La letteratura è da sempre un nobile strumento di descrizione e critica della società, fonte di diletto o riflessione. È proprio per il bisogno di elogiare o redarguire la condotta delle istituzioni, di un regime o di una qualsiasi autorità che molte letterature impegnate hanno preso vita. Questa definizione certamente limitativa di letteratura, è però funzionale all’introduzione di una produzione letteraria che nasce dalla ribellione, dalla voglia di emancipazione politica, sociale e culturale di popoli assoggettati per lunghissimi periodi ai dettami di altri popoli conquistatori, ai ca- noni imposti dai loro usi: la letteratura post-coloniale. Innanzitutto, è fondamentale capire il ruolo che la letteratura ha avuto nelle dinamiche di colonizzazione da parte dell’Impero Britannico, soprattutto sul versante indiano: sarà questo il tema centrale del lavoro, che porterà allo studio più approfondito di un’autrice contemporanea di origini indiane, Bharati Mukherjee. Ciò che questo lavoro si prefigge, è descrivere e analizzare le caratteristiche del- la lingua e le strategie di traduzione delle opere che for- mano l’ampia letteratura postcoloniale, partendo dalle teorie di traduzione dei più illustri esponenti del settore, come Jacques Derrida, Walter Benjamin, Paul Ricoeur, Bill Ashcroft, Homi Bhabha, André Lefevere. Imprescindibile, in tale contesto, è l’esposizione della concezione che Salman Rushdie ha di postcoloniale, di come la scrittura diventi metafora di migrazione, ibridismo, identità. La traduzione, così, è utilizzata per riformulare interi percorsi di ideologia sociale, culturale, politica, divenendo essa stessa la metafora della condizione umana nelle colonie, in cui ogni tentativo di omologazione, assorbimento culturale da parte dell’Impero, è combattuto attraverso una silenziosa ribellione linguistica. La disseminazione delle ideologie occidentali nelle varie parti del mondo incontra così un ostacolo insormontabile: la fierezza di un popolo la cui storia millenaria, e la lingua con cui questa storia si è tramandata nel tempo, non potranno mai essere cancellate. Se l’Impero vuole perpetrare il suo dominio, è necessario un compromesso: la scrittura, dunque, avrà la forma concreta dell’inglese, ma conserverà tra le righe l’elegante spiritualità delle origini.

Scrittura e Traduzione in ‘The Middleman and Other Stories’ di Bharati Mukherjee

MASONE, ROBERTO
2016-01-01

Abstract

La letteratura è da sempre un nobile strumento di descrizione e critica della società, fonte di diletto o riflessione. È proprio per il bisogno di elogiare o redarguire la condotta delle istituzioni, di un regime o di una qualsiasi autorità che molte letterature impegnate hanno preso vita. Questa definizione certamente limitativa di letteratura, è però funzionale all’introduzione di una produzione letteraria che nasce dalla ribellione, dalla voglia di emancipazione politica, sociale e culturale di popoli assoggettati per lunghissimi periodi ai dettami di altri popoli conquistatori, ai ca- noni imposti dai loro usi: la letteratura post-coloniale. Innanzitutto, è fondamentale capire il ruolo che la letteratura ha avuto nelle dinamiche di colonizzazione da parte dell’Impero Britannico, soprattutto sul versante indiano: sarà questo il tema centrale del lavoro, che porterà allo studio più approfondito di un’autrice contemporanea di origini indiane, Bharati Mukherjee. Ciò che questo lavoro si prefigge, è descrivere e analizzare le caratteristiche del- la lingua e le strategie di traduzione delle opere che for- mano l’ampia letteratura postcoloniale, partendo dalle teorie di traduzione dei più illustri esponenti del settore, come Jacques Derrida, Walter Benjamin, Paul Ricoeur, Bill Ashcroft, Homi Bhabha, André Lefevere. Imprescindibile, in tale contesto, è l’esposizione della concezione che Salman Rushdie ha di postcoloniale, di come la scrittura diventi metafora di migrazione, ibridismo, identità. La traduzione, così, è utilizzata per riformulare interi percorsi di ideologia sociale, culturale, politica, divenendo essa stessa la metafora della condizione umana nelle colonie, in cui ogni tentativo di omologazione, assorbimento culturale da parte dell’Impero, è combattuto attraverso una silenziosa ribellione linguistica. La disseminazione delle ideologie occidentali nelle varie parti del mondo incontra così un ostacolo insormontabile: la fierezza di un popolo la cui storia millenaria, e la lingua con cui questa storia si è tramandata nel tempo, non potranno mai essere cancellate. Se l’Impero vuole perpetrare il suo dominio, è necessario un compromesso: la scrittura, dunque, avrà la forma concreta dell’inglese, ma conserverà tra le righe l’elegante spiritualità delle origini.
2016
978-88-548-9489-1
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4674347
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact