I «viaggiatori d’architettura», cioè coloro che hanno per obiettivo lo studio delle archi-tetture dei paesi visitati, costituiscono una categoria specifica nell’ambito dei viaggiatori colti. Il loro strumento per l’apprendimento e la divulgazione è il disegno: mezzo di espres-sione primaria, insostituibile, degli architetti. La loro esperienza, pur connessa a quella del viaggio di formazione in senso lato, come il Grand Tour, pur essendo stata come questo caratterizzata da forte carica iniziatica, si connota di valenze e significati originali e raramente resta limitata alla maturazione del singolo viaggiatore. Fino alla metà dell’Ottocento è stata l’Italia la meta privilegiata dei viaggi d’architettura, sia individuali sia di formazione istituzionale, come quella dei pensionnai-res francesi e dei pensionados spagnoli: i primi inseriti in programmi organici di forma-zione. I momenti salienti di questa singolare avventura sono da tempo oggetto di studio. Il libro dedica però grande attenzione anche a viaggi e protagonisti poco noti in Italia, talvolta misconosciuti, che invece sono stati dei precursori (come il portoghese Francisco de Hollanda, nel Cinquecento, o il britannico Robert Mylne, due secoli dopo). Sottolinea i momenti cruciali e gli snodi epocali della straordinaria vicenda: dai primi viaggi a Roma, per apprendere i canoni dell’architettura classica in età rinascimentale, sulla scia di Brunelleschi, e poi per studiare con gli affermati architetti della città eterna e per conoscere le loro meravigliose opere barocche. Evidenzia come alla metà del Settecento l’Italia, Roma in particolare, offrano agli stu-diosi d’architettura un effervescente e irripetibile ambiente cosmopolita, con personaggi come i francesi Soufflot, Peyre e de Wailly, gli inglesi Chambers, Adam e Soane, gli spagnoli Hermosilla e Villanueva, i tedeschi Gontard, Winckelmann, Du Ry e von Er-dmannsdorff, il danese Harsdorff, lo svedese Adelcrantz. Analizza il ruolo fondamentale dei viaggiatori d’architettura nello studiare e fare co-noscere le rovine delle antiche Ercolano, Paestum, Pompei e dei templi greci di Sicilia, che determinarono il ritorno agli studi sull’architettura classica e la nascita di una vera e propria ‘anticomania’; il loro decisivo apporto (Cockerell e Hittorff) alle teorie sulla po-licromia nell’architettura classica; il loro impegno per la rivalutazione dell’architettura paleocristiana e medievale e la loro attenzione alle architetture vernacolari e alla cosid-detta architettura mediterranea, che tanto suggestionarono i tedeschi (a cominciare da Schinkel), Labrouste, Viollet-le-Duc. Il volume è corredato da un vasto e significativo repertorio iconografico, selezionato nello sterminato patrimonio di immagini lasciato dai viaggiatori d’architettura.

Viaggiatori d’architettura in Italia. Da Brunelleschi a Charles Garnier

CARDONE, Vitale
2014-01-01

Abstract

I «viaggiatori d’architettura», cioè coloro che hanno per obiettivo lo studio delle archi-tetture dei paesi visitati, costituiscono una categoria specifica nell’ambito dei viaggiatori colti. Il loro strumento per l’apprendimento e la divulgazione è il disegno: mezzo di espres-sione primaria, insostituibile, degli architetti. La loro esperienza, pur connessa a quella del viaggio di formazione in senso lato, come il Grand Tour, pur essendo stata come questo caratterizzata da forte carica iniziatica, si connota di valenze e significati originali e raramente resta limitata alla maturazione del singolo viaggiatore. Fino alla metà dell’Ottocento è stata l’Italia la meta privilegiata dei viaggi d’architettura, sia individuali sia di formazione istituzionale, come quella dei pensionnai-res francesi e dei pensionados spagnoli: i primi inseriti in programmi organici di forma-zione. I momenti salienti di questa singolare avventura sono da tempo oggetto di studio. Il libro dedica però grande attenzione anche a viaggi e protagonisti poco noti in Italia, talvolta misconosciuti, che invece sono stati dei precursori (come il portoghese Francisco de Hollanda, nel Cinquecento, o il britannico Robert Mylne, due secoli dopo). Sottolinea i momenti cruciali e gli snodi epocali della straordinaria vicenda: dai primi viaggi a Roma, per apprendere i canoni dell’architettura classica in età rinascimentale, sulla scia di Brunelleschi, e poi per studiare con gli affermati architetti della città eterna e per conoscere le loro meravigliose opere barocche. Evidenzia come alla metà del Settecento l’Italia, Roma in particolare, offrano agli stu-diosi d’architettura un effervescente e irripetibile ambiente cosmopolita, con personaggi come i francesi Soufflot, Peyre e de Wailly, gli inglesi Chambers, Adam e Soane, gli spagnoli Hermosilla e Villanueva, i tedeschi Gontard, Winckelmann, Du Ry e von Er-dmannsdorff, il danese Harsdorff, lo svedese Adelcrantz. Analizza il ruolo fondamentale dei viaggiatori d’architettura nello studiare e fare co-noscere le rovine delle antiche Ercolano, Paestum, Pompei e dei templi greci di Sicilia, che determinarono il ritorno agli studi sull’architettura classica e la nascita di una vera e propria ‘anticomania’; il loro decisivo apporto (Cockerell e Hittorff) alle teorie sulla po-licromia nell’architettura classica; il loro impegno per la rivalutazione dell’architettura paleocristiana e medievale e la loro attenzione alle architetture vernacolari e alla cosid-detta architettura mediterranea, che tanto suggestionarono i tedeschi (a cominciare da Schinkel), Labrouste, Viollet-le-Duc. Il volume è corredato da un vasto e significativo repertorio iconografico, selezionato nello sterminato patrimonio di immagini lasciato dai viaggiatori d’architettura.
2014
9788868440022
9788868440091
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4363654
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