L’accelerazione delle dinamiche economiche, politiche, sociali e tecnologiche e i cambiamenti ambientali sempre più repentini impongono ai decisori impegnati alla guida di organizzazioni di ogni tipo, siano esse imprese, istituzioni, enti, associazioni o altro, maggiore rapidità nei processi decisionali. Considerando la crescente complessità, intesa come minore stabilità delle condizioni di contesto nel breve e medio periodo, il sistema non può più fondare le proprie scelte, non solo quelle di governo ma anche quelle di gestione, sui percorsi risolutivi tradizionali, basati su un determinismo stringente derivato da una selezione dei fattori di causa. I percorsi decisionali sono sempre più assoggettati a disturbi derivanti da dinamiche emergenti con effetti collaterali spesso non prevedibili e di certo non desumibili dalle pregresse esperienze. Sono sempre più frequenti i casi in cui decisioni basate su tecniche tradizionali di problem solving si dimostrano non solo inefficaci, quanto addirittura responsabili di aver causato ulteriori complicazioni rispetto al problema iniziale. Da tutto ciò si evince che certamente le dinamiche di governo dell’impresa, ma anche quelle normalmente definite manageriali, richiedono un sostanziale cambiamento di prospettiva: non si è nelle condizioni di risolvere un problema individuando e scegliendo, tra alternative diverse, la soluzione migliore; occorre, anzitutto, intuire le ragioni del disagio e sviluppare ipotesi che portino a circostanziare il problema per poterlo risolvere. Da processi di problem solving si passa a percorsi di decision making; si richiedono approcci che tengano conto della crescente complessità, interpretata secondo un preciso paradigma, e che consentano alle organizzazioni di adeguare, di volta in volta, alle variate situazioni, non soltanto i dati ma anche gli strumenti e le tecniche risolutive da utilizzare. Accade che le problematiche ricorrenti e precodificate divengono un semplice riferimento storico, al più utile per fornire indicazioni sulla genesi dei problemi attuali, i cui caratteri si presentano non noti e pertanto inesplorati. La manualistica manageriale non può e non deve più basarsi su «ricette» (talvolta alchimie) da selezionare e applicare in relazione alla tipologia di problema da risolvere, secondo la nota metafora «della cassetta degli attrezzi». Altresì appaiono non più adeguate le raccomandazioni di massima che la letteratura d’impresa, da tempo, utilizza come panacea per tutte le difficoltà interpretative che rendono complesso il lavoro dei decisori: considerare le tendenze ambientali, sentire i segnali deboli, fiutare il cambiamento, ecc. Per fiutare, sentire e considerare occorrono metodi, tecniche e strumenti adeguati, di fatto, non ancora disponibili. Il punto è che la costruzione di opportuni sensori e di un paradigma interpretativo non può essere appannaggio dei soli studiosi d’impresa. Il risultato non può che essere culturalmente composito e, pertanto, determinabile solo attraverso l’apporto significativo di conoscenze annoverabili in molteplici campi del sapere. Ciò spiega il crescente interesse per il management anche da parte di studiosi di discipline diverse. Quando la riflessione sale di livello, non in termini di intensità speculativa, ma di prospettiva di osservazione, quando cioè l’interesse passa dal fenomeno osservato alla categoria fenomenica cui esso è riconducibile, diviene legittimo estendere il dibattito a coloro che, di norma, sono impegnati a osservare i diversi tipi di fenomeni che sono inclusi nella stessa categoria. Così, se la riflessione concerne l’ontologia dell’impresa in quanto organismo sociale, ecco che auspicati sono gli interventi di sociologi, economisti generali, antropologi, psicologi. Allo stesso modo, gli studiosi di economia d’impresa trovano, talvolta, sollievo intellettuale nell’applicare, non solo in termini metaforici o analogici, modelli consolidati di altre discipline. In ragione di ciò, il presente lavoro trova piena legittimazione tanto in termini di mission complessiva – aprire la tematica del management a formulazioni teoriche apparentemente poco attinenti e a concettualizzazioni