Nell’autobiografia, l’ultimo grande impegno della sua carriera artistica, Eduardo Scarpetta mirò a esorcizzare la sentenza crociana circa la vanificazione dell'opera teatrale con la scomparsa dell'artista. Rinarrò, così, la sua lunga esperienza con due evidenti finalità: presentarsi come il riformatore della scena comica napoletana e avvalorarsi come autore di innumerevoli lavori teatrali fra commedie originali e riduzioni. Volle in tal modo ricomporre la complementarietà dell’autore con l’attore. L’autobiografia costituì l’ultima mossa strategica attuata da Scarpetta per rivendicare il ruolo che gli era stato negato dal mondo della cultura. Scrittura e recitazione erano sempre state in lui attitudini solidali in modo che la prima sviluppasse le potenzialità della seconda e che la recitazione di ascendenza sancarliniana garantisse la realizzazione del nuovo repertorio. Sulla base di tale sinergia Scarpetta acquisì una precisa visione della comicità, fondata sulla mediazione della parodia e sulla finalità primaria del comico esaltando in tal modo la vitalità della tradizione attorica partenopea. Del resto non si era proposto di riformare il mondo né di sconfinare dai termini della sua arte. Ma di quei confini fu custode geloso e combatté con estrema decisione per difenderli. La riforma del teatro napoletano rappresentò, forse, l’aspetto più reclamizzato della sua avventura, ma la battaglia più importante fu quella di riconsegnare alla generazione successiva l’idea unitaria della propria arte.

Rivendicazioni d'autore: Eduardo Scarpetta e la drammaturgia comica degli attori napoletani

Innamorati, Isabella
2017-01-01

Abstract

Nell’autobiografia, l’ultimo grande impegno della sua carriera artistica, Eduardo Scarpetta mirò a esorcizzare la sentenza crociana circa la vanificazione dell'opera teatrale con la scomparsa dell'artista. Rinarrò, così, la sua lunga esperienza con due evidenti finalità: presentarsi come il riformatore della scena comica napoletana e avvalorarsi come autore di innumerevoli lavori teatrali fra commedie originali e riduzioni. Volle in tal modo ricomporre la complementarietà dell’autore con l’attore. L’autobiografia costituì l’ultima mossa strategica attuata da Scarpetta per rivendicare il ruolo che gli era stato negato dal mondo della cultura. Scrittura e recitazione erano sempre state in lui attitudini solidali in modo che la prima sviluppasse le potenzialità della seconda e che la recitazione di ascendenza sancarliniana garantisse la realizzazione del nuovo repertorio. Sulla base di tale sinergia Scarpetta acquisì una precisa visione della comicità, fondata sulla mediazione della parodia e sulla finalità primaria del comico esaltando in tal modo la vitalità della tradizione attorica partenopea. Del resto non si era proposto di riformare il mondo né di sconfinare dai termini della sua arte. Ma di quei confini fu custode geloso e combatté con estrema decisione per difenderli. La riforma del teatro napoletano rappresentò, forse, l’aspetto più reclamizzato della sua avventura, ma la battaglia più importante fu quella di riconsegnare alla generazione successiva l’idea unitaria della propria arte.
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