L'aumento di escrezione urinaria di albumina e il graduale declino della velocità di filtrazione glomerulare (GFR) possono essere utilizzati come indici predittivi di danno renale preclinico e di sviluppo di malattia cardiovascolare. Il monitoraggio dell'escrezione di albumina, tuttavia, richiede la misurazione delle proteine escrete nelle urine raccolte nell'arco delle 24 ore che mal si presta ad essere utilizzato quale test di screening sulla popolazione generale. Recentemente è stato proposto e validato un test in grado di fornire gli stessi risultati su un campione 'spot' di urine, mediante la determinazione del rapporto tra albumina e creatinina urinaria (ACR). Obiettivi: Scopo del presente lavoro è stato studiare il rapporto albumina/creatinina urinaria (ACR) in una popolazione di pazienti ambulatoriali per determinare la presenza urinaria di albumina, in concentrazioni modeste ma comunque significative, per differenti condizioni cliniche e la sua correlazione con il decremento del filtrato glomerulare. Materiali e metodi: Sono stati studiati 1501 pazienti, di cui 912 donne e 589 uomini, per i quali è stato possibile ottenere un campione di urine 'spot' del mattino ed almeno i dati clinici di base (sesso, età, diagnosi). Di questa coorte, solo 1161 pazienti sono risultati idonei al test e per ciascuno di essi è stata eseguita la determinazione dell'ACR mediante strumentazione automatica (Abbott ARCHITECT c8000®) ed, inoltre, tutti i dati di base e tutti gli altri dati disponibili al momento dell'arruolamento del paziente sono stati inseriti in un database. I pazienti sono stati classificati negativi per albumina urinaria < 5 µg/ml e per creatinina urinaria < 5 mg/dl in quanto, per questa concentrazione, il rapporto non è determinabile, normoalbuminurici per ACR <30 µg/mg, microalbuminurici per 30 µg/mg = ACR = 299 µg/mg e macroalbuminurici per ACR = 300 µg/mg. Inoltre, di 610 pazienti sui 1161 totali, è stato possibile ottenere il valore del GFR. Risultati: In dettaglio, i risultati apparivano così distribuiti: 78% normoalbuminurici; 19,8% microalbuminurici e 2,2% macroalbuminurici. La microalbuminuria conclamata (30 µg/mg = ACR = 299 µg/mg) ha mostrato una prevalenza del 19,8% nella popolazione studiata che presentava le seguenti diagnosi: 8,3% diabetici; 12,2% ipertesi; 5,6% cardiopatici; 10% gravidanza; 45,2% altre diagnosi; 18,7% senza diagnosi. I pazienti con macroalbuminuria, invece, costituiti dal 64% di uomini e il 36% di donne mostravano la seguente distribuzione: 8% diabetici; 24% ipertesi; 4% cardiopatici; 56% altre diagnosi; 8% senza diagnosi. Conclusioni: Il riscontro di concentrazioni modeste di albumina urinaria ha una prevalenza apparentemente elevata nella popolazione generale. In questo studio è emersa una considerevole quota di pazienti con microalbuminuria positiva ma senza una precisa diagnosi. Questo risultato suggerisce che, innanzitutto, vada approfondito il ruolo di questa determinazione come marker di salute pubblica, anche allo scopo di definire percorsi diagnostici che traggano da questo esame, economico e di semplice esecuzione, il massimo beneficio possibile per la popolazione; mette in evidenza la necessità di un intervento di tipo organizzativo/prescrittivo affinché venga formulato con maggiore precisione il quesito diagnostico assente nel 18,7% dei casi e propone l'opportunità di definire un programma di ricerca per approfondire in modo sistematico questo tema.

Microalbuminuria: ACR nuovo test di screening per possibili disordini al rene e per il monitoraggio di danno precoce al rene

BOCCIA, GIOVANNI;DE CARO, Francesco;SANTORO, EMANUELA;CAVALLO, Pierpaolo;POLESE, Francesco;CAPUNZO, Mario
2013-01-01

Abstract

L'aumento di escrezione urinaria di albumina e il graduale declino della velocità di filtrazione glomerulare (GFR) possono essere utilizzati come indici predittivi di danno renale preclinico e di sviluppo di malattia cardiovascolare. Il monitoraggio dell'escrezione di albumina, tuttavia, richiede la misurazione delle proteine escrete nelle urine raccolte nell'arco delle 24 ore che mal si presta ad essere utilizzato quale test di screening sulla popolazione generale. Recentemente è stato proposto e validato un test in grado di fornire gli stessi risultati su un campione 'spot' di urine, mediante la determinazione del rapporto tra albumina e creatinina urinaria (ACR). Obiettivi: Scopo del presente lavoro è stato studiare il rapporto albumina/creatinina urinaria (ACR) in una popolazione di pazienti ambulatoriali per determinare la presenza urinaria di albumina, in concentrazioni modeste ma comunque significative, per differenti condizioni cliniche e la sua correlazione con il decremento del filtrato glomerulare. Materiali e metodi: Sono stati studiati 1501 pazienti, di cui 912 donne e 589 uomini, per i quali è stato possibile ottenere un campione di urine 'spot' del mattino ed almeno i dati clinici di base (sesso, età, diagnosi). Di questa coorte, solo 1161 pazienti sono risultati idonei al test e per ciascuno di essi è stata eseguita la determinazione dell'ACR mediante strumentazione automatica (Abbott ARCHITECT c8000®) ed, inoltre, tutti i dati di base e tutti gli altri dati disponibili al momento dell'arruolamento del paziente sono stati inseriti in un database. I pazienti sono stati classificati negativi per albumina urinaria < 5 µg/ml e per creatinina urinaria < 5 mg/dl in quanto, per questa concentrazione, il rapporto non è determinabile, normoalbuminurici per ACR <30 µg/mg, microalbuminurici per 30 µg/mg = ACR = 299 µg/mg e macroalbuminurici per ACR = 300 µg/mg. Inoltre, di 610 pazienti sui 1161 totali, è stato possibile ottenere il valore del GFR. Risultati: In dettaglio, i risultati apparivano così distribuiti: 78% normoalbuminurici; 19,8% microalbuminurici e 2,2% macroalbuminurici. La microalbuminuria conclamata (30 µg/mg = ACR = 299 µg/mg) ha mostrato una prevalenza del 19,8% nella popolazione studiata che presentava le seguenti diagnosi: 8,3% diabetici; 12,2% ipertesi; 5,6% cardiopatici; 10% gravidanza; 45,2% altre diagnosi; 18,7% senza diagnosi. I pazienti con macroalbuminuria, invece, costituiti dal 64% di uomini e il 36% di donne mostravano la seguente distribuzione: 8% diabetici; 24% ipertesi; 4% cardiopatici; 56% altre diagnosi; 8% senza diagnosi. Conclusioni: Il riscontro di concentrazioni modeste di albumina urinaria ha una prevalenza apparentemente elevata nella popolazione generale. In questo studio è emersa una considerevole quota di pazienti con microalbuminuria positiva ma senza una precisa diagnosi. Questo risultato suggerisce che, innanzitutto, vada approfondito il ruolo di questa determinazione come marker di salute pubblica, anche allo scopo di definire percorsi diagnostici che traggano da questo esame, economico e di semplice esecuzione, il massimo beneficio possibile per la popolazione; mette in evidenza la necessità di un intervento di tipo organizzativo/prescrittivo affinché venga formulato con maggiore precisione il quesito diagnostico assente nel 18,7% dei casi e propone l'opportunità di definire un programma di ricerca per approfondire in modo sistematico questo tema.
2013
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4257453
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