L’amicizia si caratterizza per l’affettività, la confidenza e il supporto affettivo, fattori indispensabile allo sviluppo di abilità interpersonali. I rapporti sociali con i coetanei assumono un’importanza cruciale e, quanto più sono adeguati, tanto più favoriranno un buon sviluppo della personalità. Essi sono importanti per ogni fase della vita e soprattutto durante l’adolescenza, quando il gruppo dei coetanei viene spesso inteso come un rifugio e un luogo in cui tutti sono allo stesso livello e dove si può discutere con gli altri in condizione di parità. Quest’aspetto è ancora più vero per le persone con disabilità, poiché esse, spesso, presentano delle difficoltà nello stabilire e nel mantenere interazioni con i compagni e con le figure adulte e tutto ciò riduce la quantità e la qualità delle loro esperienze, anticipando anche un impatto negativo nell’adattamento alla vita adulta e nell’integrazione sociale. E' stata condotta una ricerca che, attraverso lo strumento del disegno e della narrazione, ha voluto cogliere se sussistessero eventuali differenze nelle rappresentazioni che bambini e preadolescenti disabili e non disabili dessero dell’ amicizia tra compagno di classe disabile e compagno di classe normotipico. I dati evidenziano come ci siano modalità diverse di rappresentarsi l’amicizia tra soggetti disabili e coetanei normotipici, a seconda se si possegga o meno una disabilità. Questi dati sono in linea con la letteratura in materia, seconda la quale, nelle classi in cui è inserito un allievo disabile, i suoi compagni normotipici interagiscono poco o niente spontaneamente con lui ed evitano di sceglierlo come partner di gioco e di studio. Questo dato, nel nostro studio, è evidente per i risultati del test del Sociogramma. Per il test di disegno, poi, i soggetti normotipici intervistati presentano raffigurazioni grafiche di partner amicali con minore coesione, maggiore distanza interpersonale e clima emotivo né di benessere, né di malessere, ma di neutralità, quasi che non dessero valore o importanza alla relazione che stanno vivendo. Le figure disegnate si guardano poco in volto, spesso sono di spalle e non svolgono alcuna comune attività. Gli allievi normotipici, dunque, pare che vivono in maniera abbastanza distanziante emotivamente la relazione con un compagno disabile. Al contrario, i soggetti disabili intervistati, nel loro modo di disegnarsi o disegnare l’altro, lo fanno senza lasciare trasparire nessun tipo di problema relazionale con i compagni normotipici, anzi ciò che frequentemente emerge, come abbiamo visto, è una situazione di benessere, serenità e condivisione di stessi spazi e stessi luoghi: si va dalla classe, tra banchi ed insegnanti, all’aria aperta, tra fiori, alberi ed erbetta. Il fatto di cercarsi con lo sguardo, il sorriso (spesso solo una semplice linea, altre volte un marcato tratto), il protendere le braccia verso l’altro, mostrano che da parte del bambino disabile c’è voglia di socializzare, relazionarsi, star insieme ad un amico di classe normotipico. A volte è il colore stesso che accompagna la rappresentazione a far denotare un clima sereno e tranquillo, adatto a prefigurare l’esistenza di un buon rapporto amicale. Evidentemente, per i soggetti disabili intervistati il fatto stesso di stare accanto ad un coetaneo è motivo di benessere; fare attività condivise, poi, gli attiva emozioni positive. Evidentemente, siamo in presenza di due rappresentazioni completamente opposte tra i due gruppi intervistati. Questo aspetto, secondo noi, è ancora più grave se si pensa che, spesso, i bambini e i ragazzi disabili non hanno un gruppo dei pari di tipo informale, per cui il gruppo scolastico rimane, per la maggior parte dei casi, l’unico contesto tra pari in cui creare dei legami di amicizia.

Relazioni amicali e disabilità.

SAVARESE, Giulia
2016-01-01

Abstract

L’amicizia si caratterizza per l’affettività, la confidenza e il supporto affettivo, fattori indispensabile allo sviluppo di abilità interpersonali. I rapporti sociali con i coetanei assumono un’importanza cruciale e, quanto più sono adeguati, tanto più favoriranno un buon sviluppo della personalità. Essi sono importanti per ogni fase della vita e soprattutto durante l’adolescenza, quando il gruppo dei coetanei viene spesso inteso come un rifugio e un luogo in cui tutti sono allo stesso livello e dove si può discutere con gli altri in condizione di parità. Quest’aspetto è ancora più vero per le persone con disabilità, poiché esse, spesso, presentano delle difficoltà nello stabilire e nel mantenere interazioni con i compagni e con le figure adulte e tutto ciò riduce la quantità e la qualità delle loro esperienze, anticipando anche un impatto negativo nell’adattamento alla vita adulta e nell’integrazione sociale. E' stata condotta una ricerca che, attraverso lo strumento del disegno e della narrazione, ha voluto cogliere se sussistessero eventuali differenze nelle rappresentazioni che bambini e preadolescenti disabili e non disabili dessero dell’ amicizia tra compagno di classe disabile e compagno di classe normotipico. I dati evidenziano come ci siano modalità diverse di rappresentarsi l’amicizia tra soggetti disabili e coetanei normotipici, a seconda se si possegga o meno una disabilità. Questi dati sono in linea con la letteratura in materia, seconda la quale, nelle classi in cui è inserito un allievo disabile, i suoi compagni normotipici interagiscono poco o niente spontaneamente con lui ed evitano di sceglierlo come partner di gioco e di studio. Questo dato, nel nostro studio, è evidente per i risultati del test del Sociogramma. Per il test di disegno, poi, i soggetti normotipici intervistati presentano raffigurazioni grafiche di partner amicali con minore coesione, maggiore distanza interpersonale e clima emotivo né di benessere, né di malessere, ma di neutralità, quasi che non dessero valore o importanza alla relazione che stanno vivendo. Le figure disegnate si guardano poco in volto, spesso sono di spalle e non svolgono alcuna comune attività. Gli allievi normotipici, dunque, pare che vivono in maniera abbastanza distanziante emotivamente la relazione con un compagno disabile. Al contrario, i soggetti disabili intervistati, nel loro modo di disegnarsi o disegnare l’altro, lo fanno senza lasciare trasparire nessun tipo di problema relazionale con i compagni normotipici, anzi ciò che frequentemente emerge, come abbiamo visto, è una situazione di benessere, serenità e condivisione di stessi spazi e stessi luoghi: si va dalla classe, tra banchi ed insegnanti, all’aria aperta, tra fiori, alberi ed erbetta. Il fatto di cercarsi con lo sguardo, il sorriso (spesso solo una semplice linea, altre volte un marcato tratto), il protendere le braccia verso l’altro, mostrano che da parte del bambino disabile c’è voglia di socializzare, relazionarsi, star insieme ad un amico di classe normotipico. A volte è il colore stesso che accompagna la rappresentazione a far denotare un clima sereno e tranquillo, adatto a prefigurare l’esistenza di un buon rapporto amicale. Evidentemente, per i soggetti disabili intervistati il fatto stesso di stare accanto ad un coetaneo è motivo di benessere; fare attività condivise, poi, gli attiva emozioni positive. Evidentemente, siamo in presenza di due rappresentazioni completamente opposte tra i due gruppi intervistati. Questo aspetto, secondo noi, è ancora più grave se si pensa che, spesso, i bambini e i ragazzi disabili non hanno un gruppo dei pari di tipo informale, per cui il gruppo scolastico rimane, per la maggior parte dei casi, l’unico contesto tra pari in cui creare dei legami di amicizia.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4668482
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