normalmente ritenute sussidiarie rispetto all’argomento tematico –, quanto all’intento manualistico – ricondurre il sapere manageriale consolidato a un paradigma unitario capace di racchiudere tanto i molteplici strumenti e le tecniche nel tempo elaborati dagli addetti ai lavori, quanto gli indirizzi teorici forniti dagli studiosi non solo d’impresa, fornendo una rappresentazione adeguata e utilizzabile sul campo. Le ragioni di queste precisazioni intendono risolvere ex ante questioni connesse alla necessità o alla sola opportunità di utilizzare rappresentazioni, schemi e/o modelli derivati dall’impianto formale di altre discipline. Si rende necessario chiarire in via preliminare un ulteriore aspetto, che potrebbe generare incomprensioni circa l’applicabilità della metodica sviluppata, se non addirittura la finalità dell’intera architettura proposta. L’aspetto è connesso al significato da attribuire al termine management. Come meglio spiegato nell’introduzione all’Opera, e ulteriormente chiarito ove lo si è ritenuto opportuno nelle diverse parti del Volume primo in particolare, tanto la condivisione dei contenuti, quanto le conclusioni cui si perviene richiedono alcune preventive precisazioni. L’accezione tecnica attribuisce al termine un contenuto che, essenzialmente, si riferisce alle attività di gestione di una organizzazione. Tale prospettiva vede il manager occuparsi della realizzazione di attività preordinate, spesso ripetitive, sulla base di un programma elaborato da terzi; in pratica, un esecutore impegnato a controllare che le fasi operative possano esser svolte senza intoppi e cali di efficienza. Un’interpretazione che non lascia margini per supporre che le attività manageriali possano richiedere decisioni strategiche o di governo o, più precisamente, decisioni che riguardino problemi emergenti e tali da poter mettere in discussione la capacità di sopravvivenza di una organizzazione imprenditoriale. In un’accezione «volgarizzata », condivisa dalla stampa anche specialistica, dai professionisti, dagli imprenditori e ormai anche dai decisori ai vari livelli dell’amministrazione pubblica, al termine manager è attribuito un significato inclusivo anche di responsabilità che inequivocabilmente sono da ricondurre all’area del governo delle imprese. Una prospettiva convalidata dal riferimento a imprese dove la proprietà è rappresentata da un azionariato diffuso o è costituita da un Ente o una Istituzione cui è impossibile riconoscere caratteristiche «imprenditoriali» e dove, sempre a maggior ragione, la conduzione manageriale ha la responsabilità di scelte che possono condizionare in modo significativo la possibilità di sopravvivenza dell’organizzazione stessa. Orbene, rispetto a tali accezioni, quest’opera condivide e adotta la seconda. Sulla base di tale premessa, è ragionevole ritenere che esistano anche condizioni problematiche complesse che siano riconducibili ad attività manageriali. Diviene altresì giustificato concentrare l’attenzione su decisioni non programmate, emergenti, basate su una forte soggettività e su una scarsa comprensione delle condizioni di contesto. Ebbene, per affrontare un tale contesto decisionale, il management non può fondarsi solo sulle tecniche e sui relativi strumenti, ma deve dotarsi di un solido impianto metodologico capace di cogliere tratti universali della fenomenica osservata, comuni all’ampia varietà e variabilità esperite, cui agganciare l’interpretazione in condizioni decisionali di crescente complessità. La ricerca di principi generali che spieghino il comportamento dei fenomeni e sui quali fondare lo sviluppo di schemi interpretativi generali, da cui poi trarre schemi specifici per l’analisi di contesti problematici reali. Tale sentita esigenza è alla base della scelta di concepire un’opera sul management partendo da lontano, corredandola di premesse epistemologiche e metodologiche che chiariscano al lettore la visione degli Autori e l’impostazione adottata e dotandolo al contempo di una più ricca e stimolante base di conoscenza. Conoscenza capace di dare impulso, soprattutto nel giovane lettore e futuro manager, al formarsi di una visione; una visione che orienti