L’Autore rilegge i due opuscoli politici di Melchiorre Cesarotti, l’Istruzione d’un cittadino a’ suoi fratelli meno istruiti e il Patriottismo illuminato, pubblicati a Padova, a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, nel 1797, in un momento cruciale dell’esperienza rivoluzionaria in Italia. L’esame accurato del trattamento che l’autore riserva in entrambi gli scritti alla voce popolo, consente di accertare una persistente incertezza nel valore d'uso della parola, legata essenzialmente alla difficoltà di individuare con precisione la classe sociale cui la parola si riferisce. Cesarotti giunge alla spiegazione della voce attraverso una personale riflessione sull’origine della società, risultato di una mescolanza d’uguaglianze e disuguaglianze; popolo equivale per lui a una porzione della «società universale», intesa come unione di «uomini congregati» che «mettendo in comune i loro mezzi e le loro forze» si riuniscono al fine di «aiutarsi nei loro bisogni». E se nel primo opuscolo il destinatario privilegiato è la totalità del popolo che ha bisogno di essere istruito e illuminato, nel secondo, destinatari sono invece i cittadini di Padova, in realtà quelle élites dirigenti ai quali era affidata la salvaguardia delle istituzioni democratiche. Cesarotti ripropone in funzione rovesciata molti dei temi già trattati nel primo opuscolo, fino a distinguere, con evidenti riserve di natura ideologico-sociale, popolo da popolazione, o a fissare, l’equazione popolo/turba, che sigla definitivamente l’ambiguo rapporto che le élites ebbero con le masse in quella difficile congiuntura politica.
Popolo e istruzione popolare negli opuscoli politici di Melchiorre Cesarotti
MONTANILE, Filomena
2017
Abstract
L’Autore rilegge i due opuscoli politici di Melchiorre Cesarotti, l’Istruzione d’un cittadino a’ suoi fratelli meno istruiti e il Patriottismo illuminato, pubblicati a Padova, a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, nel 1797, in un momento cruciale dell’esperienza rivoluzionaria in Italia. L’esame accurato del trattamento che l’autore riserva in entrambi gli scritti alla voce popolo, consente di accertare una persistente incertezza nel valore d'uso della parola, legata essenzialmente alla difficoltà di individuare con precisione la classe sociale cui la parola si riferisce. Cesarotti giunge alla spiegazione della voce attraverso una personale riflessione sull’origine della società, risultato di una mescolanza d’uguaglianze e disuguaglianze; popolo equivale per lui a una porzione della «società universale», intesa come unione di «uomini congregati» che «mettendo in comune i loro mezzi e le loro forze» si riuniscono al fine di «aiutarsi nei loro bisogni». E se nel primo opuscolo il destinatario privilegiato è la totalità del popolo che ha bisogno di essere istruito e illuminato, nel secondo, destinatari sono invece i cittadini di Padova, in realtà quelle élites dirigenti ai quali era affidata la salvaguardia delle istituzioni democratiche. Cesarotti ripropone in funzione rovesciata molti dei temi già trattati nel primo opuscolo, fino a distinguere, con evidenti riserve di natura ideologico-sociale, popolo da popolazione, o a fissare, l’equazione popolo/turba, che sigla definitivamente l’ambiguo rapporto che le élites ebbero con le masse in quella difficile congiuntura politica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.