Il “sistema mare” italiano è un sistema multi-purpose costituito da 24 principali porti commerciali, di cui 14 appartenenti are rete Europea Core[1] e i restanti afferenti alla rete dei porti Comprehensive. Attualmente l’Italia intercetta il 13%[2] dei traffici marittimi europei (terzo posto dopo Olanda e Inghilterra), circa il 30% delle merci transitanti per il Mediterraneo, circa il 40% dello short-sea-shipping e circa il 25% del traffico crocieristico e il 18% del traffico passeggeri. Complessivamente, il trasporto marittimo muove circa il 70% delle merci in ingresso in Italia (pari a circa il 40% del valore) e circa il 50% delle merci in uscita (pari a circa il 30% del valore). Il totale di merci trasportate è pari a 470 milioni tonnellate di merce, 250 milioni tonnellate di rinfuse secche o liquide e poco più di 110 milioni di tonnellate di merce containerizzata pari a poco meno 10 milioni di contenitori equivalenti (TEU). Per quanto riguarda il trasporto passeggeri, esso assume un ruolo significativo con numeri pari a circa 45 milioni di passeggeri, di cui più di 12 milioni nel settore del cruising. Globalmente, I porti che movimentano più merce sono Gioia Tauro con 2,5 milioni di TEU (in calo del 14 per cento sul 2014), Genova con 2,2 milioni (+3,2 per cento), la Spezia 1,3 milioni (-0,2 per cento), Livorno (780mila; +35,2 per cento), Venezia (560mila, +22,9 per cento) e Salerno (359mila; +12,3 per cento). Il contributo al PIL nazionale è stimato pari a circa il 2.6% (40 miliardi di euro), mentre 11,000 imprese e 93,000 addetti sono direttamente coinvolti nel settore[3]. A questo si aggiunge un moltiplicare di reddito pari a circa 2.4, e un moltiplicatore del livello di occupazione pari a circa 1.7. Allargando il contesto di analisi al cluster della logistica, è importante evidenziare come esso assorbe il 5% dell’occupazione complessiva italiana e incide per il 14% sul PIL italiano con più di 150.000 imprese e circa 1 milione addetti Se da un lato i numeri evidenziano che il comparto marittimo non è elemento trascurabile del nostro sistema economico-produttivo, dall’altro il confronto internazionale racconta un’Italia in grande competizione con gli altri porti del Mediterraneo e con un ruolo marginale e secondario rispetto al Northern Range, ovvero rispetto alla “corazzata” logistica costituita dai Porti olandesi, inglesi e tedeschi.

Italia. Palafitta “nel” Mediterraneo o piattaforma “del” Mediterraneo

DE LUCA, STEFANO
2016-01-01

Abstract

Il “sistema mare” italiano è un sistema multi-purpose costituito da 24 principali porti commerciali, di cui 14 appartenenti are rete Europea Core[1] e i restanti afferenti alla rete dei porti Comprehensive. Attualmente l’Italia intercetta il 13%[2] dei traffici marittimi europei (terzo posto dopo Olanda e Inghilterra), circa il 30% delle merci transitanti per il Mediterraneo, circa il 40% dello short-sea-shipping e circa il 25% del traffico crocieristico e il 18% del traffico passeggeri. Complessivamente, il trasporto marittimo muove circa il 70% delle merci in ingresso in Italia (pari a circa il 40% del valore) e circa il 50% delle merci in uscita (pari a circa il 30% del valore). Il totale di merci trasportate è pari a 470 milioni tonnellate di merce, 250 milioni tonnellate di rinfuse secche o liquide e poco più di 110 milioni di tonnellate di merce containerizzata pari a poco meno 10 milioni di contenitori equivalenti (TEU). Per quanto riguarda il trasporto passeggeri, esso assume un ruolo significativo con numeri pari a circa 45 milioni di passeggeri, di cui più di 12 milioni nel settore del cruising. Globalmente, I porti che movimentano più merce sono Gioia Tauro con 2,5 milioni di TEU (in calo del 14 per cento sul 2014), Genova con 2,2 milioni (+3,2 per cento), la Spezia 1,3 milioni (-0,2 per cento), Livorno (780mila; +35,2 per cento), Venezia (560mila, +22,9 per cento) e Salerno (359mila; +12,3 per cento). Il contributo al PIL nazionale è stimato pari a circa il 2.6% (40 miliardi di euro), mentre 11,000 imprese e 93,000 addetti sono direttamente coinvolti nel settore[3]. A questo si aggiunge un moltiplicare di reddito pari a circa 2.4, e un moltiplicatore del livello di occupazione pari a circa 1.7. Allargando il contesto di analisi al cluster della logistica, è importante evidenziare come esso assorbe il 5% dell’occupazione complessiva italiana e incide per il 14% sul PIL italiano con più di 150.000 imprese e circa 1 milione addetti Se da un lato i numeri evidenziano che il comparto marittimo non è elemento trascurabile del nostro sistema economico-produttivo, dall’altro il confronto internazionale racconta un’Italia in grande competizione con gli altri porti del Mediterraneo e con un ruolo marginale e secondario rispetto al Northern Range, ovvero rispetto alla “corazzata” logistica costituita dai Porti olandesi, inglesi e tedeschi.
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