in un autonomo e responsabile percorso di scelta e consenta di valutarne il relativo impatto sotto un profilo ampio di responsabilità, quindi non solo rispetto alle performance di mercato ed economico-finanziarie dell’organizzazione imprenditoriale, ma anche rispetto al più ampio contesto sociale e ambientale di azione. Si tratta, dunque, di tener conto di fattori di consonanza e di risonanza con il contesto e sulla base di questi creare le condizioni di sopravvivenza dell’organizzazione. Un impegno rispetto al quale il manager in alcuni casi si troverà nella condizione di decidere, ossia di svolgere una serie di attività propedeutiche alla scelta di una possibile soluzione, mentre in molti altri casi potrà solo limitarsi a sentire la soluzione e a scegliere senza poter esperire alcun percorso «razionale» di analisi e valutazione della stessa. Una «scelta», dunque, anche quella degli Autori; scelta che è alla base della concezione e dell’impianto dell’opera Management, articolata, coerentemente con la visione che ne ha indirizzato la stesura e con la prospettiva assunta, in due Volumi. Un Volume primo che, differenziandosi dai comuni testi di management, indugia nel voler condividere con il lettore una base di conoscenza che, a parere di chi scrive, è necessaria al fine di chiarire le premesse epistemologiche e metodologiche non tanto degli Autori ma di chiunque si indirizzi a indagare o a gestire un’organizzazione. Costruttivismo e approccio sistemico indirizzano la visione degli Autori e sono alla base della concezione delle organizzazioni come sistemi vitali, dando forma ai modelli e agli schemi interpretativi generali e specifici proposti nell’impianto complessivo dell’Approccio Sistemico Vitale (ASV). Un Volume secondo che, nella sua architettura generale articolata in ambiti, avvia un tentativo di ricondurre alla rappresentazione dell’impresa come sistema vitale, la conoscenza consolidata delle discipline manageriali con particolare riferimento ai contenuti propri della «tecnica industriale e commerciale», rivisti in una prospettiva che tiene conto delle modificazioni nel frattempo intervenute sia nell’evoluzione degli studi d’impresa sia nel contesto economico di riferimento. L’intento è di contribuire al dibattito sui contenuti propri degli insegnamenti afferenti alle discipline manageriali. I due volumi formano un’unità in quanto strettamente collegati in un percorso di lettura che muove dalla visione dell’impresa, così come di qualsiasi organizzazione sociale, come sistema, per giungere a comprenderne il funzionamento produttivo e le condizioni di equilibrio in un contesto di accelerato cambiamento. La soluzione «modulare» offerta dai due volumi, tuttavia, consente un’autonoma lettura degli stessi funzionale alle specifiche finalità che animano il lettore, di più ampio respiro e metodologiche per il Volume primo, più specifiche e di taglio più tecnico per il Volume secondo. In estrema sintesi, il Volume primo si indirizza a trattare il «come si indaga» e il «come è fatta» un’organizzazione sociale come l’impresa attraverso un modello di rappresentazione – il sistema vitale –, di valenza generale; il Volume secondo si sofferma sul «come funziona» un’organizzazione imprenditoriale. L’opera, inoltre, nel suo complesso, offre spunti interpretativi utili alla comprensione della trasversalità del Management rispetto a un’ampia varietà di contesti di utilizzo, dove il contributo delle capacità e competenze di management è colto nella sua valenza generale. L’opera, quindi, è indirizzata, innanzitutto, a un contesto di utilizzo nell’ambito dei corsi universitari di insegnamento delle discipline manageriali, tanto di base quanto avanzati, ma si rivolge anche a manager, e decisori in generale che, nel riconoscere la complessità nella loro attività, ricerchino spunti e stimoli per un rinnovato approccio al Management. In un’ottica di concreta apertura alla co-creazione di conoscenza, con l’auspicio di sollecitare l’interesse del lettore, saremo grati a quanti vorranno indirizzare commenti, suggerimenti e critiche all’indirizzo web dell’ASVSA, Associazione per la ricerca sui Sistemi Vitali – www.asvsa.org.

