Questo saggio cerca di indagare queste possibilità con riferimento a uno specifico contesto “in ritardo di sviluppo”, l’Irpinia, innanzitutto descrivendo i caratteri ivi assunti dalla retorica dello sviluppo per mezzo di una serie di interviste a key informants selezionati tra esponenti di primo piano dei ceti dirigenti e intellettuali locali. Successivamente, esamineremo le risposte offerte dalla società civile alla retorica proposta da questi attori, sulla base di una serie di interviste non strutturate a esponenti di categorie che appaiono rilevanti per lo sviluppo locale, e cioè l’artigianato tradizionale, il turismo e il benessere (Sennett, 2008; tr. it., 2008; Anderson, 2012; tr. it., 2013). Come posto in rilievo dalla prospettiva post-strutturalista, queste risposte possono andare in direzione di forme di sensemaking e di pratiche collettive di contestazione e di resistenza, dai movimenti di protesta a tentativi di sostituire i dirigenti locali con altri rappresentanti. Ma è possibile che le risposte in parola vadano anche in direzione di una pluralità di percorsi, per mezzo dei quali gli attori sociali fanno fronte in termini individualistici alla nuova ideologia dello sviluppo locale e alle politiche cui questa dà, oppure non dà, luogo. Percorsi individualistici che appaiono più probabili se – come nel caso del presente lavoro – gli attori sociali oggetto d’indagine sono imprenditori o lavoratori autonomi, e quindi innanzitutto operatori economici, che – indipendentemente dal grado di commitment personale nei confronti della società locale di appartenenza – risultano motivati all’azione innanzitutto sulla base di poste in gioco che sono di tipo economico.

Retorica dello sviluppo e pratiche di coping in un'area periferica dell'Italia meridionale

MADDALONI, Domenico;DIANA, Paolo
2014-01-01

Abstract

Questo saggio cerca di indagare queste possibilità con riferimento a uno specifico contesto “in ritardo di sviluppo”, l’Irpinia, innanzitutto descrivendo i caratteri ivi assunti dalla retorica dello sviluppo per mezzo di una serie di interviste a key informants selezionati tra esponenti di primo piano dei ceti dirigenti e intellettuali locali. Successivamente, esamineremo le risposte offerte dalla società civile alla retorica proposta da questi attori, sulla base di una serie di interviste non strutturate a esponenti di categorie che appaiono rilevanti per lo sviluppo locale, e cioè l’artigianato tradizionale, il turismo e il benessere (Sennett, 2008; tr. it., 2008; Anderson, 2012; tr. it., 2013). Come posto in rilievo dalla prospettiva post-strutturalista, queste risposte possono andare in direzione di forme di sensemaking e di pratiche collettive di contestazione e di resistenza, dai movimenti di protesta a tentativi di sostituire i dirigenti locali con altri rappresentanti. Ma è possibile che le risposte in parola vadano anche in direzione di una pluralità di percorsi, per mezzo dei quali gli attori sociali fanno fronte in termini individualistici alla nuova ideologia dello sviluppo locale e alle politiche cui questa dà, oppure non dà, luogo. Percorsi individualistici che appaiono più probabili se – come nel caso del presente lavoro – gli attori sociali oggetto d’indagine sono imprenditori o lavoratori autonomi, e quindi innanzitutto operatori economici, che – indipendentemente dal grado di commitment personale nei confronti della società locale di appartenenza – risultano motivati all’azione innanzitutto sulla base di poste in gioco che sono di tipo economico.
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