolge, in particolare, il Parlamento europeo, manifestando, nella risoluzione del 14 giugno 2012, il disagio per la mancanza di politiche unitarie e la conseguente necessità dell’intervento di un organismo che abbia possibilità di un approccio mondiale al problema e di un confronto planetario sulla tutela dei diritti umani. I due modelli prevalenti, quello assimilazionista e quello multiculturalista generano due diversi strumentari giuridici di lotta alle Mgf: rispettivamente, una normazione ordinaria, la disciplina penale generale, ed una normativa speciale, vale a dire leggi che regolamentano specificamente l’ipotesi di reato de qua. Viene tristemente registrato, infine, il sostanziale fallimento di ambedue i modelli o, perlomeno, la mancata realizzazione del comune obiettivo d’integrazione degli immigrati nella società accogliente. Si conclude che un’azione di omogeneizzazione e di coordinamento, sul tema, delle legislazioni degli Stati membri dell’Ue - che interesserebbe, principalmente, la competenza dell’Unione relativa alle politiche dell’immigrazione - si prospetta, al momento, come l’unica soluzione possibile. Rimane ferma, ovviamente, la fiducia risposta in una risoluzione dell’ONU per l’abolizione delle Mgf a livello mondiale.
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