Management, Vol. I. Il modello sistemico e le decisioni manageriali

SAVIANO, MariaLuisa
2015-01-01

Abstract

L’accelerazione delle dinamiche economiche, politiche, sociali e tecnologiche e i cambiamenti ambientali sempre più repentini impongono ai decisori impegnati alla guida di organizzazioni di ogni tipo, siano esse imprese, istituzioni, enti, associazioni o altro, maggiore rapidità nei processi decisionali. Considerando la crescente complessità, intesa come minore stabilità delle condizioni di contesto nel breve e medio periodo, il sistema non può più fondare le proprie scelte, non solo quelle di governo ma anche quelle di gestione, sui percorsi risolutivi tradizionali, basati su un determinismo stringente derivato da una selezione dei fattori di causa. I percorsi decisionali sono sempre più assoggettati a disturbi derivanti da dinamiche emergenti con effetti collaterali spesso non prevedibili e di certo non desumibili dalle pregresse esperienze. Sono sempre più frequenti i casi in cui decisioni basate su tecniche tradizionali di problem solving si dimostrano non solo inefficaci, quanto addirittura responsabili di aver causato ulteriori complicazioni rispetto al problema iniziale. Da tutto ciò si evince che certamente le dinamiche di governo dell’impresa, ma anche quelle normalmente definite manageriali, richiedono un sostanziale cambiamento di prospettiva: non si è nelle condizioni di risolvere un problema individuando e scegliendo, tra alternative diverse, la soluzione migliore; occorre, anzitutto, intuire le ragioni del disagio e sviluppare ipotesi che portino a circostanziare il problema per poterlo risolvere. Da processi di problem solving si passa a percorsi di decision making; si richiedono approcci che tengano conto della crescente complessità, interpretata secondo un preciso paradigma, e che consentano alle organizzazioni di adeguare, di volta in volta, alle variate situazioni, non soltanto i dati ma anche gli strumenti e le tecniche risolutive da utilizzare. Accade che le problematiche ricorrenti e precodificate divengono un semplice riferimento storico, al più utile per fornire indicazioni sulla genesi dei problemi attuali, i cui caratteri si presentano non noti e pertanto inesplorati. La manualistica manageriale non può e non deve più basarsi su «ricette» (talvolta alchimie) da selezionare e applicare in relazione alla tipologia di problema da risolvere, secondo la nota metafora «della cassetta degli attrezzi». Altresì appaiono non più adeguate le raccomandazioni di massima che la letteratura d’impresa, da tempo, utilizza come panacea per tutte le difficoltà interpretative che rendono complesso il lavoro dei decisori: considerare le tendenze ambientali, sentire i segnali deboli, fiutare il cambiamento, ecc. Per fiutare, sentire e considerare occorrono metodi, tecniche e strumenti adeguati, di fatto, non ancora disponibili. Il punto è che la costruzione di opportuni sensori e di un paradigma interpretativo non può essere appannaggio dei soli studiosi d’impresa. Il risultato non può che essere culturalmente composito e, pertanto, determinabile solo attraverso l’apporto significativo di conoscenze annoverabili in molteplici campi del sapere. Ciò spiega il crescente interesse per il management anche da parte di studiosi di discipline diverse. Quando la riflessione sale di livello, non in termini di intensità speculativa, ma di prospettiva di osservazione, quando cioè l’interesse passa dal fenomeno osservato alla categoria fenomenica cui esso è riconducibile, diviene legittimo estendere il dibattito a coloro che, di norma, sono impegnati a osservare i diversi tipi di fenomeni che sono inclusi nella stessa categoria. Così, se la riflessione concerne l’ontologia dell’impresa in quanto organismo sociale, ecco che auspicati sono gli interventi di sociologi, economisti generali, antropologi, psicologi. Allo stesso modo, gli studiosi di economia d’impresa trovano, talvolta, sollievo intellettuale nell’applicare, non solo in termini metaforici o analogici, modelli consolidati di altre discipline. In ragione di ciò, il presente lavoro trova piena legittimazione tanto in termini di mission complessiva – aprire la tematica del management a formulazioni teoriche