Haiti e il vodu. Un’isola che diventa sinonimo di possessione. Un rituale che somiglia troppo al teatro. E questo è quello che si vede nel documentario di Maya Deren (Divine Horsemen, 1947‐51) e di cui si parla in Francia grazie a Michel Leiris e a Alfred Metraux. Haiti è un richiamo troppo goloso per antropologi, letterati, scrittori: sull’isola si alternano scrittrici come Zora Neale Hurston, danzatrici come Katherine Dunham, cineaste come Maya Deren, ma anche antropologi come Herskowitz e Metraux. È la storia di Haiti che pesa su tutti: terra di schiavitù e di sofferenze, di ribellioni e di sangue versato per la libertà.
Titolo: | Don't touch my glasses, I've not finished. |
Autori: | |
Data di pubblicazione: | 2013 |
Rivista: | |
Abstract: | Haiti e il vodu. Un’isola che diventa sinonimo di possessione. Un rituale che somiglia troppo al teatro. E questo è quello che si vede nel documentario di Maya Deren (Divine Horsemen, 1947‐51) e di cui si parla in Francia grazie a Michel Leiris e a Alfred Metraux. Haiti è un richiamo troppo goloso per antropologi, letterati, scrittori: sull’isola si alternano scrittrici come Zora Neale Hurston, danzatrici come Katherine Dunham, cineaste come Maya Deren, ma anche antropologi come Herskowitz e Metraux. È la storia di Haiti che pesa su tutti: terra di schiavitù e di sofferenze, di ribellioni e di sangue versato per la libertà. |
Handle: | http://hdl.handle.net/11386/4354855 |
Appare nelle tipologie: | 1.1.2 Articolo su rivista con ISSN |