apparentemente poco attinenti e a concettualizzazioni normalmente ritenute sussidiarie rispetto all’argomento tematico –, quanto all’intento manualistico – ricondurre il sapere manageriale consolidato a un paradigma unitario capace di racchiudere tanto i molteplici strumenti e le tecniche nel tempo elaborati dagli addetti ai lavori, quanto gli indirizzi teorici forniti dagli studiosi non solo d’impresa, fornendo una rappresentazione adeguata e utilizzabile sul campo. Le ragioni di queste precisazioni intendono risolvere ex ante questioni connesse alla necessità o alla sola opportunità di utilizzare rappresentazioni, schemi e/o modelli derivati dall’impianto formale di altre discipline. Si rende necessario chiarire in via preliminare un ulteriore aspetto, che potrebbe generare incomprensioni circa l’applicabilità della metodica sviluppata, se non addirittura la finalità dell’intera architettura proposta. L’aspetto è connesso al significato da attribuire al termine management. Come meglio spiegato nell’introduzione all’Opera, e ulteriormente chiarito ove lo si è ritenuto opportuno nelle diverse parti del Volume primo in particolare, tanto la condivisione dei contenuti, quanto le conclusioni cui si perviene richiedono alcune preventive precisazioni. L’accezione tecnica attribuisce al termine un contenuto che, essenzialmente, si riferisce alle attività di gestione di una organizzazione. Tale prospettiva vede il manager occuparsi della realizzazione di attività preordinate, spesso ripetitive, sulla base di un programma elaborato da terzi; in pratica, un esecutore impegnato a controllare che le fasi operative possano esser svolte senza intoppi e cali di efficienza. Un’interpretazione che non lascia margini per supporre che le attività manageriali possano richiedere decisioni strategiche o di governo o, più precisamente, decisioni che riguardino problemi emergenti e tali da poter mettere in discussione la capacità di sopravvivenza di una organizzazione imprenditoriale. In un’accezione «volgarizzata », condivisa dalla stampa anche specialistica, dai professionisti, dagli imprenditori e ormai anche dai decisori ai vari livelli dell’amministrazione pubblica, al termine manager è attribuito un significato inclusivo anche di responsabilità che inequivocabilmente sono da ricondurre all’area del governo delle imprese. Una prospettiva convalidata dal riferimento a imprese dove la proprietà è rappresentata da un azionariato diffuso o è costituita da un Ente o una Istituzione cui è impossibile riconoscere caratteristiche «imprenditoriali» e dove, sempre a maggior ragione, la conduzione manageriale ha la responsabilità di scelte che possono condizionare in modo significativo la possibilità di sopravvivenza dell’organizzazione stessa. Orbene, rispetto a tali accezioni, quest’opera condivide e adotta la seconda. Sulla base di tale premessa, è ragionevole ritenere che esistano anche condizioni problematiche complesse che siano riconducibili ad attività manageriali. Diviene altresì giustificato concentrare l’attenzione su decisioni non programmate, emergenti, basate su una forte soggettività e su una scarsa comprensione delle condizioni di contesto. Ebbene, per affrontare un tale contesto decisionale, il management non può fondarsi solo sulle tecniche e sui relativi strumenti, ma deve dotarsi di un solido impianto metodologico capace di cogliere tratti universali della fenomenica osservata, comuni all’ampia varietà e variabilità esperite, cui agganciare l’interpretazione in condizioni decisionali di crescente complessità. La ricerca di principi generali che spieghino il comportamento dei fenomeni e sui quali fondare lo sviluppo di schemi interpretativi generali, da cui poi trarre schemi specifici per l’analisi di contesti problematici reali. Tale sentita esigenza è alla base della scelta di concepire un’opera sul management partendo da lontano, corredandola di premesse epistemologiche e metodologiche che chiariscano al lettore la visione degli Autori e l’impostazione adottata e dotandolo al contempo di una più ricca e stimolante base di conoscenza. Conoscenza capace di dare impulso, soprattutto nel giovane lettore e futuro manager, al formarsi di una visione; una visione che orienti in un autonomo e responsabile percorso di scelta e consenta di valutarne il relativo impatto sotto un profilo ampio di responsabilità, quindi non solo rispetto alle performance di mercato ed economico-finanziarie dell’organizzazione imprenditoriale, ma anche rispetto al più ampio contesto sociale e ambientale di azione. Si tratta, dunque, di tener conto di fattori di consonanza e di risonanza con il contesto e sulla base di questi creare le condizioni di sopravvivenza dell’organizzazione. Un impegno rispetto al quale il manager in alcuni casi si troverà nella condizione di decidere, ossia di svolgere una serie di attività propedeutiche alla scelta di una possibile soluzione, mentre in molti altri casi potrà solo limitarsi a sentire la soluzione e a scegliere senza poter esperire alcun percorso «razionale» di analisi e valutazione della stessa. Una «scelta», dunque, anche quella degli Autori; scelta che è alla base della concezione e dell’impianto dell’opera Management, articolata, coerentemente con la visione che ne ha indirizzato la stesura e con la prospettiva assunta, in due Volumi. Un Volume primo che, differenziandosi dai comuni testi di management, indugia nel voler condividere con il lettore una base di conoscenza che, a parere di chi scrive, è necessaria al fine di chiarire le premesse epistemologiche e metodologiche non tanto degli Autori ma di chiunque si indirizzi a indagare o a gestire un’organizzazione. Costruttivismo e approccio sistemico indirizzano la visione degli Autori e sono alla base della concezione delle organizzazioni come sistemi vitali, dando forma ai modelli e agli schemi interpretativi generali e specifici proposti nell’impianto complessivo dell’Approccio Sistemico Vitale (ASV). Un Volume secondo che, nella sua architettura generale articolata in ambiti, avvia un tentativo di ricondurre alla rappresentazione dell’impresa come sistema vitale, la conoscenza consolidata delle discipline manageriali con particolare riferimento ai contenuti propri della «tecnica industriale e commerciale», rivisti in una prospettiva che tiene conto delle modificazioni nel frattempo intervenute sia nell’evoluzione degli studi d’impresa sia nel contesto economico di riferimento. L’intento è di contribuire al dibattito sui contenuti propri degli insegnamenti afferenti alle discipline manageriali. I due volumi formano un’unità in quanto strettamente collegati in un percorso di lettura che muove dalla visione dell’impresa, così come di qualsiasi organizzazione sociale, come sistema, per giungere a comprenderne il funzionamento produttivo e le condizioni di equilibrio in un contesto di accelerato cambiamento. La soluzione «modulare» offerta dai due volumi, tuttavia, consente un’autonoma lettura degli stessi funzionale alle specifiche finalità che animano il lettore, di più ampio respiro e metodologiche per il Volume primo, più specifiche e di taglio più tecnico per il Volume secondo. In estrema sintesi, il Volume primo si indirizza a trattare il «come si indaga» e il «come è fatta» un’organizzazione sociale come l’impresa attraverso un modello di rappresentazione – il sistema vitale –, di valenza generale; il Volume secondo si sofferma sul «come funziona» un’organizzazione imprenditoriale. L’opera, inoltre, nel suo complesso, offre spunti interpretativi utili alla comprensione della trasversalità del Management rispetto a un’ampia varietà di contesti di utilizzo, dove il contributo delle capacità e competenze di management è colto nella sua valenza generale. L’opera, quindi, è indirizzata, innanzitutto, a un contesto di utilizzo nell’ambito dei corsi universitari di insegnamento delle discipline manageriali, tanto di base quanto avanzati, ma si rivolge anche a manager, e decisori in generale che, nel riconoscere la complessità nella loro attività, ricerchino spunti e stimoli per un rinnovato approccio al Management. In un’ottica di concreta apertura alla co-creazione di conoscenza, con l’auspicio di sollecitare l’interesse del lettore, saremo grati a quanti vorranno indirizzare commenti, suggerimenti e critiche all’indirizzo web dell’ASVSA, Associazione per la ricerca sui Sistemi Vitali – www.asvsa.org.
2015
9788892101609
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